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Coronavirus. SARS-CoV2 in circolazione già dall’ottobre 2019, e forse sarà meno virulento

08 Giugno 2020 - 12:20 Juanne Pili
Nuove scoperte sull'origine del virus fanno riflettere sui modelli adottati per contenerlo

Secondo quanto riporta il virologo Guido Silvestri su Facebook i ricoveri in terapia intensiva sono calati al 7% del valore di picco. È proprio questa la priorità che alcune frange negazioniste non colgono dell’emergenza Covid-19: «appiattire la curva» dei contagi serve a scongiurare una saturazione dei reparti di terapia intensiva, una preoccupazione che non è paragonabile all’influenza stagionale. In totale i ricoveri ospedalieri calano da cinquemila a poco più di quattromila (138 in meno), «mentre i casi attivi totali scendono da 35.877 a 35.262, quindi di altre 615 unità», spiega il virologo.

Ma erano necessarie misure così drastiche? Nuovi dati sulle origini del virus pongono diversi dubbi in merito. Oggi siamo molto meno impreparati rispetto alle prime fasi della pandemia, si sposta per esempio il periodo della comparsa del virus, tra il 6 ottobre e l’11 dicembre 2019. Già uno studio pubblicato su The Lancet stimava le sue origini almeno a novembre, mentre in Lombardia era probabilmente in circolazione fin dagli inizi di gennaio.

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La ritirata del SARS-CoV2

Silvestri l’ha definita una «ritirata continua». Proprio grazie alle misure di contenimento messe in atto abbiamo scongiurato 151mila ricoveri in terapia intensiva, mentre nel momento in cui scriviamo se ne contano 286. Questo è un punto importante, nessuno infatti nega la necessità di limitare la capacità del virus di trasmettersi, mentre le preoccupazioni dovute alle «aperture» della Fase 2 sono un discorso diverso.

«Dopo 34 e 20 giorni dalle “aperture” di maggio – continua Silvestri – non c’è alcun segno di quel ritorno della pandemia che certi esperti davano per scontato. Questo ultimo punto è importante e deve essere ricordato con chiarezza. Infatti, prima del 4/5, questi esperti, basandosi su modelli matematici, hanno detto al Paese: “Sappiate che non appena si riapre i casi sicuramente saliranno – di poco se riapriamo un po’, e tantissimo se riapriamo molto”. In altre parole: ci aspettava un disastro. Mentre altri esperti hanno detto: “Il virus dovrebbe avere andamento stagionale, non c’è motivo di temere una catastrofe estiva”».

Ricordiamo infatti le preoccupazioni legate al pericolo di una «seconda ondata» – che, ci teniamo a ricordare, resta sempre una eventualità che nessuno deve mettere sotto gamba – ma è proprio perché abbiamo lavorato per abbassare quel valore «R0», riducendo la capacità statistica del virus di trasmettersi, se oggi possiamo rilassarci, in virtù di una maggiore coscienza collettiva del problema.

Così, se da un lato i modelli possono aiutarci a elaborare proiezioni utili a studiare le misure di distanziamento sociale, dall’altro non possono fornirci previsioni sul futuro. Del resto la situazione è cambiata e non possiamo pretendere di usare sempre gli stessi modelli in ogni fase.

«Le cose sono andate come sappiamo – continua il Virologo – e questo mostra come questi modelli siano stati inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia. Senza fare polemiche (perché ognuno fa del suo meglio), credo sia giusto verso i cittadini italiani – che per mesi hanno compiuto sacrifici durissimi – ammettere questo fatto e promettere che tali modelli non saranno più usati per prendere decisioni politiche (ad esempio per le scuole)».

Novità sulle origini del virus

Silvestri conclude il suo post citando i risultati di uno studio del gruppo di Francois Balloux all’Istituto di Genetica del University College di Londra, pubblicato su Infection, Genetics and Evolution, dove si stima che l’origine di SARS-CoV2 potrebbe collocarsi tra il 6 ottobre e l’11 dicembre 2019. Questa ricerca si basa sulla analisi di oltre settemila sequenze del Rna virale, ottenute attraverso dati raccolti fino al 20 aprile scorso da tutto il Mondo.

«Le implicazioni di questa nuova datazione sarebbero enormi – spiega Silvestri – in quanto si dimostrerebbe quello che molti sospettano da tempo, cioè che i numeri e le curve epidemiologiche di COVID-19 in Cina fornite il 10 marzo 2020 da Zunyou Wu a CROI, WHO, e CDC sono sbagliati (e probabilmente di molto, su questo torneremo in futuro). Ricordo che sui numeri “cinesi” si sono basati sia il famoso modello Ferguson/Imperial del 16 marzo 2020 che i tre modelli pubblicati su Science tra aprile e maggio 2020. Modelli che, come sappiamo, formano l’impalcatura scientifico-epidemiologica dell’argomento politico in favore dei “lockdowns”, delle “travel restrictions”, e delle chiusure delle scuole. Non esattamente un dettaglio, direi».

In quest’ottica, con una datazione che anticipa di due mesi l’emergere del nuovo Coronavirus, dobbiamo riflettere su quanto siano state tardive le misure di contenimento adottate, oppure – come suggerisce il Virologo – gettano ombre sulla efficacia delle politiche di «lockdowns» e «travel restrictions», così come sono state adottate. Stando ai risultati dello studio inoltre, troviamo elementi che suggerirebbero la possibilità di una attenuazione della virulenza di SARS-CoV2.

«L’evoluzione di SARS-CoV-2 – spiega il Virologo – nelle diverse parti del mondo è caratterizzata da alti livelli di omoplasia. Ricordo che l’omoplasia (homoplasy) è il fenomeno per cui un virus muta in modo “indipendentemente simile” in diverse aree geografiche, e senza avere un progenitore comune … Siccome i dati globali sulla letalità cruda di COVID-19 indicano che questa diminuisce col tempo in ogni sito epidemico, e siccome la maggior parte degli adattamenti virus-host vanno nella direzione di una ridotta patogenicità (cfr. G. Silvestri “Il Virus Buono”, Rizzoli editore, 2019), solo degli analfabeti della virologia possono tacciare di “pseudo-scienza” l’ipotesi secondo cui tale robusto pattern di mutazioni omoplasiche possa risultare in un fenotipo virale a virulenza attenuata».

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