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Il Coronavirus circolava in Lombardia già a gennaio? Lo suggerisce uno studio condotto da ricercatori italiani

24 Marzo 2020 - 06:42 Juanne Pili
Codogno
Codogno
Secondo ricercatori italiani, l'epidemia era presente in Lombardia da molto prima del 20 febbraio

Da noi c’è chi lo aveva già ipotizzato, come Enrico Bucci docente di Biologia dei sistemi alla Temple University di Philadelphia, nel suo blog Cattivi scienziati. Fin da quando sono esplosi i primi casi di Coronavirus a Codogno, sembrava sorprendente che non si riuscisse a rintracciare il «paziente zero». Forse perché il virus era in giro già da prima?

Secondo quanto riporta Bucci su Facebook, un primo paziente in Lombardia con sintomi riconducibili al Covid-19, sarebbe stato registrato già a inizio gennaio. Un nuovo studio sembra confermarlo: il virus era tra noi almeno da un mese prima.

https://www.facebook.com/enrico.bucci.75/posts/10218581108613805

Il virus era in Lombardia da prima dei casi di Codogno

A trarre in inganno un “rumore di fondo” provocato dai casi di polmoniti anomale, tra le quali non era possibile individuare il nuovo patogeno proveniente da Wuhan. Nella ricerca condotta da un team di ricercatori tutto italiano, si prendono in esame i primi 5830 casi confermati a partire dal 20 febbraio.

I dati riguardano interviste standardizzate ai pazienti confermati e relativi contatti stretti. In questo modo i ricercatori hanno potuto avere un’immagine demografica sull’insorgenza dei sintomi e sulle caratteristiche cliniche. «L’epidemia in Italia è iniziata molto prima del 20 febbraio», spiegano gli autori dello studio. Molto probabilmente era già diffusa in parecchi comuni lombardi. L’età media dei pazienti era di 69 anni, mentre il 47% di loro si trovara ricoverato in terapia intensiva».

I ricercatori nelle loro conclusioni rilevano altre informazioni interessanti. Per esempio non si riscontrano particolari differenze tra le cariche virali di sintomatici e asintomatici. Inoltre per quanto il potenziale di trasmissione dell’epidemia sia molto elevato, fin dal 20 febbraio notano una «tendenza decrescente nel numero netto di riproduzione». Nel complesso la situazione è ancora critica, tanto che i ricercatori raccomandano «strategie di contenimento aggressive per controllare la diffusione», in modo da scongiurare esiti catastrofici nel nostro sistema sanitario.

Foto di copertina: ANSA/Marco Ottico |La zona rossa viene riaperta aCodogno, 09 Marzo 2020.

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