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Coronavirus, i numeri in chiaro. La ricercatrice Colaiori: «Rallenta la richiesta di terapie intensive» – La videointervista

17 Marzo 2020 - 20:57 Felice Florio
La ricercatrice dell'Istituto dei sistemi complessi del Cnr ha analizzato per Open gli ultimi dati dell’epidemia. Se ieri si erano registrati 3.233 nuovi contagi, il 17 marzo il numero assoluto è tornato a salire: +3.526

I dati pubblicati dalla Protezione civile il 17 marzo dicono che in Italia, attualmente, ci sono stati 31.506 casi di positività al Coronavirus: 2.941 guariti, 26.062 ancora infetti e 2.503 morti. Se nella giornata di ieri si erano registrati 3.233 nuovi contagi, oggi il numero è risalito a 3.526. «L’Italia è il primo Paese al mondo per numero di casi positivi per milione di abitanti, più di 400 ogni milione, la Cina ne ha 60 ogni milione. Ma se confrontiamo i dati di Lombardia e Veneto con quelli delle altre regioni italiane, notiamo un evidente rallentamento nella diffusione dell’epidemia».

Francesca Colaiori, ricercatrice dell’Istituto dei sistemi complessi del Cnr, ha elaborato dei grafici che «dimostrano numericamente l’efficacia delle misure di contenimento. Le zone dove è stato applicato prima il lockdown mostrano una flessione più accentuata nel numero di contagi». Colaiori ha fondato il gruppo Facebook physicists against sars-cov-2, dove scienziati e ricercatori condividono dati e analisi sulla diffusione del coronavirus.

«La diminuzione dei casi che stiamo riscontrando però – spiega la ricercatrice -, non è equivalente al raggiungimento del picco epidemico che vediamo nell’influenza stagionale. In quel caso la densità di individui suscettibili si abbassa un po’ per il vaccino un po’ perché le persone si ammalano e poi guariscono: il virus così ha difficoltà a diffondersi. Quello che sta succedendo per il Covid-19 è diverso: il numero di persone suscettibili resta molto alto, il rallentamento dei contagi è dovuto alle misure che limitano i movimenti delle persone».

«La carenza dei posti in terapia intensiva è il dato che più ci ha preoccupato – conclude Colaiori -, perché è l’elemento che in questa epidemia mostra i limiti del nostro sistema sanitario. Fortunatamente le previsioni disastrose sono state scongiurate perché il contagio ha rallentato. Solo le regioni più colpite hanno quasi raggiunto la saturazione».

Il parere degli esperti

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