L’infettivologo Galli: «Sbagliato abbassare la guardia sul distanziamento: l’Italia vive di rendita post-lockdown ma rischia di perdere il vantaggio»

L’infettivologo spiega perché è importante evitare gli assembramenti: «Bisogna ricordare il ruolo dei superdiffusori: generano l’80% delle infezioni. E più contagi portano inevitabilmente più morti»

Se il ministro Roberto Speranza ieri, 1 agosto, ha firmato una nuova ordinanza per costringere le compagnie di trasporto ferroviario a fare dietrofront e re-introdurre l’obbligo del distanziamento a bordo, non tutti sono d’accordo: la Lombardia si è già sfilata e ha fatto sapere che in regione si viaggia con una capienza del 100%.


Sull’importanza del distanziamento però gli esperti sembrano essere d’accordo: da Franco Locatelli a Walter Ricciardi, già nella giornata di ieri sono stati diversi gli appelli al governo a ripensarci. A insistere sul distanziamento anche il primario dell’ospedale Sacco di Milano, l’infettivologo Massimo Galli che nello scontro tra cauti e negazionisti si inserisce decisamente tra i primi.


«Il virus non è mutato, è lo stesso di prima, e mi sembra complicato sperare che sparisca da solo come la Sars», afferma l’infettivologo in un’intervista a La Stampa. Secondo Galli, se l’Italia oggi sta reagendo meglio degli altri Paesi è solamente grazie al lockdown. Di conseguenza, per non vanificare gli sforzi fatti finora è importante «non abbassare la guardia», quindi «evitare gli assembramenti, ricordarsi le mascherine, anche fuori quando non è possibile mantenere la distanza di sicurezza».

«L’Italia ha una posizione di vantaggio rispetto ad altri Paesi che però potrebbe perdere alla prima distrazione». Gli assembramenti dunque sono il principale veicolo di un possibile ritorno dell’emergenza perché «bisogna ricordare il ruolo dei superdiffusori: generano l’80% delle infezioni. E più contagi portano inevitabilmente più morti», afferma il medico.

Per evitare nuove chiusure, per Galli è fondamentale investire sulla sorveglianza della popolazione e sull’organizzazione. Anche nelle scuole: «Prova delle febbre all’ingresso, test rapidi, il ritorno del medico scolastico». Ma niente mascherina: «Trovo difficile gli studenti possano indossarla per 5/6 ore di seguito».

Dunque è importante ragionare sull’organizzazione dell’affluenza non solo sui mezzi di trasporto, come i treni, ma anche negli stadi. Mentre ribadisce di trovare strumentale la polemica sull’immigrazione: «C’è molto più virus in Italia di quanto possa arrivare da loro».

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