«Impennata di fughe al sud tra il 7 e il 9 marzo»: ecco perché il governo impose il lockdown nazionale

A spiegare la decisione del governo al Corriere della Sera, è Fabio Ciciliano, membro del Comitato tecnico scientifico e redattore dei verbali

Da una parte l’opposizione che accusa il premier Giuseppe Conte di aver «sequestrato mezza Italia», dall’altra gli esponenti del governo – come il ministro Roberto Speranza e il viceministro Pierpaolo Sileri – che difendono la scelta dell’esecutivo di imporre il lockdown nei primi mesi dell’emergenza Coronavirus.


Al centro del dibattito la desecretazione dei documenti del Comitato tecnico scientifico. Fabio Ciciliano, dirigente della Protezione civile e membro del Comitato tecnico scientifico, prova a spiegare le indicazioni del Cts e le conseguenti decisioni dell’esecutivo. «Noi siamo tecnici, il decisore politico ha il quadro completo e prende la strada che ritiene più opportuna», dice in un’intervista al Corriere della Sera.


Per gli scienziati andava istituita una zona rossa solo nelle regioni del nord, ma poi è arrivato un lockdown nazionale: «Le aree del nord erano le più colpite – dice Ciciliano – ma poi c’è stata la fuga verso Sud e il governo ha ritenuto che sarebbe stato troppo rischioso. In quel periodo avevamo circa mille vittime al giorno». Altro tema spinoso è perché il governo abbia deciso di secretare i documenti.

«Si è ritenuto di non diffonderli proprio per tutelare i cittadini che potevano lasciarsi influenzare da valutazioni cliniche che poi dovevano trasformasi in decisioni», afferma Ciciliano che ammette come spesso le opinioni degli scienziati non siano coincise con le scelte politiche: «Molte indicazioni non sono state seguite. Per esempio crediamo ancora che occupare tutti i posti sui trasporti pubblici sia molto rischioso, ma alcune Regioni hanno deciso di non seguire questo suggerimento».

Uno dei problemi più dibattuti rimane la scuola che il Cts aveva consigliato inizialmente di tenere aperta, ma poi è arrivata l’ondata di contagi e la curva si è impennata: «I problemi causati dall’epidemia si sono sovrapposti a quelli di un settore dove per decine di anni si è investito poco e male», dichiara Ciciliano che ora pensa solo ai prossimi mesi, con un obiettivo comune: «Ora bisogna impedire una seconda ondata».

Immagine di copertina: Ansa | Stazione di Milano, fuga dal Nord, 8 marzo 2020

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