Bonus Inps, Andrea Dara si difende: «Non sapevo dell’accredito, i 600 euro chiesti da mia madre»

Il deputato “sospeso” della Lega ha affidato le sue parole alla Gazzetta di Mantova. Silenzio invece da parte di Elena Murelli, che avrebbe risposto al telefono solo a Salvini per chiedere scusa

Dei tre deputati che hanno chiesto e ottenuto il bonus da 600 euro stanziato dal governo per aiutare gli autonomi in piena emergenza Covid, due sono stati resi noti e sospesi dal loro partito, la Lega. Manca all’appello il terzo, probabilmente uno del M5s. Elena Murelli e Andrea Dara sono i due del Carroccio. Sono loro, «il mantovano e la donna», di cui si era parlato sin dall’inizio. Silenzio da parte di lei, che avrebbe risposto al telefono solo a Matteo Salvini per chiedere scusa. «Va bene Matteo ho fatto una fesseria. Ditemi cosa devo fare e lo faccio», avrebbe detto, secondo quanto riporta la Repubblica. Murelli – piacentina di 45 anni, una laurea in Economia – avrebbe chiesto il bonus personalmente. Dara invece ha rotto il silenzio e si è difeso sulle pagine della Gazzetta di Mantova, ieri sera dopo la notizia della sospensione dalla Lega.


«Ho passato questi ultimi giorni, nei quali il mio nome è stato ripetutamente fatto in merito alla vicenda bonus, a ricostruire nel dettaglio quanto è accaduto», scrive. E assicura che non ha chiesto personalmente i 600 euro, ma la domanda è stata avanzata dalla madre. «Sono socio, con mia madre, in una Società in Nome Collettivo (SnC), con cui operiamo conto terzi nel settore tessile e in cui mi occupo della sola parte commerciale», spiega. Dice di non essersi accorto dell’accredito perché titolare di due conti correnti: «Uno su cui mi viene accreditato l’emolumento da parlamentare (dal mio Comune non ricevo nulla per il mio ruolo di vicesindaco) e uno dedicato all’accredito di alcuni affitti derivanti dall’eredità lasciatami da mio padre. Quest’ultimo viene gestito e controllato direttamente da mia madre e dal nostro studio fiscale».


L’accredito del bonifico dell’Inps sarebbe avvenuto sul secondo conto e i bonus, assicura Dara, «sono stati girati, insieme ad altre somme, alla società per coprire emergenze nei pagamenti di dipendenti e fornitori, in assenza di pagamenti dei nostri clienti e ritardi nell’erogazione della Cig». «Se ho sbagliato per una mancata richiesta di informazioni e controllo e per un eccesso di abitudini familiari, sono pronto a risponderne, pur sottolineando che non ci troviamo di fronte a nessun tipo di reato né di illecito amministrativo», afferma. Una difesa, quella di Dara, in cui non manca un j’accuse all’Istituto nazionale della previdenza sociale: «Di contro, dal mio conto effettivamente personale e che controllo regolarmente, ho girato in questi ultimi mesi i miei emolumenti per far fronte agli stipendi e ai contributi dei nostri collaboratori, in difficoltà per i ritardi dell’Inps».

Accuse all’istituto sono arrivate anche dal capogruppo della Lega alla Camera dei deputati, Riccardo Molinari, che nel dare la notizia della sospensione dei due ha detto:  «È comunque incredibile che i vertici dell’Inps non abbiamo versato ai lavoratori che aspettano da marzo quanto dovuto e che abbiano invece versato a chi non era in difficoltà. In qualsiasi altro paese i parlamentari sarebbero stati sospesi ma il presidente dell’Inps sarebbe stato licenziato». Domani, venerdì 14 agosto, il presidente Tridico verrà sentito in commissione Lavoro alla Camera.

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