Coronavirus, il virologo Crisanti contro i negazionisti: «Danni enormi con i messaggi sbagliati: l’aumento dei contagi è il risultato»

Il componente del Comitato Tecnico Scientifico lancia l’allarme: «Nel giro di 10-20 giorni arriveremo ad almeno mille casi positivi al giorno»

L’aumento dei casi in Italia, che anche ieri hanno superato i 500, porta gli esperti a dividersi tra chi dà un’interpretazione più ottimistica dei dati e chi invece si mostra preoccupato dall’andamento della curva epidemiologica. Il virologo Andrea Crisanti, da sempre “cauto” nelle sue posizioni sull’emergenza Coronavirus, sulle pagine de Il Messaggero lancia un vero e proprio allarme: «Nel giro di 10-20 giorni arriveremo ad almeno mille casi positivi al giorno».


Un andamento che secondo l’esperto ormai non si può fermare: «La tendenza mi pare consolidata, anche se vedremo un calo nel weekend legato al numero di tamponi, la dinamica dell’epidemia è ormai chiara, il ritmo di crescita è costante, mi pare improbabile che si riesca a frenare». La “colpa” di questo trend in salita è, secondo il virologo, in parte delle scelte dell’esecutivo di non aver pensato a una riapertura mirata, di aver riaperto le discoteche e di non aver introdotto subito controlli stringenti per quanto riguarda i “contagi di ritorno” dei vacanzieri.


Ma la “colpa” sarebbe anche dei cosiddetti “negazionisti”, come sono stati definiti gli esperti che considerano l’emergenza ormai conclusa e insistono nel dire che il Coronavirus ha perso di intensità. «Hanno causato danni enormi, purtroppo già oggi vediamo giorno dopo giorno aumentare i pazienti in terapia intensiva. Sono passati messaggi sbagliati, messaggi scientificamente non supportati. E questi sono i risultati», afferma Crisanti.

E spiega: «La scienza è fatta di tre cose: domande, misure, analisi. Se uno si limita a fare la misura, senza analisi, fa una mistificazione. Uno può dire “oggi ci sono pochi casi in terapia intensiva”, ma questa è una fotografia, mentre dobbiamo guardare in prospettiva a ciò che succederà. Più crescono i nuovi positivi, più aumentano i pazienti in terapia intensiva e di conseguenza i decessi». Recente, a proposito delle terapie intensive, il suo scontro con “l’ottimista” Alberto Zangrillo che aveva detto che «i contagiati non sono malati».

«Il traguardo “contagi zero” era a portata di mano, ma abbiamo fallito», continua Crisanti. «Non so perché abbiamo riaperto le discoteche e non abbiamo preso contromisure per evitare i contagi di ritorno, anche chiudere le frontiere se necessario». E per quanto riguarda la riapertura dell’Italia non risparmia parole ancora più dure: «Quello che è stato sbagliato è non prevedere delle aperture differenziate da regione a regione. Ci si è calati le braghe di fronte alle esigenze dell’industria turistica».

Secondo il virologo, il punto di rottura ci sarà quando i nuovi focolai arriveranno a sopraffare «la capacità di risposta del sistema sanitario», allora «la trasmissione diventerà diffusa e l’unica risposta possibile sarà introdurre nuovi lockdown a livello locale». Questo potrebbe accadere già tra qualche settimana, considerato l’andamento attuale dei contagi.

A settembre, dice il virologo, quando riapriranno le scuole e le persone torneranno a circolare «aumenterà sia il numero di focolai che la loro vastità». A quel punto diventerà inevitabile introdurre nuove zone rosse. Una prospettiva futura che ormai per il virologo è difficile che si riesca a cambiare: «Basta guardare al resto d’Europa: l’Italia non è una bolla».

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