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Viviana Parisi, tutti i dubbi ancora da sciogliere. Il medico legale: «Il corpo di Gioele è deteriorato, non so se riusciremo a ricostruire le cause della morte»

20 Agosto 2020 - 18:59 Fabio Giuffrida
È ancora «scossa» Elvira Spagnolo, la dottoressa che si occuperà dell'autopsia e che per prima ha visto ciò che resta del corpo di Gioele. «Un ammasso di ossa, la sua carne è stata divorata» ci dice invece il legale del papà

Di Gioele non è rimasto quasi più niente. «Speravo in un altro epilogo, sono tornata a casa scossa. Pensare che quei pochi resti siano di un bambino ti fa riflettere, ti colpisce. È stato forte». A parlare a Open è Elvira Ventura Spagnolo, medico legale che ieri è intervenuto nel luogo del ritrovamento del corpicino di Gioele, 4 anni, morto insieme alla madre Viviana Parisi in circostanze che appaiono tuttora misteriose, nelle campagne di Caronia (Messina). «Non sarà facile lavorare su un corpo in così avanzato stato di decomposizione. Per questo abbiamo bisogno intanto del Dna per assicurarci che sia lui al 100%. «Solo con l’autopsia scopriremo, forse, come è morto – dice Pietro Venuti, legale di Daniele Mondello – Dico forse perché, viste le condizioni in cui è stato trovato, siamo molto dubbiosi». Questo pomeriggio il papà di Gioele si è sottoposto al prelievo del Dna e ha riconosciuto le scarpette del figlio. Erano quelle che lui gli aveva regalato insieme alla moglie. A Caronia, intanto, le ricerche sono state sospese.

Il pedaggio non pagato

Tanti i punti ancora irrisolti. Prima di tutto: il pedaggio. Come mai, uscendo all’altezza di Sant’Agata di Militello (per fare benzina), Viviana non ha pagato il pedaggio? Con sé aveva soltanto alcuni contanti ma non 500 euro né il bancomat, come invece è stato scritto in qualche ricostruzione. Stando a quello che ci spiega il legale Pietro Venuti, forse, avendo solo banconote da 50 euro e temendo che la cassa automatica non le restituisse il resto, la donna avrebbe preferito il rilascio del biglietto di mancato pagamento. Lì, a Sant’Agata di Militello, e questo è un punto fermo dell’inchiesta, il bambino c’era ed era vivo, come mostrano le telecamere di videosorveglianza.

La bugia al marito

Sappiamo con certezza che aveva riferito al marito di essere diretta al centro commerciale di Milazzo, distante appena 30 km da casa, per comprare delle scarpette a Gioele. In quel centro commerciale Viviana non ci andrà mai. La donna, infatti, lascia a casa il telefono (forse per una dimenticanza e niente di più) e si dirige probabilmente verso la Piramide di Fiumara d’Arte, un luogo “mistico”, di grande valore soprattutto per lei che stava attraversando un periodo difficile.

Le condizioni di salute di Viviana

Viviana non avrebbe mai fatto del male al suo bambino. Nell’ultimo periodo, però, era molto turbata. Ricoverata per problemi mentali, temeva – senza motivo – che potessero toglierle il bambino, soffriva di paranoie e deliri mistici e aveva cominciato a leggere la Bibbia ad alta voce. Al momento, dice il marito, non seguiva alcuna terapia: «Ha soltanto preso per quattro giorni due pillole e poi ha smesso lei, di sua volontà». Adesso gli inquirenti vogliono conoscere a fondo le sue reali condizioni psichiche. I suoi familiari le sono sempre stati accanto ma mai avrebbero potuto immaginare un simile epilogo. Viviana ha prima ucciso Gioele e poi si è suicidata? O una volta scesa dall’auto, è caduta, forse è scivolata e solo in un secondo momento il bambino è stato aggredito da qualche animale? Una cosa è certa: non c’è stato omicidio, non si segue la pista familiare. Si ipotizza, invece, che mamma e figlio siano morti nello stesso punto e che i resti del piccolo Gioele siano stati trascinati più avanti dagli animali selvatici. Ma solo dopo.

La dinamica dell’incidente

Viviana Parisi e il figlio Gioele

Viviana Parisi tampona un furgoncino all’interno della galleria, scende dall’auto e poi scavalca il guardrail. Di lei da quel momento si perdono le tracce. Da cosa è scappata? Una reazione dettata dal panico per la paura, forse, di dover rientrare a casa dovendo giustificarsi prima per l’incidente e poi per la bugia raccontata al marito? E come mai i testimoni oculari si sono fatti vivi soltanto dopo giorni? Hanno detto di aver visto il bambino in braccio alla madre, vivo e con gli occhi aperti. Ma questo non significa che il piccolo non potesse aver riportato un trauma cranico a seguito dell’incidente. Non significa che fosse del tutto vigile. Potrebbe aver sbattuto la testa, potrebbe essersi ferito lievemente o gravemente. Non è dato a sapersi, così come resta il dubbio sul fatto che fosse o meno legato al seggiolino sul sedile posteriore. Lei, però, appariva agitata e impaurita: e su questo i testimoni, con «un accento del Nord», sono stati chiari.

La presenza di animali nelle campagne

Sembra essere ormai certa la presenza in quella zona di cinghiali, maiali, gatti, cani (si parlava anche di due Rottweiler) e forse di volpi. Resta, però, da capire se mamma e figlio siano stati attaccati fin da subito da qualche animale o se la loro azione sia solo successiva, quando ormai Gioele e Viviana erano morti. Sui loro corpi sono stati trovati segni compatibili con un’azione di micro e macro fauna, ha spiegato il medico legale.

15 giorni di ricerche inutili

Come è possibile che sia stato necessario l’intervento di un ex carabiniere, Giuseppe Di Bello, 55 anni, per ritrovare il corpo di Gioele? Cosa è stato fatto nei 15 giorni prima con droni, cani e corpi speciali? «Inutile far sorvolare i droni, l’uomo che ha ritrovato il bimbo conosceva bene quei luoghi e aveva semplicemente una falce» ci spiega l’avvocato Pietro Venuti. «È stato difficile arrivarci, era un luogo impervio, con una fitta vegetazione al punto che è stato necessario una sorta di decespugliamento. Non si riusciva a passare» aggiunge, invece, il medico legale. «Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti, mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche» dice Daniele Mondello, papà di Gioele. Che aggiunge in serata: «Queste ricerche sono state un fallimento». «Sono convinto che mi abbia guidato Gioele […] Ho sentito un odore non gradevole. Andavo avanti e indietro, ma lo sentivo solo lì. Ho alzato i rami e ho visto che c’era parte di un corpo» ha dichiarato l’ex carabiniere che ha ritrovato il corpo del piccolo. «Da quindici giorni avevo un magone, volevo andare… la sera prima è stata mia moglie alla fine a dirmi: “perché non vai, tu sei bravo, conosci i boschi, puoi dare un contributo”. E così sono andato». Per fortuna. Possibile, infine, che il corpo del piccolo fosse così vicino a quello della mamma? «Non è vero, era molto distante, secondo noi a circa 1.7 o addirittura 2 km, nella collina opposta. Siamo certi che Viviana abbia camminato tanto ma non sappiamo cosa sia accaduto dopo, se è scivolata o se ha incontrato animali», conclude Venuti. Daniele Mondello, papà di Gioele e marito di Viviana, ora «potrà stare più in pace con se stesso avendo ritrovato il corpo del figlio».

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