In Evidenza ENISiriaUSA
ESTERIFacebookIntervisteJoe BidenUSAUSA 2020

Usa 2020, i giovani dem voteranno per Biden? «Parla solo agli iscritti della sua pagina Facebook. Deve guardare oltre» – L’intervista

04 Settembre 2020 - 06:49 Riccardo Liberatore
Joshua Harris-Till, presidente degli Young Democrats of America, la più grande organizzazione politica "partisan" guidata da giovani negli Usa, spiega a Open come i dem stiano riscoprendo l'importanza della gentilezza e perché secondo lui i giovani voteranno per Biden

Joshua Harris-Till, 30 anni, afroamericano, parlata languida tipica degli stati del Sud, è il presidente nazionale dei Young Democrats of America, i giovani del partito democratico negli Stati Uniti. Pare essere la persona giusta per capire se è vero, come dicono i sondaggi, che i Millenials e i GenZers americani – che oggi rappresentano un terzo degli elettori – si sentano più coinvolti in queste elezioni rispetto al 2016 e se davvero propendano per Biden. Sopratutto chi tra loro aveva giurato eterna fedeltà agli esponenti più radicali del partito – la Warren, appunto, e Bernie Sanders.

Non si tratta di una risposta scontata. Ad aprile il New York Times citava un sondaggio secondo cui circa il 15% degli elettori di Sanders dichiarava – dopo l’uscita di scena del senatore del Vermont – di essere intenzionato a votare per Donald Trump, proprio come nel 2016. «Penso che dipenda dall’istruzione di queste persone – risponde Harris-Till, che si presenta come Josh -. Biden non è l’opposto di Sanders, è solo molto lontano da lui. Penso che le persone che vogliono davvero Bernie, che credono nel suo messaggio, voteranno per Biden perché sanno che li può avvicinare molto di più al loro obiettivo rispetto a Trump. Quelle che sono arrabbiate invece, rimarranno a casa, non voteranno per Trump».

EPA/MICHAEL M. SANTIAGO / POOL | Un cartello raffigurante George Floyd alla marcia su Washington, il 28 agosto

Di persone arrabbiate ce ne sono molte, come dimostrano le manifestazioni e le proteste che vanno avanti dall’uccisione di George Floyd, il 43enne afroamericano morto a causa di un blocco forzoso della polizia il 25 maggio scorso. Josh è da poco tornato in Oklahoma dopo aver partecipato alla Marcia su Washington in cui migliaia di persone hanno sfilato in nome di Floyd e degli altri afroamericani uccisi dalla polizia. Non è detto però che l’indignazione nei confronti di Trump – che ha definito i manifestanti «anarchici» e «terroristi» – si traduca necessariamente in un voto per Biden.

«Penso che la risposta di Biden conti meno di quella di Donald Trump, che attualmente sta gestendo in modo orribile la crisi. Joe Biden ha azzeccato la scelta di Kamala Harris – è una donna nera e gli altri afroamericani sanno che lei conosce direttamente il problema. E si è davvero tolta i guanti bianchi – l’altro giorno ha detto che Trump non ha mai pronunciato le parole “Black Lives Matter“, che non ci ha mai creduto, ecc. ecc. Sai, gli americani di colore raramente riescono a trovare il candidato ideale». Joe Biden non lo è? «Joe Biden non ha un passato senza ombre, non è sempre stato la persona migliore, ma è genuino. Sai, la gente lo critica perché a volte lo trova scorbutico perché non ha problemi a dire: “Se non ti piaccio non votarmi!”. Ma è onesto!».

Alex Wong/Getty Images/AFP | Joe Biden

L’onestà, uno dei principali campi su cui si gioca la partita dei democratici. Non basta smontare le balle che escono dalla Casa Bianca, occorre anche convincere gli elettori che l’establishment democratico non è irrimediabilmente compromesso, che Biden non è Hillary Clinton. Secondo Josh i democratici lo hanno capito.

«All’inizio delle primarie – racconta -, quando Mayor Pete [l’ex sindaco di South Bend in Indiana, Pete Buttigieg ndr] era ancora in gara, Chasten Buttigieg, suo marito, venne in Oklahoma e si presentò l’occasione per prendere un caffè con lui. Pensavo che ci sarebbe stato un grande gruppo di persone, di finanziatori ricchi, invece eravamo solo noi. Abbiamo bevuto un caffè e abbiamo parlato dell’Oklahoma, dei giovani dem, della campagna elettorale».

«Questo episodio mi ha convinto – spiega – che questa stagione elettorale è diversa perché le persone capiscono l’importanza, banalmente, di bere un caffè insieme. Penso che sia l’approccio che stanno adottando molti democratici quest’anno – persino Joe Biden lo ha fatto incontrando il ragazzo balbuziente e invitandolo a fare il discorso al DNC. Quei piccoli momenti, quelle piccole conversazioni stanno diventando un luogo comune. Ed è importantissimo».

Non è detto che sia sufficiente per portare i giovani a votare. Va ricordato che la loro partecipazione al “super-martedì” – il giorno decisivo per le primarie democratiche in cui Bernie Sanders ha stravinto il voto dei giovani – hanno votato, a seconda del singolo Stato, dal 5 al 19% degli elettori giovani. Pochissimi. La situazione è resa ancora più complicata dal Covid, come spiega Josh, perché vengono meno alcuni dei metodi tradizionali di fare campagna elettorale. «È difficile motivare chi è incaricato di stare ore e ore al telefono e chiamare centinaia di elettori quando è costretto o costretta a farlo in solitudine dalla propria camera da letto».

Ad ogni modo, Josh è ottimista sia rispetto all’esito delle elezioni – ma deve pur sempre fare il suo lavoro – sia rispetto all’affluenza giovanile. «Penso che la gente sia talmente arrabbiata per i tentativi dell’amministrazione Trump di limitare il voto postale e per la gestione del Covid, per le vittime della brutalità poliziesca, che vedremo un aumento nel voto». Insomma, i giovani voteranno contro Trump anziché per Biden.

Anche perché i dem finora non hanno fatto abbastanza per coinvolgerli, sostiene: «In questa campagna elettorale non abbiamo visto un vero focus sui giovani. Diversi politici hanno parlato molto dei giovani, facendo anche proposte importanti, come la cancellazione del debito studentesco, l’aumento del salario minimo, la giustizia ambientale, ma hanno parlato poco ai giovani. La persona che più lo ha fatto è stato Andrew Yang, ma è uscito presto dalla competizione elettorale. Se vogliamo veramente vincere queste elezioni, dobbiamo fare di più».

Come? «Biden ha bisogno di raggiungere molte più persone e non solo gli iscritti alla sua pagina Facebook o quella di Kamala Harris – deve parlare ai giovani democratici, ai democratici universitari, al Sunrise Movement, agli Students Demand Action. Non lo sta facendo abbastanza. Deve creare una nuova rete e guarde oltre. Credo che ci siano molte persone che, anche se non lo sostengono, se interpellati su temi specifici – come la riforma della giustizia e della polizia – lo farebbero. Se Biden si convince di questo, vedremo un esercito di elettori muoversi in tutto il Paese».

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti