Focolaio in Serie A, parla il medico della Nazionale Campione del Mondo Castellacci: «Sbagliato ridurre i tamponi per i giocatori. Zampa? Non conosce i protocolli»

di Valerio Berra

Enrico Castellacci è il presidente di Lamica, l’associazione dei medici di calcio italiani. Attualmente si trova in Cina: «Qui hanno chiuso i calciatori in albergo. Escono solo per allenamenti e partita»

Ha curato gli Azzurri che hanno vinto i Mondiali di calcio nel 2006, e anche quelli che sono arrivati secondi agli Europei del 2012. Enrico Castellacci è uno dei medici italiani più esperti nel campo della medicina sportiva. Ora è presidente di Lamica, l’associazione dei medici italiani del calcio. In questi giorni si trova Canton, nel sud della Cina, dove lavora come consulente per la Guangzhou Hengda Taobao Zuqiu Julebu, la squadra allenata da Fabio Cannavaro.


È da qui che Castellacci commenta quello che sta succedendo nella Serie A. Dopo i tamponi positivi al Genoa si è riaperto il dibattito sulla possibile chiusura del campionato per contenere altri possibili contagi di Coronavirus. Un dibattito in cui si trovano contrapposti gli stessi membri del governo, con il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora che vorrebbe continuare con il calendario e la sottosegretaria del ministero della Salute Sandra Zampa secondo qui invece bisogna fermarsi subito.


Potevamo
aspettarci quello che sta succedendo nel campionato di Serie A?

«Le rispondo con molta chiarezza. Non è che possiamo meravigliarci se è successo nel calcio quello che è successo nella vita normale: i focolai scoppiano da tutte le parti. La cosa strana è che nel Genoa un giorno erano solo 2 contagiati, quello dopo 14. Però ci può stare che il tampone non abbia rivelato la positività. Questo ricorda che bisogna fare sempre diversi tamponi per avere un risultato chiaro».

I
protocolli che ha scelto di usare la Figc sono adatti alla situazione
dell’epidemia in Italia?

«Il presidente della Figc Gabriele Gravina aveva chiesto di ridurre il numero di tamponi perché sembrava che la diffusione del virus si stesse attenuando. Forse a questo punto sarebbe meglio restare sul vecchio protocollo, con tutti i tamponi che erano previsti. La richiesta di diminuire i test era legata anche al costo.

Negli ultimi tre mesi le squadre professionistiche hanno speso circa 8 milioni di euro in tamponi. Per una grande società parliamo di costi sostenibili, per le squadre che giocano in Serie B o Serie C diventa più difficile investire tutti questi fondi».

E ora? Come si decide se far
scendere una squadra in campo?

«La
Federcalcio deve decidere quale linea seguire. La norma Uefa permette
di scendere in campo se si hanno almeno 13 giocatori negativi al
tamponi. Altri campionati hanno adottato criteri diversi. Al momento
in Italia non è stata definita una norma ma è il caso che si faccia
il prima possibile».

Cosa ne pensa dello scontro tra
Spadafora e Zampa?

«Io
credo che la sottosegretaria Zampa non conosca molto bene i
protocolli. Quando dice che sarà la Figc a decidere sulle sorti del
campionato non è esattamente così: sarà il governo a scegliere. Su
questo punto serve una posizione chiara dell’esecutivo. Le loro sono
affermazioni che lasciano trasparire una certa inquietudine».

Secondo lei, come medico, è
prudente continuare il campionato?

«Non
bisogna cadere da un estremo all’altro. Fino a due giorni fa si
volevano diminuire i tamponi e far tornare i tifosi allo stadio. Ora
si vuole sospendere il campionato. Dobbiamo valutare come procede la
curva epidemica. Quello che possiamo fare è continuare a fare altri
tamponi».

Durante la vita di un calciatore,
quali sono i momenti più a rischio per il contagio?

«Il
problema è che questo virus si può prendere in qualsiasi momento.
Dall’allenamento a una cena tra amici. Questo poi è uno sport di
contatto. Poco importa se i calciatori non si abbracciano a fine
partita quando sono in campo a scontrarsi e sudare».

Come viene gestito il campionato di
calcio in Cina?

«Qui le sedici squadre che partecipano al campionato più importante sono state spostate in due città. Tutti gli atleti vivono in albergo ed escono solo per gli allenamenti e le partite. Anche se in Cina la situazione del contagio è ben diversa da quella Europea, qui hanno creato una bolla attorno ai calciatori per avere la massima sicurezza».

Foto copertina: ANSA/ETTORE FERRARI |Il medico della Nazionale italiana Enrico Castellacci ai Mondiali in Brasile nel 2014

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