Non solo calcetto. Palestre e società amatoriali temono di sparire: «Non possiamo vivere di sussidi»

di Cristin Cappelletti

Dal basket alla pallavolo, passando per le arti marziali e il pugilato: con la stretta del governo, tante strutture dovranno fermarsi. E le realtà più piccole, già messe a dura prova dal lockdown, rischiano di non sopravvivere

Tra le misure che il governo dovrebbe annunciare entro stasera, 12 ottobre, per arginare la crescita dei contagi da Coronavirus, oltre a una stretta su feste private e movida, c’è anche quello che è stato descritto come lo «stop al calcetto». In realtà, sono tanti gli sport di contatto e amatoriali che potrebbero essere coinvolti dal giro di vite. Tra pallavolo, basket, beach volley, arti marziali, circa 10 milioni di appassionati rischiano di dover interrompere le loro attività. Uno stop che mette a rischio la stessa sopravvivenza di realtà che vivono di questi sport, e che sono già state provate dalle settimane di lockdown.


Tra le discipline amatoriali più colpite c’è il calcio con le partite di calcio a 5 e calcio a 8. Il lockdown sportivo non riguarderebbe invece le ASD e SSD le cui squadre partecipano ai campionati dilettantistici, anche giovanili, e che già rispettano i protocolli approvati dal Dipartimento sport del governo. Già a settembre la Federvolley aveva lamentato che la chiusura prolungata delle palestre scolastiche, strutture fondamentali per la pratica dell’attività a livello dilettantistico, rischiava di mettere a rischio l’intero movimento. E con esso la possibilità di migliaia di giovani di continuare a praticare sport.


Costi elevati e riduzione dei tesserati

Oltre alla pallavolo, anche le arti marziali, che con la Fijlkam contano 3 mila società sportive affiliate in tutta Italia e 8 mila insegnanti, rischiano lo stop. Per ora, l’80% delle strutture che si rivolgono a queste discipline hanno riaperto, ma con costi elevati di gestione e sanificazione e con un numero di tesserati ridotto. Nel caso del pugilato gran parte dell’attività dilettantistica è ripresa a fine luglio: si parla di 923 palestre affiliate su tutto il territorio nazionale e di queste 24 sono solo amatoriali, quindi a rischio chiusura totale.

A tremare sono anche le palestre, per ora escluse dal provvedimento. «Dal 25 maggio ad oggi non risultano notizie di focolai importanti nelle palestre», spiega Andrea Pambianchi, portavoce della Confederazione italiana wellness e attività sportive. «Ulteriori strette – aggiunge – non sono sostenibili. Gli operatori sono allo stremo, non si può vivere di sussidi».

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