Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «Lo schema si ripete. Ci vuole coscienza individuale o rischiamo di pagare un conto salato»

di Giulia Marchina

Da settembre sono triplicati gli aumenti giornalieri medi riferiti ai ricoveri e alle terapie intensive. Per il matematico «bisogna anticipare gli effetti più gravi della pandemia, non rincorrerli. Meglio stringere i denti adesso»

Secondo il bollettino di oggi, distribuito dalla Protezione civile, la pandemia da Coronavirus ha fatto registrare un nuovo peggioramento. Sono infatti stati sfiorati i 6.000 nuovi casi positivi: 5.901 di precisoSi tratta del numero più alto dal 28 marzo quando il Paese aveva registrato un incremento di 5.976 positivi. In testa, nella classifica delle Regioni con più casi, troviamo la Lombardia (+1.080) che registra l’aumento più grande, seguita dalla Campania (+635) e dal Piemonte (+585). Sono +41 le nuove vittime (ieri erano 39). In 514 sono ricoverati nei reparti di terapia intensiva. Come spiega il matematico Giovanni Sebastiani, «questo è uno schema che si ripete».


Professore, qual è lo scenario di adesso?


«La circolazione del virus è cambiata. Durante le ultime due settimane la percentuale dei positivi sui nuovi casi testati è di molto aumentata rispetto a settembre. Dal 28 settembre circa stiamo vedendo l’effetto di una causa scatenata 14 giorni prima, cioè attorno al 14 settembre. Uno dei migliori candidati per questo cambiamento è sicuramente la scuola, che ha dato, direttamente o meno, un contributo sostanziale per l’impennata dei contagi».

E aumentano anche i ricoveri.

«Da settembre conteggiavamo 60 ricoverati in più in media al giorno: una crescita lineare come l’aumento della circolazione del virus (cioè della percentuale dei positivi). Oggi quel dato è di 180 al giorno, cioè triplicato».

Una situazione meno allarmante, comunque, di quella dei vicini di casa d’Europa, come Francia e Spagna…

«Noi rispetto ad altri Stati siamo messi senza dubbio meglio, vero. Ma a giugno eravamo allo stesso livello, né più né meno. Dalla nostra abbiamo avuto le riaperture graduali, e lo smartworking è durato di più rispetto ad altri Paesi. Lo Stato assistenziale aiuta di più. E soprattutto noi non abbiamo riaperto le scuole. Tutto questo ci ha aiutati a non avere l’acqua alla gola adesso».

Preoccupano, ormai da settimane, le terapie intensive.

«Il trend è uguale ai ricoveri. A settembre avevamo 6 pazienti in più in media al giorno in quei reparti: adesso il numero è triplicato. La Campania, per fare un esempio, conta un terzo delle terapie del picco di marzo tra le Regioni più colpite mentre un ottavo su scala nazionale».

Cosa si aspetta a questo punto?

«Così come al lockdown abbiamo risposto stando a casa, usando tutti i dispositivi di sicurezza, mi aspetto un’inversione di rotta tra due settimane, originata da un effetto cumulativo dei comportamenti individuali. I cittadini hanno già capito che, per dirla tutta, ci risiamo. Quindi usano di più le mascherine; di anziani, per strada, se ne vedono molti meno. E c’è un aumento quasi esponenziale dei download di Immuni. Bisogna continuare così, anticipando gli effetti più gravi della pandemia, non rincorrendoli».

In sintesi?

«Meglio stringere i denti adesso, che pagare un conto salato domani».

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