Le palestre sul baratro del lockdown. Il medico di famiglia: «Se le chiudiamo è perché hanno permesso le feste al Billionaire»

di Cristin Cappelletti

Il settore aspetta il nuovo Dpcm con preoccupazione e paura. Non so se «sia peggio andare avanti così o chiudere per due mesi», lamenta il titolare di una palestra. Per il segretario regionale del Veneto della Federazione nazionale dei medici di Famiglia invece il “liberi tutti estivo” ha sprecato gli sforzi del lockdown

Al centro del nuovo braccio di ferro tra il governo e le Regioni sulle misure da adottare per arginare la diffusione del contagio ci sono le palestre. Mentre l’annuncio ufficiale sui nuovi provvedimenti è atteso in serata, e sembra quasi certo lo stop ai campionati dilettantistici e amatoriali, come fatto in Lombardia, non c’è ancora certezza sulla chiusura di palestre e piscine: stando alle ultime indiscrezioni potrebbero evitare di abbassare le saracinesche, fino a ieri sera sembrava un destino inevitabile. Il settore aspetta e trema.


Il punto di partenza è già preoccupante, visto che il comparto è stato fortemente colpito dal lockdown primaverile. In un’indagine condotta prendendo in considerazione il periodo tra il 17 e il 31 marzo l’International Fitness Observatory stimava una perdita, nei cinque mesi successivi, di oltre un miliardo di euro. E i posti di lavoro a rischio sarebbero stati 200 mila: «L’82% dei club – si legge nel report – non avrebbe sufficienti risorse per poter continuare la propria attività».


La crisi delle palestre: «Non so se sia peggio chiudere o andare avanti così»

EPA/FERNANDO VILLAR | I limiti al running in Spagna durante la prima ondata di Covid-19

«L’impegno delle strutture è oneroso e  il compito è quello di provare a dimostrare che stai facendo di tutto per evitare i momenti di aggregazione», dice a Open Alberto Gattiboni, titolare della palestra di arrampicata sportiva King Rock Gym in provincia di Verona che attira atleti e sportivi da tutto il nord Italia. «Ci sono dei minimi necessari perché il business si sostenga – dice – e quelli sono difficili da mantenere con il contingentamento». Negli scorsi mesi Gattiboni ha subito il 60% di perdite e con la ripresa delle attività ha deciso di non spingere neanche sul marketing: «Abbiamo sdoppiato i corsi, aumentando i costi del personale ma a fronte di meno ingressi e abbonamenti».

Sulla prospettiva di una nuova chiusura il titolare lamenta che lavorare così significa comunque lavorare in perdita: «Abbiamo 20 posti di lavoro a rischio, non solo i dipendenti, ma anche i liberi professionisti che usano il nostro spazio». Dallo stato sono stati messi sul piatto gli aiuti del decreto, ma «si tratta di prestiti. Quello di cui avremmo avuto veramente bisogno è una copertura dei costi di gestione, ma nessuno ne ha parlato». Per Gattiboni è difficile decidere se «sia peggio andare avanti così o chiudere per due mesi». Quello che destabilizza e fa fatica a comprendere, dice, «è la coerenza: non c’è il distanziamento sui mezzi di trasporto, fa arrabbiare che non si chiuda il cerchio a monte».

Un’eventuale chiusura coinvolgerebbe circa 7 mila palestre e 4.500 piscine. Ma, oltre all’aspetto economico, c’è quello della salute. «C’è una parte sul beneficio che ha lo sport a qualsiasi età che è nota a tutti», dice a Open Guido Regis, vicepresidente dell’ordine dei medici di Torino e uno dei due autori, insieme a Gian Pasquale Ganzit, dello studio «Attività ginnico-sportiva: i benefici sulla salute in periodo di emergenza CoViD-19. Come organizzare una rapida ripresa». Nella ricerca i due medici ribadiscono come «in questo particolare periodo di emergenza CoViD-19 e gli effetti a lungo termine della limitazione prolungata dell’attività sportiva non devono essere trascurati».

I benefici dell’attività fisica: regole e distanziamento per farla all’aperto

«Si è visto durante altri periodi di lockdown prima del Covid – spiega Regis – che la restrizione delle attività sportive ha comportato danni psicofisici. Ma anche solo psicologici nelle persone che non avevano più la possibilità di fare dello sport. Sono inoltre peggiorate alcune situazioni di diabete, piuttosto che di ipertensione». La riflessione di Regis è incentrata però sulle attività all’aperto. Mentre si è discusso per settimane sull’obbligo di portare o meno la mascherina durante l’attività fisica nei parchi, Regis sostiene che il contagio nei parchi è molto difficile, salvo in presenza di assembramenti.

«L’attività si può fare, basta seguire le norme, il distanziamento e responsabilizzare le persone». Per le palestre il problema – dice – non è l’attività, quanto quello che sta attorno, ovvero gli spazi in comune e gli spogliatoi. «Chi frequenta le palestre – dice Regis – va messo nelle condizioni di avere un minimo di distanza e vanno applicate regole ferree per far si che non si chiudano le attività sportive».

«Con le feste estive abbiamo sprecato i due mesi e mezzo di chiusure»

EPA/TOMS KALNINS | Un’azione dell’italiano Paolo Nicolai durante i recenti campionati europei di beach volley

Già a settembre la Federvolley aveva lamentato che la chiusura delle palestre scolastiche alle società sportive rischiava di far sparire migliaia di club amatoriali e con loro la possibilità per migliaia di ragazzi di fare sport. «E’ chiaro che impedire a giovani e meno giovani di fare attività fisica non è l’ideale», dichiara a Open Domenico Crisarà, segretario regionale del Veneto della Federazione nazionale dei medici di Famiglia. Fare sport è un fatto salutare «e non c’è discussione». «Il problema – aggiunge Crisarà – è che si fa in un contesto in cui i contagi stanno aumentando in maniera esponenziale e paradossalmente i ragazzi sono più sicuri a scuola che fuori».

Anche se il numero di contagi nelle palestre è molto basso, quello che si sta facendo è un lavoro preventivo, sostiene Crisarà. «Dobbiamo evitare che ci siano focolai. Queste chiusure sono inevitabili. E se non avessimo dato possibilità al Billionaire di riaprire forse non saremmo a questo punto». La rabbia tra chi potrebbe dover chiudere la propria attività è tanta: «Abbiamo sprecato i due mesi e mezzo di chiusure con le feste estive», aggiunge Crisarà secondo cui anche il grande problema dei trasporti è frutto di un sistema Paese che non funziona: «Il Covid ha fatto da catalizzatore di problemi già esistenti».

E mentre si va verso dicembre, e il virologo Andrea Crisanti propone un lockdown natalizio, la curva dei contagi continua ad aumentare: «Dobbiamo evitare che questa situazione peggiore al punto che le persone abbiano bisogno di finire in rianimazione». E per salvare l’Italia da un nuovo lockdown queste chiusure sono l’unica soluzione secondo il medico di famiglia: «A parte le ipocrisie di cantare sui balconi, tanta gente non intende rinunciare a un briciolo della propria libertà ed evita di indossare mascherine. Servono comportamenti più responsabili».

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