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Si affaccia il rischio della zona rossa per le grandi città: lockdown nazionale oltre i 2.300 ricoveri nelle terapie intensive

22 Ottobre 2020 - 08:27 Giovanni Ruggiero
Atteso entro domani il nuovo report dell’Iss sull’andamento dell’indice Rt, che si avvicina da due settimane alla soglia d’allerta di 1,5. Occhi puntati sulle terapie intensive sempre più sottopressione

Lo scenario da scongiurare è quello del lockdown nazionale. Lo ripete da giorni il premier Giuseppe Conte ribadendo che quella sarebbe una soluzione da evitare fino all’ultimo, consapevole poi che gli effetti sull’economia del Paese sarebbero devastanti, come non mancano di ricordare da Confindustria a Confesercenti, a cominciare dal capo degli industriali Carlo Bonomi che già a inizio del mese aveva avvertito che: «Un altro lockdown non possiamo permettercelo». Il tempo però tiranno, così la curva epidemiologica che solo ieri ha fatto registrare il record di contagi di Coronavirus oltre i 15 mila, mentre Regioni come Lombardia seguita dal Lazio procedono a imporre per ora il coprifuoco notturno e nuove restrizioni in Liguria, Campania e Basilicata.

L’ipotesi delle zone rosse per le grandi città

Limitare gli spostamenti durante la notte, con l’obiettivo di scoraggiare almeno la movida, e obbligare all’uso della mascherina un po’ ovunque sono misure poco più che simboliche per evitare che la situazione degeneri. Osservate speciali sono soprattutto le grandi città, dove i contagi stanno registrando numeri più alti rispetto alle province e a quanto accaduto nella prima ondata. Sulla base delle disposizioni dell’ultimo Dpcm del 18 ottobre, i sindaci hanno il compito di chiudere strade e piazze a maggior rischio assembramento, sempre che non sia necessario imporre lo status di zona rossa sull’intero centro abitato.

Osservate speciali sono innanzitutto quattro grandi città, scrive la Stampa. Da Napoli, tra le più densamente abitate in Europa, a Milano, con i numeri record di contagi degli ultimi giorni, passando per Genova, che ha il rapporto nuovi positivi/tamponi più alto tra i capoluoghi, e Roma. A determinare eventuali chiusure sarà innanzitutto l’indice Rt, riporta il Corriere della Sera, che l’Istituto superiore della sanità aggiornerà con gli ultimi dati entro domani.

Il punto di riferimento resta il documento adottato dagli esperti del Cts, il famoso studio sui quattro scenari che determinano gli indicatori di rischio e i relativi effetti sulle strutture ospedaliere. Se l’indice Rt sarà oltre l’1,5 per tre settimane consecutive, scatterà il livello «alto» di rischio, il peggiore, cioè quello che richiede tutto il necessario per contenere contagi e ricoveri. Tra fine settembre e inizio ottobre, l’indice Rt è salito a 1,06, la scorsa settimana a 1,17.

La soglia sulle terapie intensive

Proprio gli ospedali sono il punto più sensibile, con i posti in terapia intensiva che inesorabilmente si stanno esaurendo anche nei grandi centri, facendo scattare in tutta fretta riconversioni di reparti e riaperture, come nel caso dell’ospedale in Fiera di Milano. Stando al bollettino della Protezione civile del 21 ottobre, i posti occupati in terapia intensiva sono saliti a 926, raddoppiati però nel giro di sette giorni. La soglia massima fissata quindi, ricorda il Corriere, è a 2.300 ricoveri per pazienti gravi: oltre quella quota, il sistema rischia di collassare e a quel punto l’ipotesi di un lockdown nazionale sarà inevitabilmente sul tavolo del presidente del Consiglio.

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