Ocasio Cortez irrompe nello scontro per le presidenziali Usa: «Non voglio essere una salvatrice, voglio essere uno specchio»

Dopo mesi di basso profilo la più giovane deputata al Congresso compare sulla copertina di “Vanity Fair” con un’intervista che sembra già una candidatura per il futuro

Durante le elezioni presidenziali la più giovane deputata al Congresso americano, Alexandria Ocasio-Cortez, è rimasta tutto sommato in disparte. Durante la convention democratica a Milwaukee nel Wisconsin le è stato concesso un intervento di un solo minuto: poco, se si considera il suo seguito sui social (su Twitter AOC ha 9,4 milioni di followers, più della candidata Dem alla vicepresidenza Kamala Harris, che ne ha 6,9 milioni). Ritenuta “troppo radicale” da una parte dell’establishment democratico, come racconta lei stessa in un’intervista a Vanity Fair, i suoi interventi sono spesso visti con apprensione dai suoi colleghi di partito. Ma in questi anni non ha indietreggiato di un centimetro, anzi. E adesso, si prepara allo scontro per non perdere il proprio seggio al Congresso.


Quando si è candidata per la prima volta nel 2018, a meno di 30 anni, lavorava part-time come barista e disponeva di circa un decimo dei finanziamenti rispetto al suo sfidante democratico, Joe Crowley. A distanza di 3 anni è tutta un’altra musica. Come scrive il New York Times, Alexandria-Cortez è riuscita a raccogliere $17,3 milioni, quasi venti volte in più rispetto alla scorsa tornata elettorale. Ma, proprio come era accaduto tre anni fa, la maggior parte sono piccole donazioni. Anche il suo sfidante John Cummings, un ex insegnante ed ex poliziotto di 60 anni, non se la passa male con circa $9,6 milioni in finanziamenti. E anche questo è in parte merito di AOC.


Da quando è stata eletta, la giovane deputata è stata bersagliata non soltanto da estremisti – ricevendo anche minacce di morte – ma anche da esponenti repubblicani e persino dal presidente Donald Trump. Memorabile fu l’attacco verbale ai suoi danni da parte di un deputato repubblicano, Ted Yoho, che l’aveva insultata più volte per aver evidenziato un legame tra l’aumento nel tasso di criminalità e quello della povertà a New York. Così, AOC è diventata gradualmente un’icona progressista e un catalizzatore dell’odio nei confronti di “una certa sinistra” da parte di “una certa destra” disposta a spendere milioni pur di distruggerne l’immagine e, se tutto va bene, anche la carriera.

Oggi racconta che non sa se «rimarrà davvero al Congresso per sempre». «Non mi vedo davvero dove sono per il resto della mia vita […] – aggiunge .- Non voglio aspirare a una posizione più alta […] solo per il titolo o solo per il gusto di avere una posizione diversa o superiore. Cerco veramente di capire dove posso essere più efficace. E quindi non so se potrei essere necessariamente più efficace in un’amministrazione…». C’è chi, come la rivista che le ha dedicato la copertina con il sottotitolo I suoi prossimi quattro anni – una frase solitamente riservata per i presidenti a caccia di una rielezione – sembra immaginarla già come candidata alle prossime presidenziali, magari come sfidante di Kamala Harris alle primarie. Nel 2024 AOC avrebbe 35 anni, abbastanza per poter prendere seriamente in considerazione l’opzione. Ma lei, che prima di diventare AOC era semplicemente “Alex” anche per il suo staff, sminuisce: «Non voglio essere una salvatrice, voglio essere uno specchio».

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