Coronavirus, scoppia il caso Calabria: Conte “silura” il commissario della Sanità. La Regione: «Nessun dato manipolato»

di Redazione

Il premier mette alla porta Saverio Cotticelli (che lui stesso aveva nominato nel 2018), reo di non avere stilato un piano Covid

Scoppia il caso Calabria. L’esecutivo è pronto a “silurare” il commissario ad acta della sanità regionale Saverio Cotticelli, nominato dal primo governo Conte nel 2018 e reo di non avere stilato un piano Covid. Il primo attacco è arrivato in mattinata dal ministro per il Sud, Peppe Provenzano, che sui social ha scritto: «L’attuale commissario alla Sanità in Calabria non può restare al suo posto un minuto in più. La zona rossa però è il frutto di un Rt elevatissimo e di gravi inadempienze nell’organizzazione regionale. Una cosa è certa. Tutto questo non può essere pagato dai cittadini calabresi». E nel primo pomeriggio arriva anche la bocciatura del Tar del ricorso della Calabria: «Nessuna sospensione dalla zona rossa per la Regione».



A stretto giro, sono arrivate anche le parole del premier Giuseppe Conte: «Il commissario per la sanità in Calabria Saverio Cotticelli va sostituito con effetto immediato. Anche se il processo di nomina del nuovo commissario prevede un percorso molto articolato, voglio firmare il decreto già nelle prossime ore: i calabresi meritano subito un nuovo commissario pienamente capace di affrontare la complessa e impegnativa sfida della sanità». A Cotticelli viene contestata innanzitutto la mancata stesura di un piano Covid.

Nel corso di un’intervista a Titolo V, su RaiTre, incalzato sul perché la Calabria sia stata inserita in fascia rossa, Cotticelli infatti ha risposto: «Non lo so, i numeri non dicono questo. L’emergenza sanitaria è dappertutto, in tutta Italia». E al giornalista che gli ricordava che «Lei è il responsabile del piano Covid» e che quel piano ancora non c’è, Cotticelli ha provato a replicare: «Non è così, le spiego subito. Io non sono il responsabile. Hanno sbagliato a fare… Si sono dimenticati che c’erano due regioni commissariate, la Calabria e il Molise, per cui si son dimenticati e hanno dato l’incarico al presidente della Giunta». Solo in un secondo momento, dopo avere recuperato il carteggio del ministero della Salute, il commissario ha ammesso: «Sono io il responsabile».

Il caos sulle terapie intensive

All’assenza di un piano Covid è legato anche il caos emerso nelle ultime ore sui dati delle terapie intensive. Dati comunicati al ministero della Salute prima della decisione sulle Regioni (Calabria inclusa) da inserire nella fascia rossa, quella a più alto rischio contagio e dunque soggetta alle restrizioni più severe. Oggi il delegato per l’emergenza Covid della Calabria, Antonio Belcastro, ha dato la versione della Regione: «Dai dati raccolti è emerso che in alcune strutture ospedaliere ad inizio novembre, a causa della temporanea carenza dei posti letti nei reparti dei sub-intensiva ma anche in quelli di degenza ordinaria, alcuni pazienti sono stati ricoverati in rianimazione».

«Grazie a una interlocuzione con i responsabili delle unità operative – ha detto Belcastro -, è stato verificato che, a causa della temporanea carenza di posti letto nei reparti di degenza ordinaria e di terapia sub-intensiva, alcuni pazienti, che non avevano bisogno di ventilazione meccanica assistita, perché non presentavano gravi criticità, erano stati ricoverati in Rianimazione». «L’aggiornamento del Bollettino regionale è stato necessario per permettere una più corretta classificazione dei casi», ha spiegato Belcastro, che ha definito «una speculazione priva di fondamento» le ipotesi su una manipolazione delle cifre volta a cercare di evitare l’inserimento della Calabria in fascia rossa.

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