Egitto, Zaki in carcere per altri 45 giorni. Amnesty: «Cosa deve succedere ancora perché l’Italia reagisca?»

di Maria Pia Mazza

Lo studente dell’Università di Bologna resta in cella. Riccardo Noury parla di «accanimento giudiziario» e sferza il governo: «Serve un’azione diplomatica forte»

Ancora 45 giorni di detenzione preventiva in carcere per Patrick George Zaki. È questa la decisione della Corte d’assise del Cairo dopo l’ultima udienza, tenutasi ieri, 21 novembre. A seguito dell’udienza, Hoda Nasrallah, legale dello studente egiziano dell’Università di Bologna e arrestato lo scorso 7 febbraio all’aeroporto del Cairo, ha assicurato che Zaki sta bene ed è in buona salute. 


La legale ha riportato come Zaki davanti ai giudici abbia «parlato dei suoi studi», definendo «un bene per il Paese (l’Egitto, ndr) che uno dei suoi figli sia professore all’estero (in Italia, ndr)». Inoltre, secondo quanto riferito su Facebook dal gruppo di attivisti del gruppo Patrick Libero, che chiedono la scarcerazione dei Zaki, «la Corte ha ascoltato la difesa degli avvocati e ha dato a Patrick la possibilità di parlare. Poi gli avvocati hanno presentato un memorandum che illustrava in dettaglio le argomentazioni della difesa e delineava le giustificazioni che richiedevano il rilascio di Patrick».


Le reazioni

Immediate e durissime le reazioni a seguito della comunicazione della sentenza. Amnesty International Italia ha definito il prolungamento della detenzione cautelare un «accanimento giudiziario», esortando «un’azione diplomatica forte da parte delle autorità italiane». «Questi nove mesi e mezzo trascorsi, che diventeranno ormai 11 con questo rinnovo di detenzione preventiva, chiamano in causa l’inerzia dell’Italia, l’assenza di un’azione forte», ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. 

«Mi chiedo – ha proseguito Noury – cos’altro ci voglia dopo il rinnovo della detenzione di Patrick e tre arresti di fila dei dirigenti della sua organizzazione per i diritti umani (Eipr, ndr) per un’azione diplomatica molto forte nei confronti dell’Egitto».

«Ieri – ha aggiunto Noury – aveva detto in udienza che il suo Paese dovrebbe essere orgoglioso di aver un’eccellenza così ricca, così bella, all’estero in un master prestigiosissimo come quello dell’Università di Bologna». «Ma evidentemente – ha chiosato il portavoce di Amnesty – all’Egitto questo non importa. Le eccellenze le lascia in carcere».

In copertina: Patrick Zaki / Free Patrick | Facebook

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