Coprifuoco, lockdown e buona gestione dei medici di base: così la Francia ha superato il picco della seconda ondata

di Giada Giorgi

Greta Oddo, medico in servizio in un centro Covid a Parigi, spiega cosa c’è dietro il cauto sollievo di Macron: «Abbiamo imparato dalla prima ondata»

In Francia si comincia a riprendere fiato. Il picco di contagi della seconda ondata è ufficialmente superato e gli esperti non sembrano avere alcun dubbio di interpretazione. «Il picco che scende è un dato tutto tranne che ambiguo», aveva detto a Open lo scienziato Enrico Bucci qualche giorno fa, commentando proprio il superamento per la Francia del secondo grande scoglio da inizio pandemia. A un mese di distanza da misure restrittive che partendo da Parigi e Marsiglia hanno presto coinvolto quasi tutto il Paese, nell’ultimo aggiornamento epidemiologico del 19 novembre, la Santé publique France parla così:


 Nella settimana 46, gli indicatori confermano la diminuzione della circolazione di SARS-CoV-2 con la contemporanea diminuzione del numero di nuovi casi confermati (- 40%), ricoveri (-13%) e ricoveri in terapia intensiva (-9% ). 
Anche se gli indicatori restano su livelli elevati, la loro osservazione suggerisce che il picco epidemico della seconda ondata è stato superato.


Anche Emmanuel Macron ieri sera si è sbilanciato: «Abbiamo frenato la circolazione del virus, i nostri sforzi, i vostri sforzi, hanno pagato, il picco della seconda ondata è passato». Di che numeri si tratta e a cosa è attribuibile l’elevata riduzione dei dati che sta portando il governo francese all’ipotesi di una riapertura delle attività commerciali già per il 1 dicembre?

I numeri

Tra la fine di giugno e la metà di ottobre, il numero di persone positive in Francia, e in maniera particolare nell’Ile-de-France , era salito da 6 ogni 100.000 abitanti a oltre 600 ogni 100.000. Nell’ultimo rapporto del 14 novembre la cifra più alta raggiunta ad ottobre è invece scesa a 162 per 100.000 abitanti. Un tasso di incidenza, e cioè un rapporto tra tamponi positivi e tamponi effettuati, ridotto di quasi 4 volte in meno di un mese.

Due mesi fa proprio nella regione più colpita, l’Ile-de-France, con in particolare Parigi (oltre a Marsiglia) principale fulcro di trasmissione, ci si stava preparando al peggio. In una zona dove il mescolamento della popolazione è intenso e in una capitale ad altissima densità, si erano cominciati a immaginare scenari ancora più gravi che in primavera. Ma le previsioni di esperti e istituzioni sono state smentite da dati inaspettatamente positivi. Come riportato da Le Monde, sulla base dei dati diffusi da Santé publique France, il livello dei ricoveri legati al Covid-19 nelle ultime due settimane è stato «relativamente stabile» in 44 dipartimenti del Paese. In 13 dei 101, invece, il numero delle persone ospedalizzate è diminuito del tutto. Ma cos’è che ha funzionato?

«Coprifuoco e tracciamento le due chiavi di svolta»

La dottoressa Greta Oddo ha 29 anni e a Parigi ha prima studiato e quindi lavorato ed è tuttora in prima linea presso il Centro Covid CMS Etienne Gatineau-Sailliant. I mesi intensi della prima ondata ora sembrano essere stati sostituiti da quelli del secondo picco. Un periodo altrettanto complesso che però sembra guidare la sanità francese verso «una luce in fondo al tunnel», così come aveva detto giorni fa il presidente del consiglio scientifico francese, Jean-François Delfraissy.

Dottoressa, com’è stato lavorare in prima linea anche per la seconda ondata e a cosa dobbiamo questa discesa?

«Mi sono ritrovata in prima linea nel Centro Covid durante tutte e due le ondate. In questa seconda volta la situazione è degenerata a livello di cifre anche e soprattutto per il notevolissimo aumento di test di screening e quindi di depistage, ovvero di tracciamento, garantito in maniera più massiccia rispetto alla prima ondata. Le famose tre “t”, tracciare, testare e trattare sono state prese molto seriamente. Tutta la popolazione, sintomatica e asintomatica ha avuto molta facilità di accesso ai test di screening. Molto più che in primavera. Un percorso facilitato anche a livello economico. La Sécurité sociale ha preso in carico il 100% della spesa del tampone. Questo ha invogliato le persone. Un’altra arma vincente, poi, sono stati i medici di base».

Ci spiega meglio?

«Il tracciamento è stato portato avanti con un’azione parallela tra medici di base e Azienda sanitaria territoriale in maniera efficace e, mi permetta di dire, anche motivata dal punto di vista economico. I 55 euro per ogni segnalazione di caso Covid effettuata, percepiti dai medici di base, sicuramente sono stati un incentivo in più per per far sì che l’Azienda territoriale non fosse da sola a dover sostenere il peso della recluta dei contatti stretti. E poi centrale è stata anche l’assistenza a distanza che i medici di famiglia sono riusciti a dare alle persone senza farle uscire di casa, attraverso le piattaforme di video chat come Zoom o Skype. Discutere i sintomi e capire il da farsi in tempi più rapidi oltre che in modalità più sicure, ha senza dubbio giovato al sistema».

Sulle misure adottate dal governo?

«Direi che il coprifuoco alle 21 a ottobre è stato il primo segnale efficace per l’azione di arginamento. Riguardo all’azione dei cittadini credo che non ci siano state grosse differenze con l’Italia. Il peso della responsabilità personale dei francesi durante la seconda ondata è stato vissuto in maniera ancora più superficiale rispetto alla paura avvertita nella prima fase. Provvidenziale quindi è stato il coprifuoco prima e il lockdown totale dopo, senza distinzioni di colori o regioni. La chiusura di bar e ristoranti ha arginato senza dubbio la trasmissione, in un momento in cui i locali pubblici la sera cercavano in una maniera o in un’altra di sviare alle indicazioni sull’assembramento. Da non sottovalutare poi è stata anche l’utilità del periodo delle vacanze scolastiche d’autunno. Dal 19 ottobre al 2 novembre i ragazzi sono stati a casa, con loro anche le famiglie che hanno avuto congedi di maternità e paternità. Prima di raggiungere i parenti in campagna hanno cominciato a testarsi, complice una maggiore possibilità di tempo perché in pausa dal lavoro».

Le differenze con l’Italia?

«Direi una strategia di intervento avvenuta all’opposto. L’incapacità di tracciamento, riscontrata in parte anche in Francia ma in maniera inferiore, in Italia è stata massima nella seconda ondata, e mi sembra di capire che la difficoltà ci sia ancora. Il secondo picco è stato per il sistema francese sicuramente un’occasione per mettere in atto la maggiore preparazione di strategia nella lotta al virus, anche e soprattutto in memoria del primo. Mi pare che in Italia non sia andata allo stesso modo».

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