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Il Comitato di bioetica: «Vaccini obbligatori per i casi di emergenza. Niente fretta a costo della sicurezza»

01 Dicembre 2020 - 10:54 Cristin Cappelletti
«L’emergenza dettata dalla pandemia – scrive il Comitato in un documento – non deve portare a ridurre i tempi della sperimentazione»

In un momento in cui le case farmaceutiche, dalla Pfizer a Modern, attendono l’approvazione all’uso dei rispettivi vaccini, il Comitato italiano di Bioetica invita a non correre. Mentre l’emergenza dettata dalla pandemia Coronavirus ha velocizzato la corsa al vaccino, questo processo non deve «portare a ridurre i tempi della sperimentazione, indispensabili sul piano scientifico, bioetico e biogiuridico, per garantire la qualità e la protezione dei partecipanti». Nel parere «I vaccini e Covid-19: aspetti etici per la ricerca, il costo e la distribuzione» appena pubblicato, il Comitato invita a una «riflessione etica sui vaccini con particolare riferimento alla ricerca, produzione e distribuzione, partendo dalla consapevolezza delle condizioni di incertezza sul piano scientifico ed epidemiologico sul virus».

Davanti a un’emergenza globale in cui le ricerche sui vaccini hanno una corsia preferenziali, non si può, fa notare il Comitato, essere portati a «ridurre i tempi o addirittura a omettere le fasi della sperimentazione, definite dalla comunità scientifica internazionale requisiti indispensabili sul piano scientifico, bioetico e biogiuridico, per garantire la qualità, la sicurezza e l’efficacia di un farmaco».

Sulle categorie da vaccinare per prima, il Comitato non esclude l’obbligatorietà soprattutto «per i gruppi professionali maggiormente esposti all’infezione e alla sua trasmissione». Un obbligo che, sottolinea, può essere «revocato qualora non sussista più un pericolo importante per la società e sia privilegiata e incoraggiata l’adesione spontanea da parte della popolazione» e vanno «fatti tutti gli sforzi per raggiungere e mantenere una copertura vaccinale ottimale».

Ma, perché il vaccino sia accettato dai cittadini – scrive ancora il Comitato – è indispensabile «una informazione e comunicazione trasparente, chiara, comprensibile, consistente e coerente, basata su dati scientifici sempre aggiornati». Vanno anche identificate «le fonti di disinformazione e falsa informazione».

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