Crisanti: «600 morti al giorno e discutiamo ancora di sci? Non siamo un Paese normale»

di Redazione

Il microbiologo è tornato sul dibattito sulle piste da sci, chiedendo politiche sulle chiusure coerenti tra loro. Ed è anche tornato a essere d’accordo con Zaia: «Difficile spiegare alla gente perché si aprono i negozi, ma non le piste da sci»

«Guardi, io sono senza parole. Si parla di sci con 600 morti al giorno». Il virologo Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Biologia molecolare a Padova, ha commentato ancora duramente su SkyTg24 il persistere del dibattito sulla chiusura delle piste da sci in chiave anti-Coronavirus. «Andiamo sulla neve per divertirci, sapendo che provocherà un aumento dei contagi e delle morti? Penso che questo non sia un Paese normale».



Una questione, quella delle settimane bianche, che non riguarda solo l’Italia. I Paesi dell’Unione europea si stanno comportando in maniera diversa di caso in caso, e questo può creare ulteriori problemi in termini di pandemia. «Bisognerebbe raggiungere un accordo Europeo su questo», ha sottolineato Crisanti. Il tema delle piste da sci rimette d’accordo il virologo anche con il suo ex alleato in Veneto alla lotta al Sars-Cov-2, il presidente della regione Luca Zaia, che ha chiesto politiche coerenti sulle chiusure. «Mi trovo d’accordo con lui», ha detto Crisanti. «Questo dibattito ha messo in evidenza un difetto di coerenza: se le persone stanno affollate nei negozi e nei bar, allora si chiedono perché non possono andare a sciare».

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