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Vaccini per l’influenza introvabili in Lombardia, la versione di Fontana alla procura: «Tutto fermo per paura delle inchieste»

05 Dicembre 2020 - 10:52 Redazione
In regione è emergenza sul vaccino anti-influenzale. E il governatore opta per una missiva del suo staff legale alla procure che lo ha indagato per il caso camici

Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ha preso carta e penna – o meglio, ha fatto in modo che lo facesse il suo staff legale – per scrivere alla procura di Milano per raccontare che la centrale acquisti della Regione sarebbe letteralmente paralizzata. La ragione esposta ai quattro pm che la scorsa estate hanno indagato il governatore per l’ipotesi di frode in pubbliche forniture (il famoso caso camici)? Che i suoi funzionari regionali siano paralizzati – di base che non firmino più nulla – perché timorosi a causa delle inchieste della procura stessa.

Tali sarebbero i timori, scrive oggi il Corriere della Sera, che i dirigenti auspicherebbero addirittura una specie di nulla osta a monte per non mettersi di traverso in un’operazione che Fontana dice di voler portare avanti: l’acquisto a trattativa privata in Svizzera di 350 mila dosi di vaccino contro l’influenza. Vaccino che in regione sembra scarseggiare (ancora), e quindi per «ridurre almeno in parte i disagi di chi lamenta difficoltà e ritardi nel reperimento del vaccino».

La lettera

La comunicazione, nota il Corriere, di tre giorni fa al procuratore aggiunto e ai tre pubblici ministeri titolari del fascicolo in cui il leghista è indagato, è inusuale. La procura avrebbe inoltrato la lettera dei legali di Fontana al collega Giordano Baggio, titolare del fascicolo senza indagati sulle infelici gare (12 sinora, con sbalzi anche da 5 a 27 euro a dose) da settembre. Sullo sfondo l’allarme – e la ratio – lanciato da Fontana: sui vaccini anti-influenzali la Lombardia è in emergenza. Sulla questione vi è «ampia polemica. Il presidente Fontana intende informarvi» però, si legge nella missiva, che una via d’uscita ci sarebbe: Unifarma, importatore svizzero, avrebbe ben 350 mila dosi.

Resta «concreto il rischio che questi vaccini spariscano dal mercato» perché questi farmaci vanno a ruba. È stata indetta una gara, «ma è andata deserta, non avendovi partecipato alcun fornitore». Ecco perché Fontana insiste per intervenire, «intende avvalersi delle prerogative attribuitegli nelle situazioni di emergenza» e, «come soggetto attuatore, acquistare i vaccini a trattativa privata senza gara pubblica». Ma invece (o prima) di intervenire, decide di scrivere alla Procura.

«Ma non è una richiesta di salvacondotto»

Non solo: «il timore di intraprendere iniziative o decisioni suscettibili del vaglio di legittimità da parte della magistratura paralizza di fatto l’opera dei funzionari di Aria spa», ovvero la centrale acquisti della Regione, «che si rifiutano di acquistare a trattativa privata salvo che il presidente Fontana ottenga l’autorizzazione della Procura». Insomma, se poi quei vaccini non arriveranno, di chi sarà la responsabilità?

La mossa insomma è inusuale, ma lo staff legale sottolinea che è «lungi» da Fontana stesso «chiedere, seppure implicitamente, salvacondotti sul suo operato o autorizzazioni che appaiono indebite». Solo, si specifica, «preventivamente intende fare presente» alla procura «che si appresta ad assumersi la responsabilità» di avviare una trattativa privata per portare a casa i vaccini «alle miglior condizioni possibili».

In copertina ANSA / Mourad Balti Touati | Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, durante una conferenza stampa tenuta per illustrare il pacchetto di provvedimenti di natura economica, Milano, 17 novembre 2020.

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