Coronavirus, i numeri in chiaro. Tizzoni: «Prematuro parlare di una terza ondata. La seconda non è finita»

di Cristin Cappelletti

Per il ricercatore della Fondazione Isi in Veneto potrebbero essere necessarie delle restrizioni: «l’Rt continua a essere alto»

Il trend dell’epidemia a livello nazionale continua a dare segnali di speranza, con un calo dei nuovi contagi e dei ricoveri, cosi come delle terapie intensive. Ma, bisogna considerare «che i dati di questi giorni arrivano dopo un periodo di festa» e per questo «mi aspetto che si sia sia accumulato un ritardo nella notifica di alcuni casi». Così, Michele Tizzoni, ricercatore della Fondazione Isi, spiega a Open l’andamento del contagio nelle ultime settimane.


Professore, possiamo aspettarci che questo rallentamento continui?


«Sicuramente in questi due giorni abbiamo assistito alle conseguenze del weekend, e di due giorni di festa. Il trend rimane comunque positivo e in discesa e mi aspetto che continui perché gli indicatori a livello nazionale sono sicuramente incoraggianti. Bisognerà aspettare il prossimo fine settimana per avere un’immagine più chiara e completa. Ma i numeri sono sicuramente buoni».

Guardando a casi più specifici, il Veneto continua ad avere il più alto numero di nuovi contagi giornalieri in Italia. Cosa ci dicono gli altri indicatori?

«Quello che è chiaro è che la Regione non sta riuscendo a far calare i casi, e sul passaggio da una zona all’altra sappiamo che pesa molto anche l’indice Rt. Osservando l’andamento della curva l’indice rimane sempre intorno a uno, e negli ultimi giorni c’è stato anche un aumento dei casi. Se il trend continuerà cosi, tra qualche giorno l’Rt sarà sopra a uno. Dopo essere arrivato a un plateau e aver mantenuto un trend costante si vede un incremento e questa potrebbe essere la settimana decisiva per capire qual è la situazione in Veneto. È possibile che siano necessarie delle restrizioni».

In Puglia, invece, i dati di oggi mostrano un rapporto tra tamponi e casi positivi del 33%

«È un valore sicuramente elevato ed è una di quelle Regioni, insieme al Veneto, e in misura minore all’Emilia Romagna, che non hanno fatto scendere questo valore. In Puglia è da parecchi giorni che la percentuale di tamponi positivi non accenna a calare e sappiamo come questo sia uno degli indicatori principali per osservare l’andamento dell’epidemia e tenerla sotto controllo. In Puglia questo rapporto è sempre stato sopra al 15%, bisognerebbe portarlo al di sotto del 10%».

Oggi, il procuratore di Bergamo ha dichiarato che in Italia c’è tanta improvvisazione nella lotta alla pandemia. Che valutazione possiamo fare di questi ultimi due mesi?

«Penso che le decisioni siano sempre state prese su evidenze scientifiche. Ovviamente la decisione finale ha sempre un carattere politico e lo è anche la decisione, per esempio, se chiudere o meno le scuole. Sicuramente c’è stato un dialogo tra il mondo scientifico e il decisore politico. Per esempio, una delle cose che la comunità scientifica ha chiesto di fare è quella del tracciamento, dei test, e in questo caso non parlerei di improvvisazione. Bisognava investire moltissime risorse per potenziare i sistemi di contact tracing e se non si è riusciti a farlo è perché, probabilmente, ci sono state una serie di scelte, ma anche poi di problemi organizzativi di investimento e gestione delle risorse».

Siamo quindi pronti per una terza ondata?

«I dati a disposizione non ci permettono di dire se l’arrivo di una terza ondata sia inevitabile. In realtà trovo un po’ prematuro parlare di terza ondata quando la seconda non è ancora finita. Mentre possiamo dire che questa estate la prima ondata era finita, e a luglio la circolazione del virus era ridotta ai minimi termini, in questo momento siamo nel pieno della seconda ondata. Siamo sì in una fase di decrescita, ma guardando anche ai casi del Veneto e della Puglia, è evidente che il virus circola ancora molto. Nel caso in cui ci fossero meno restrizioni potremmo anche vedere un’immediata ripresa dei contagi su tutto il territorio».

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