Coronavirus, Miozzo (Cts) sull’ipotesi terza ondata: «Non è collegata alla scuola. Non riaprire è dannoso per la psiche dei ragazzi»

di Redazione

Per il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, non riaprire gli istituti scolastici danneggerebbe lo stato psicologico degli studenti. Quanto al tema delle mascherine, Miozzo ha rassicurato a proposito dell’uso in sicurezza per bambini e ragazzi di tutte le età

«Io ritengo che non sia corretto sostenere l’ipotesi di una terza ondata collegata alla scuola». Il coordinatore del Cts Agostino Miozzo torna a parlare di riaperture, durante il suo intervento in Commissione Istruzione al Senato, e sottolinea come la seconda ondata da Coronavirus non sia in alcun modo legata alla scuola ma probabilmente «agli effetti di una estate passata nella non osservanza delle indicazioni date». Lo stesso concetto lo aveva espresso settimane fa in una serie di interviste in cui chiedeva la riapertura tassativa degli istituti scolastici. «Il rischio non deriva tanto dalla riapertura il 7 gennaio delle scuole ma dai comportamenti non corretti che potrebbero avvenire da oggi e per tutto il periodo delle vacanze natalizie legato alla grande movimentazione delle persone e al desiderio di incontro tra congiunti che può creare rischi», ha affermato.


Scuola, «un ambiente protetto»

Per il Cts, spiega Miozzo, «c’è sempre stata grande attenzione e la consapevolezza che oggi la scuola sia di fatto un ambiente protetto, che non ha rischi maggiori di altre realtà, anzi ha dei rischi controllati, dove il percorso epidemico non ha dei picchi differenti dal resto della comunità. Bisogna intervenire sui trasporti, sulle aggregazioni pre e post scolastiche: le ore passate a scuola sono ore educative nelle quali gli studenti hanno con i loro docenti conoscenze sul rischio potenziale, non tanto per se stessi, ma per i loro genitori e soprattutto i parenti più fragili».


La polemica sulla Dad

Allo stesso tempo il Comitato tecnico scientifico non è stato investito del tema della Dad, ragion per cui «non ne ha valutato appropriatezza e criticità. Siamo preoccupati che la lontananza degli studenti dal mondo scolastico crei problemi e ci siamo concentrati sui rischi della distanza degli studenti: gli studenti negli ultimi mesi sono andati a scuola solo per poche settimane e in alcune regioni solo per due-tre settimane dal marzo scorso. Questo porrà problemi e rischi».

I tamponi rapidi

In un altro passaggio il coordinatore del Comitato tecnico scientifico ha sottolineato l’importanza di poter gestire tamponi rapidi in modo efficiente per la scuola e ha citato il caso di una scuola romana in cui la positività di un docente di educazione fisica ha mandato in quarantena moltissime classi. «Abbiamo supportato l’ipotesi dei prefetti» per coordinare il trasporto scolastico: «Questi temi devono trovare soluzioni a livello locale, il tavolo del prefetto può trovare in tempi brevi soluzioni che magari a livello nazionale hanno trovato più difficoltà». Infine, per Miozzo far slittare l’ingresso a scuola di 1 o 2 ore «non dovrebbe essere un gigantesco problema, né dovrebbe provocare grandi problemi».

«Non riaprire è dannoso per la psiche dei ragazzi»

Infine, il presidente del Cts ha ricordato che «In altri paesi a noi vicini e analoghi per diffusione del virus e contesto sociale, la scuola o non è stata chiusa o lo è stata per un periodo brevissimo; poi è stata riaperta e lo è tutt’oggi». La soluzione, a farla breve, non sarebbe la chiusura sistematica degli istituti, per Miozzo, cosa che peraltro crea non pochi problemi agli studenti per quanto riguarda l’apprendimento e – soprattutto – «per tutti gli aspetti di impatto psicologico che saranno evidenti nei mesi e negli anni a venire».

L’uso delle mascherine non è dannoso

Quanto al tema delle mascherine, Miozzo ha rassicurato a proposito dell’uso in sicurezza per bambini e ragazzi di tutte le età. «Abbiamo nel Comitato tecnico scientifico due pediatri che sostengono che non ci sono evidenze di danno dall’uso delle mascherine su bambini e ragazzi. Altra cosa è pensare ad un ragazzino con la mascherina, è un fastidio, è un disagio ma diverso è pensare ci sia un danno. Fino a fine settembre avevamo dato indicazione che i ragazzi erano seduti al banco potevano togliere la mascherina – ha ricordato Miozzo -. Quando la curva epidemica ha iniziato a alzarsi, nel principio di massima precauzione e in assenza di evidenze precise e granitiche, ci siamo espressi dicendo è bene che i ragazzi mantengano la mascherina per tutto il periodo a scuola», ha spiegato il coordinatore del Cts.

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