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Coronavirus, Miozzo: «Unanimità sull’inasprimento delle misure». Ma il Cts resta diviso sulle modalità

15 Dicembre 2020 - 18:38 Redazione
Gli assembramenti di questi giorni hanno preoccupato gli esperti del Comitato tecnico scientifico, che chiedono al governo più durezza per i giorni di festa

«Alla fine abbiamo raggiunto un punto d’incontro». Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, assicura così che dopo ore di riunione, i vari componenti del Cts hanno condiviso all’unanimità la necessità di inasprire le misure di contenimento del contagio. «Al ministro Roberto Speranza e al governo – ha spiegato – abbiamo quindi suggerito di considerare quanto previsto dalla normativa già in vigore». Dopo il lungo vertice di oggi, il Cts ha confermato la linea della «preoccupazione». Come scrive La Repubblica, gli esperti hanno ribadito quella che per loro resta una necessità per il periodo natalizio: che il governo metta in atto misure «finalizzate all’inasprimento delle misure», servendosi delle misure previste per le zone rosse e arancioni. Tuttavia, il Cts non ha fornito indicazioni su chiusure specifiche, come riporta il Corriere della Sera.

Intensificare i controlli

Il rischio di peggiorare le cose è troppo alto e, secondo i tecnici, è necessario intensificare i controlli. In primis coinvolgendo massivamente le forze dell’ordine, impiegate sui territori per monitorare gli spostamenti. Bisogna farlo «nella consapevolezza delle specificità del periodo cui si va incontro, dei rischi specifici relativi alla mobilità e alla aggregazione nei contesti familiari e sociali». Questo tipo di aggregazioni «si ripercuotono» oggi come non mai sul «consolidamento del controllo del contagio che, ad oggi, registra un indice Rt nazionale inferiore a 1 e che necessita di azioni di grande prudenza in occasione del periodo delle festività natalizie».

Evitare assembramenti

In definitiva, per gli esperti è importante che le autorità politiche evitino al massimo il verificarsi di assembramenti, sia nelle aree pubbliche che in quelle private. Bisogna «garantire» il distanziamento interpersonale e l’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale in ogni occasione, dati anche gli episodi di questi giorni. «Si valuta con molta preoccupazione – dicono gli esperti – il riscontro di grandi aggregazioni tra persone osservate in diverse aree del Paese, soprattutto nei centri storici e nelle aree metropolitane, nonché la difficoltà di contenimento/prevenzione delle aggregazioni medesime».

Zona diffusa arancione o rossa?

Da qui la necessità di chiudere il più possibile. Bisogna, scrive il Cts, che si faccia una seria riflessione sull’inapplicabilità della zona gialla durante le feste, perché evidentemente non basta a tenere sotto controllo la curva di morti e contagi ora che quasi tutta Italia lo è diventata. I letti occupati in terapia intensiva sono ancora troppi in molte Regioni, dicono, e la strada da seguire deve essere quella di utilizzare gli strumenti di chiusura disposti nel Dpcm del 3 dicembre – cioè l’imposizione di una zona diffusa arancione o rossa. Un’opzione su cui il Cts non è però apparso compatto. Da una parte – riporta ancora il Corriere – c’è chi chiede che le prossime settimane dei cittadini siano regolate sulla base delle misure previste dalle zone rosse e chi vuole invece un approccio “più aperto” senza riferimenti specifici ai provvedimenti da prendere.

In copertina EPA/ALESSANDRO DI MEO

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