Pablito, quando il campione ha talento anche fuori dal campo – Il commento

di Giampiero Falasca

Una leggenda del calcio che ha incarnato valori autentici anche nella sua vita personale

La scomparsa di Paolo Rossi a pochi giorni di distanza da quella di un altro grande campione come Diego Armando Maradona impone qualche riflessione sull’impatto che hanno avuto questi talenti irripetibili sulla vita di milioni di persone. Non c’è dubbio sul paragone calcistico: Diego ha fatto parte di una categoria diversa, irraggiungibile a tutti gli altri calciatori, salvo pochissime eccezioni. Pablito è stato un grande attaccante, uno dei migliori del nostro calcio, ma non possedeva il tocco quasi divino che fuoriusciva dai piedi del Pibe de Oro.


Ma campioni di questa portata hanno due vite: quella dentro il campo di calcio, caratterizzata dai goal, gli assist, gli scudetti e i trofei, e quella fuori e dopo il calcio, fatta di comportamenti, esempi e valori che trasmettono figure dotate di un carisma così forte sulle masse. Non c’è dubbio che su questo nuovo e diverso campo di gioco, quello della vita, Paolo Rossi abbia tirato fuori valori e comportamenti che lo hanno reso unico e speciale, diverso anche da quelli che nel rettangolo verde erano o sembravano più forti di lui. Ha avuto una brutta vicenda – la squalifica per il calcio scommesse – che avrebbe distrutto un gigante, e ha saputo rialzarsi con il lavoro, la fatica e l’impegno, senza lanciare anatemi, accuse di complotto e teorie negazioniste ante litteram.


Ha incarnato i valori migliori del genio italico, cogliendo l’attimo giusto – quelle poche settimane durante l’estate del 1982 – per tirare fuori tutto il meglio della sua competenza calcistica. E ha messo stile, eleganza e sobrietà in tutta la sua parabola umana successiva alla fine di una carriera dove forse ha raccolto meno di quello che poteva.  Ha incarnato, con queste caratteristiche e questi valori, lo spirito migliore di quell’Italia nata e cresciuta nel dopoguerra e andata avanti mescolando il lavoro, l’impegno e l’abnegazione con una buona dose di talento. 

Non sempre un grande calciatore è un grande uomo; spesso questo concetto elementare viene dimenticato, e i giudizi sul talento calcistico vengono proiettati sulla persona, come se la vita calcistica e quella fuori dal campo fossero vasi comunicanti. Un errore che ci porta spesso a idolatrare come se fossero leader carismatici campioni dello sport che fuori dal campo hanno portato avanti una vita di sofferenze, debolezza e sbagli. Nel caso di Paolo Rossi, non c’è questo rischio: dopo essere stato campione del mondo sul campo ha continuato ad esserlo nella vita, rafforzando in ciascuno di noi l’orgoglio di essere italiani. 

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