Coronavirus, l’Agenzia italiana del farmaco autorizza il vaccino Pfizer. «Nessuna controindicazione. Pronti anche alle possibili varianti»

di Giada Giorgi

Dopo l’Ema per l’Europa, l’italiana Aifa dà il via libera alla diffusione del vaccino Pfizer in tutto il Paese

Dopo il via libera dell’Ema, l’ente regolatore europeo, al vaccino Pfizer, ora è la volta dell’Agenzia Italiana del farmaco. L’Aifa, infatti, ha autorizzato per l’Italia la diffusione della nuova formula anti Covid. Era l’ultimo sì atteso in Italia, nell’impegnativa trafila di permessi a cui i documenti della casa farmaceutica produttrice dovevano essere sottoposti. Ora, il prossimo appuntamento è a domenica prossima, 27 dicembre, quando le prime dosi verranno ufficialmente inoculate.



«Il vaccino di Pfizer è approvato per tutta la popolazione al di sopra dei 16 anni ed è importante aggiungere che non ha controindicazioni assolute» ha spiegato il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini. Secondo quanto dichiarato durante la conferenza stampa di approvazione, saranno 1 milione i sanitari vaccinati entro il mese di gennaio, per poi passare agli ospiti delle Rsa. «Non saranno richieste accortezze particolari per anziani o immunodepressi. Chi ha disturbi della coagulazione non avrà problemi, così come per gravidanza e allattamento». Rassicurazioni su tutti i fronti dunque da parte di Aifa, anche sulla possibilità di ammalarsi nei giorni immediatamente successivi alla somministrazione, ritenuta dal presidente Giorgio Palù «altamente improbabile».

La migliore farmacovigilanza d’Europa

A proposito del periodo post vaccinazione Palù ha poi spiegato il lavoro di un Comitato tecnico formato da Aifa «per sorvegliare le reazioni avverse». Un lavoro su cui l’Agenzia mostra molta fiducia: «Abbiamo uno dei sistemi di farmacovigilanza migliori d’Europa», ha continuato Palù, «verranno avviati studi specifici anche su pazienti in dialisi, pazienti delle Rsa, più avanti nell’anno anche sulla popolazione delle donne in gravidanza». Dopo la prima somministrazione, la seconda dose andrà inoculata a 3 settimane, con una risposta immunitaria della prima dose che potrà essere visibile già «dal sesto o settimo giorno».

Una capacità di analisi seriata a 3/6/9/12 mesi quella spiegata da Aifa che comprenderà anche il monitoraggio delle evoluzioni e dei cambiamenti del virus. «La nostra piattaforma è in grado di intervenire con modifiche tempestive nel caso in cui dovessero sorgere mutazioni del virus resistenti al vaccino» ha spiegato Palù. «Gli inglesi ci stanno insegnando che sarà fondamentale monitorare anche l’aspetto delle evoluzioni in modo da agire subito su nuove possibili varianti ».

«Nessun rifiuto ai monoclonali»

«Abbiamo interesse a valutare gli anticorpi monoclonali e nei prossimi giorni valuteremo se c’è possibilità di sperimentazione». Il riferimento di Aifa al farmaco contro Covid-19 prodotto a Latina è stato chiaro, sottolineando una completa apertura. Secondo quanto spiegato da Magrini, la valutazione dovrà essere effettuata sulla base di una sperimentazione messa in campo «per confermare gli esiti al momento resi disponibili dalla letteratura scientifica». Il direttore generale ha poi tenuto a chiarire la disponibilità da sempre sostenuta sui monoclonali, chiarendo che «il rifiuto dell’accesso in Italia non corrisponde a verità».

In quanto ai fatti degli ultimi mesi Magrini ha ribadito che «Aifa non ha ricevuto alcuna proposta di donazione per l’accesso ai monoclonali né di sperimentazione», definendo lo studio clinico futuro come «interesse primario da discutere con tutta la comunità scientifica».

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