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Coronavirus, sale a 0,90 l’indice Rt. Gli esperti dell’Iss: «Linea di rigore anche dopo le festività»

23 Dicembre 2020 - 21:29 Redazione
L’Istituto superiore di sanità lancia un ammonimento: «Si continua a osservare nella maggior parte delle regioni un rischio moderato o alto di una epidemia non controllata e non gestibile»

Non arrivano buone notizie dalla bozza del monitoraggio sul Coronavirus che l’Istituto superiore di sanità (Iss) pubblica settimanalmente. Dalle anticipazioni che emergono del documento prossimo alla diffusione emerge il secondo incremento consecutivo del parametro Rt: l’indice di trasmissibilità, su scala nazionale, è passato da 0,86 a 0,90. Nel report di due settimane fa, l’Rt si attestava a 0,82: si conferma dunque il rallentamento della discesa della curva dei contagi.

«Complessivamente, l’incidenza in Italia rimane ancora molto elevata e l’impatto dell’epidemia è ancora sostenuto nella maggior parte del Paese – si legge nella bozza -. Inoltre, si continua a osservare nella maggior parte delle regioni un rischio moderato o alto di una epidemia non controllata e non gestibile. Tale situazione conferma la necessità di mantenere la linea di rigore delle misure di mitigazione adottate nel periodo delle festività natalizie».

Tradotto? I tecnici dell’Iss chiedono di prorogare anche dopo l’Epifania le restrizioni e le misure di contenimento messe in atto dal governo nei giorni festivi. Non solo: «Le festività, l’aumentata mobilità e l’interazione interpersonale potrebbero aumentare i contagi con una appesantimento sui servizi sanitari».

Restrizioni da prorogare

Mentre da domani l’Italia sarà nuovamente zona rossa, «si conferma pertanto la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone – ribadiscono gli esperti -. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile».

Le regioni a rischio

L’Istituto segnala che nella maggior parte delle regioni, ancora oggi, «resta un impatto elevato della epidemia in particolare dovuto ad un sovraccarico dei servizi assistenziali». Sono 13 le regioni in cui il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva supera le soglie critiche di saturazione. In particolare, sono cinque quelle considerate a rischio “Alto”: Liguria, Marche, Puglia, Umbria e Veneto. Sono quattro, invece, le regioni e province autonome classificate con un indice di rischio “Moderato”: Emilia-Romagna, Molise, Trento e Valle d’Aosta. «Hanno una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l’attuale trasmissibilità». Rientrano nell’ultima fascia di rischio, quella “Bassa”, solo quattro regioni italiane.

Il caso Veneto

Dal Veneto continuano ad arrivare cattive notizie: la regione si trova per la terza settimana consecutiva nella fascia di rischio “Alto”. L’indice Rt del territorio è compatibile con uno scenario di tipo 2. Il parametro che indica la trasmissibilità del virus si attesta a 1,11. Anche il Molise ha superato la soglia di 1, precisamente con un Rt pari a 1,02. Tutte le altre regioni italiane si trovano sotto la soglia critica dell’Rt uguale a 1: quella con il valore più basso è la Campania, con un indice pari a 0,65.

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