Numeri in chiaro, il virologo Pregliasco: «Trend in peggioramento: arriverà un’altra ondata e la colpa sarà anche della riapertura delle scuole»

di Giulia Marchina

«Domani si capirà cosa succederà nel prossimo futuro. Viviamo ancora in un limbo fino al 15 – ha spiegato -. La tendenza non è incoraggiante: i decessi e le terapie intensive sono l’elemento più pregnante»

In Italia, secondo i dati pubblicati nell’ultimo bollettino della Protezione civile e del ministero della Salute, nell’ultima giornata sono 18.020 i nuovi contagi da Coronavirus. Il totale dei casi positivi, da inizio pandemia, ha raggiunto quota 2.220.361. Sono invece 414 le vittime registrate nelle ultime 24 ore in nel Paese. Il totale dei morti ha raggiunto la cifra di 77.291. Gli ingressi in terapia intensiva sono stati 156. Delle 571.055 persone attualmente positive nel Paese, 23.291 sono ricoverate con sintomi (ieri erano 23.174), 2.587 si trovano in terapia intensiva e 545.177 si trovano in isolamento domiciliare. «Non sono particolarmente ottimista», spiega a Open il virologo e direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano e presidente dell’Anpas, Fabrizio Pregliasco, commentando la situazione epidemica di oggi, 7 gennaio.


Professore, qual è la situazione di oggi?


«Non incoraggiante. Quello che si capisce, a una prima lettura dei dati, è che siamo davanti a una tendenza verso un peggioramento. I casi continuano a veleggiare sui 18-20 mila al giorno, con un tasso di mortalità troppo alta. Ma non solo».

Cioè?

«C’è una salita nei ricoverati con sintomi, nelle terapie intensive. Poi meno tamponi, tasso di positività più alto. Se vedremo gli effetti positivi – sempre ce ne siano – degli ultimi provvedimenti, non sarà prima della metà del mese».

A questo proposito, cosa prevede?

«Io dico che un’onda ce la prendiamo, se non come la seconda ondata, qualcosa di simile arriverà, e andrà a incrementare ulteriormente il numero dei nuovi casi».

Cosa significa un peggioramento nel breve termine?

«Significa dover far fronte ad altre restrizioni. Domani si capirà cosa succederà nel prossimo futuro. Viviamo ancora in un limbo fino al 15. La tendenza non è incoraggiante: i decessi e le terapie intensive sono l’elemento più pregnante».

Come vede la riapertura degli impianti sciistici il 18 gennaio?

«In maniera pessimista. Ecco, io eviterei».

E la scuola?

«La scuola, che ha già ripreso per alcuni, inciderà di sicuro su una possibile recrudescenza del virus. Mi aspetto che le prefetture lavorino per evitare il più possibile il dilagare del contagio».

Quanto ai provvedimenti varati dal governo, pensa si potesse fare di più?

«Non esiste il manuale perfetto d’istruzioni, si va a tentoni. Certo è che una serrata nazionale, a Natale, sarebbe stata più efficace».

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