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Trump e l’ipotesi di una rimozione immediata: cos’è e come funziona il 25° emendamento

07 Gennaio 2021 - 15:24 Redazione
La Costituzione statunitense prevede la possibilità di revocare i poteri a un presidente. Se succedesse, sarebbe la prima volta nella storia. Ecco l’iter e le tempistiche

Dopo i fatti di ieri, 6 gennaio, quando i sostenitori di Donald Trump hanno fatto irruzione nel Congresso statunitense, sui media di Oltreoceano sta rimbalzando insistentemente lo scenario secondo cui il presidente potrebbe essere rimosso dalle sue funzioni. Stando a quanto riportato dalla Cbs e da Axios, alcuni funzionari e segretari di Gabinetto stanno considerando di invocare la sezione 4 del 25° emendamento della Costituzione per togliere i poteri presidenziali a Trump. Finora, la quarta sezione non è mai stata invocata per rimuovere forzatamente un presidente in carica. Alcuni presidenti ne hanno fatto ricorso volontariamente per motivi di salute: ad esempio, George W. Bush lo fece due volte per sottoporsi a cure mediche, Ronald Reagan una per un intervento chirurgico al colon.

Durante questi ultimi quattro anni di presidenza, comunque, l’ipotesi ha fatto capolino diverse volte. Una su tutte, quando l’ex vice procuratore generale Rod Rosenstein aveva proposto di invocare il 25° emendamento a seguito del licenziamento del direttore dell’Fbi James Comey, nel 2017. Ora sono i principali giornali statunitensi, tra cui il Washington Post, che ne chiedono il ricorso, perché «Trump non è in grado di rimanere al governo altri 14 giorni». Ma come funziona di preciso l’iter?

Come funziona e che differenza c’è con l’impeachment

Il 25° emendamento prevede che il vicepresidente prenda i poteri del commander in chief come facente funzioni in caso di:

  • morte del presidente;
  • sue dimissioni;
  • rimozione dal suo incarico per incapacità manifesta o malattia.

A differenza di quanto accade con la procedura d’impeachment, le norme del 25° emendamento consentono di rimuovere il presidente senza che sia necessario elevare accuse precise: è sufficiente che il vicepresidente e la maggioranza dei segretari del Gabinetto trasmettano una lettera al Congresso, sostenendo che il presidente non è più in grado di esercitare i poteri e i doveri legati al suo incarico.

Il 25° emendamento richiederebbe una presa di posizione netta da parte dell’amministrazione Trump – i cui membri, a partire dal vice Mike Pence (che prenderebbe il suo posto), dovrebbero rivoltarsi apertamente contro il presidente. Secondo Axios, però, dietro alle discussioni sull’ipotesi di applicare la quarta sezione ci sono proprio funzionari della Casa Bianca e del Congresso. Personalità che finora avevano supportato (o quantomeno tollerato) il presidente.

Chi deve avviare l’iter

Da chi dovrebbe partire l’iter? I segretari del Gabinetto che dovrebbero esprimersi sulla questione sono 15. Servirebbe che almeno 8 di loro firmassero la lettera. Attualmente, le persone che verrebbero chiamate in causa sono:

  • Il Segretario di Stato Mike Pompeo
  • Il Segretario del Tesoro Steve Mnuchin
  • Il Segretario della Difesa ad interim Chris Miller
  • Il sostituto procuratore generale Jeffrey Rosen
  • Il Segretario degli Interni David Bernhardt
  • Il Segretario all’Agricoltura Sonny Perdue
  • Il Segretario al Commercio Wilbur Ross
  • Il Segretario del Lavoro Eugene Scalia
  • Il Segretario alla Salute Alex Azar
  • Il Segretario per l’Edilizia Ben Carson
  • La Segretaria ai Trasporti Elaine Chao
  • La Segretaria all’Educazione Betsy DeVos
  • Il Segretario all’Energia Dan Brouilette
  • Il Segretario per gli Affari dei veterani Robert Wilkie
  • Il Segretario ad interim della Sicurezza interna Ciad Wolf

Cosa succede dopo

Una volta che viene inviata la lettera agli speaker di Camera e Senato, il vicepresidente diventa immediatamente presidente ad interim. Il presidente – che conserva il titolo solo sulla carta, perdendo le funzioni – può opporsi, dichiarando di essere «capace» di esercitare i suoi poteri. In questo caso diventa decisivo il Congresso, che si esprime sulla questione con un voto. Per mantenere il vicepresidente al potere è necessaria la maggioranza di due terzi sia della Camera che del Senato.

Le tempistiche sul caso Trump

Dal momento in cui il presidente si oppone per iscritto alla decisione del Gabinetto, il Congresso ha 21 giorni di tempo per decidere. Nel caso di Trump, però, questo passaggio è praticamente nullo: la sua presidenza scade tra 14 giorni, a mezzogiorno del 20 gennaio. Stando così le cose, se i segretari decidessero di applicare il 25° emendamento, i poteri presidenziali di Trump decadrebbero una volta per tutte. Almeno per i prossimi 4 anni.

Immagine di coperina: EPA/WILL OLIVER

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