Dopo l’assalto al Parlamento Usa, il congresso conferma la vittoria di Biden e Harris. Trump: «Il passaggio di poteri sarà pacifico. Ma la battaglia continua»

Camera e Senato hanno certificato con 306 voti la vittoria di Biden. È di 4 morti, 13 feriti e 52 arresti il bilancio dell’attacco a Capitol Hill. Adesso il presidente uscente rischia la rimozione

Il Congresso americano ha certificato la vittoria di Joe Biden e Kamala Harris come presidente e vice degli Stati Uniti, alla fine della lunga seduta del Parlamento in plenaria ripresa nella notte, dopo l’assalto a Capitol Hill a Washington di ieri, 6 gennaio. Il ticket dei democratici ha vinto con 306 voti contro i 232 dei repubblicani. Subito dopo, il presidente uscente Donald Trump ha assicurato che il 20 gennaio «il passaggio di poteri sarà pacifico». Attraverso una dichiarazione twittata dal capo della comunicazione social, Dan Scavino, Trump ha ribadito che, «pur rimanendo in totale disaccordo con l’esito delle elezioni, così come confermato dai fatti, il passaggio di poteri del 20 gennaio avverrà in maniera pacifica e ordinata». «Ho sempre sostenuto che avremmo continuato la nostra lotta per garantire che venissero conteggiati solo i voti legali – ha aggiunto il presidente uscente -, anche se questo rappresenta la fine del più grande primo mandato nella storia presidenziale. Ma è solo l’inizio della nostra lotta per rendere l’America nuovamente grande!». 



I lavori erano stati bloccati dall’irruzione di decine di sostenitori armati di Donald Trump, che per diverse ore hanno letteralmente occupato gli uffici del Parlamento. Alla fine degli scontri con la polizia, il bilancio parziale è di quattro morti, 13 feriti e 52 arresti. I lavori del Parlamento americano sono ripresi alle 20 con le prime due risposte chiare alle contestazioni del risultato ancora agitate dal presidente uscente Donald Trump e parte del partito repubblicano. Il Senato ha respinto la prima contestazione dei voti, guidata dal senatore Ted Cruz: la sua mozione è stata bocciata con 93 voti contrari e sei a favore. Anche alla Camera l’obiezione ai voti in Arizona ottenuti da Biden è stata respinta. Tutti repubblicani i deputati che hanno votato a favore della contestazione dei voti, ben 122 dei 140 previsti, indicando quanto ancora la maggioranza dei deputati repubblicani appoggi le accuse di brogli e di elezioni illegittime che hanno spinto la protesta violenta, per il New York Times «istigata da Trump».

Gop spaccato: Trump rischia la rimozione

In apertura dei lavori al Senato, l’intervento del vicepresidente Mike Pence, che presiede la seduta, ha condannato le violenze dei sostenitori di Trump: «Non avete vinto, la violenza non vince mai». Stessa posizione per il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell che ha bollato l’assalto al congresso come una «falsa insurrezione» e l’ha definita una «ribellione armata» che non impedirà al Senato di fare il suo lavoro: «Hanno tentato di fermare la nostra democrazia, ma hanno fallito. Gli Stati Uniti non saranno intimiditi».

A prendere le distanze da Trump c’è anche il senatore repubblicano Lindsey Graham, tra le figure considerate più carismatiche finora nel Gop e strettissimo alleato del presidente uscente: «Io e Trump abbiamo fatto un bel percorso insieme – ha detto in Senato – Mi dispiace che finisca così, ma oggi tutto ciò che posso è “non contare su di me”. Quando è troppo è troppo. Ho provato a essere utile». Graham ha quindi ribadito che Biden e Kamala Harris «sono stati eletti legalmente e diventeranno presidente e vicepresidente».

Sempre più isolato Trump, che secondo la Cbs rischia di essere rimosso con l’ipotesi che venga invocato il 25mo emendamento, che consentirebbe di sostituire il presidente in carica senza un impeachment nel caso di decesso, dimissioni o rimozione dal suo incarico. Alla Casa Bianca si prevede una raffica di dimissioni nello staff del presidente uscente Trump. Tra i primi a lasciare l’incarico c’è stata la portavoce di Melania Trump, l’ex direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca Stephanie Grisham, poco dopo la protesta armata fuori dal congresso scoppiata dopo il discorso del presidente uscente. Si è dimesso anche il vice consigliere per la sicurezza nazionale, Matt Pottinger, al quale potrebbe seguire il consigliere capo Robert O’Brien.

Bannato dai social

I principali social hanno deciso di sospendere i profili di Trump, che nei suoi recenti post e tweet aveva continuato a parlare di elezioni truccate. Il primo blocco è arrivato da Twitter, che prima ha eliminato la possibilità di commentare e rilanciare l’ultimo video del presidente uscente, per poi sospendere i suoi aggiornamenti per almeno 12 ore. Secondo i media americani, i vertici di Twitter stanno valutando la sospensione a tempo indeterminato. Stessa decisione da parte dei social di Mark Zuckerberg, che ha deciso di fermare i profili di Trump su Facebook e Instagram per un giorno.

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