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Calenda: «Renzi schizofrenico e Conte inadeguato. Fra i cosiddetti responsabili noi non ci saremo» – L’intervista

15 Gennaio 2021 - 15:12 Felice Florio
Secondo il leader di Azione, in questo momento, con la pandemia, aprire la crisi non ha senso. «Serve un governo guidato da personalità autorevoli e che sappiano amministrare. Quindi, non Conte»

Se qualcuno ha pensato ai parlamentari di Azione per inquadrarli nel valzer di deputati e senatori che, in queste ore, vengono annoverati come «responsabili» o «costruttori», dovrà cercare altrove. «È imbarazzante il solo pensiero di ricorrere ai responsabili in vista delle sfide che attendono il governo e del semestre bianco». Carlo Calenda, leader di Azione, europarlamentare e candidato sindaco alle amministrative di Roma, taglia corto: «Restiamo coerenti e non partecipiamo agli ultimi sussulti della Seconda Repubblica, che credo finirà molto male».

Calenda, lei ritiene Giuseppe Conte inadeguato al ruolo di presidente di Consiglio?

«Sì, altrimenti avremmo votato la fiducia».

Perché non lo ritiene in grado di svolgere questo ruolo e, soprattutto, adesso deve lasciare Palazzo Chigi?

«È una persona retorica, ma per niente operativa. Non ha esperienze amministrative, che invece sarebbero essenziali adesso. Detto ciò, sono convinto che questo non sia il momento giusto per aprire una crisi di governo, in piena campagna vaccinale e con il Recovery Plan non fatto».

Però ormai siamo nel bel mezzo di una crisi di governo. Con chi andrebbe sostituito Conte?

«Per affrontare questi temi, a capo del governo ci dovrebbe essere una persona con standing internazionale, dalle qualità riconosciute. E una squadra di ministri con esperienza amministrativa nel pubblico o gestionale nel privato. Capacità di cui il governo è carente: ciò porterà ad avere un 2021 peggiore del 2020».

Come si spiega il fatto che il Pd abbia fatto quadrato intorno a Conte e se lo aspettava questo sostegno a un premier che non è nemmeno espressione del Nazareno?

«Dal Pd mi aspetto ormai un po’ di tutto. Non solo hanno deciso di fare un governo con i 5 stelle, ma hanno accettato che a capo ci fosse Conte, quello che qualche mese prima definivano il burattino di Salvini. Adesso lo considerano un padre della patria. Il Pd è un partito che si lascia trascinare dalla corrente, incapace di prendere una posizione netta. Presto il Pd affonderà: si stanno aggrappando a Conte perché pensano che sia una boa che li faccia galleggiare, ma in realtà è un’ancora che li trascina ancora più giù».

Cosa pensa che succederà adesso? Troveranno i responsabili per andare avanti con questo esecutivo?

«Non ne ho idea, ma è imbarazzante il pensiero che siano i responsabili a reggere un governo, viste le sfide difficilissime che ci saranno nei prossimi mesi. Il gruppo di responsabili, se si formerà, esploderà con il semestre bianco: sono persone che si aggiungono a questa maggioranza con il solo scopo di evitare le elezioni, non sono mosse da intenti più nobili».

Tra i vari scenari possibili, ce n’è uno che vede il suo partito entrare in maggioranza?

«Sì, in un solo caso: se si costituisce una maggioranza Ursula, come quella che sostiene la Commissione europea. Per intenderci, significherebbe avere una nuova maggioranza che parta da Forza Italia, si muova verso il centrosinistra e coinvolga anche i pochi soggetti razionali dei 5 stelle. Ovviamente, questa maggioranza dovrà supportare un presidente del Consiglio diverso e dei ministri diversi».

Il Recovery Plan è uno dei nodi attorno ai quali si è consumato lo strappo di Italia Viva. Chi ha ragione, tra Renzi e Conte, nel merito dei finanziamenti in arrivo dall’Europa?

«Nessuno dei due, perché entrambi hanno scritto dei Recovery Plan che sono, di fatto, dei contenitori vuoti. I loro documenti non sono altro che un elenco di buone intenzioni dove non c’è scritto né come, né dove, né quando utilizzare i fondi. I Recovery Plan di Conte e di Renzi sono dei balletti di cifre spostate senza ragione, stiamo utilizzando questo pacchetto di fondi come se fosse la lotteria di Capodanno, senza un progetto per il Paese. Azione sta lavorando a un documento che presenteremo entro giugno dove proponiamo dei progetti concreti e, vicino a ogni voce di spesa, scriviamo esattamente come effettuarla».

Qual è stato l’errore più grande di Giuseppe Conte?

«Gli errori sono innumerevoli. Cercherò di essere sintetico perché fatico a trovare quello più grande degli altri. Conte ha sottovalutato la seconda ondata, ergendosi a padre della patria perché, la scorsa primavera, l’Italia era al centro dell’attenzione. Non ha preparato il Paese alla seconda ondata, non è riuscito a coordinare le Regioni, la parte di politica economica è stata un disastro visto che siamo sia il Paese con più morti che quello con più danni economici. I dossier industriali sono in alto mare…».

La fermo io. Quindi è una bocciatura totale?

«Credo che il Conte II sia un governo disastroso. Ma non poteva essere altrimenti perché è un esecutivo nato da un atto di trasformismo senza precedenti nella storia politica mondiale: un capo di governo di destra che, nel giro di un mese, è diventato un capo di governo di sinistra. In questa fase credo che stiamo vivendo gli ultimi sussulti della Seconda Repubblica, e finirà molto male».

Quale, invece, l’errore più grande di Matteo Renzi?

«Renzi è diventato completamente randomico e imprevedibile. Mettiamo in fila ciò che è successo negli ultimi due anni: nel 2018 ha perso le elezioni, non ha voluto allearsi con i 5 stelle facendo nascere il governo con la Lega. Un esecutivo che somma i populisti ai sovranisti, pericolosissimo per l’Italia. Poi, per evitare le elezioni, ha cambiato idea caldeggiando l’alleanza con i 5 stelle e accettando che a guidarla fosse sempre Conte. Il Pd si è allineato e, quando ha accettato Conte, Renzi l’ha utilizzato come pretesto per rompere con il Pd e farsi il suo partito, portandosi via un sacco di parlamentari. Quando io sono uscito dal Pd per fondare Azione, l’ho fatto per coerenza e non mi sono portato via nessun parlamentare. Poi, Renzi ha aperto una crisi di governo di cui nessuno ha capito nulla: in conferenza stampa dice che Conte fa schifo, e poi aggiunge di non avere preclusioni su Conte per un nuovo esecutivo. È un comportamento schizofrenico che dà un senso di inaffidabilità totale».

Se Conte desse avvio alla sua personale formazione politica di centro, in futuro ci sarebbe spazio per un’alleanza con Azione?

«Lo escludo totalmente. Anzi, invito Conte a riflettere molto bene prima di avventurarsi in un’operazione simile. Perché una cosa è fare il presidente del Consiglio per caso, e una cosa è costruire un partito politico: è molto più faticoso, più difficile, ma anche, politicamente, più profondo».

Negli ultimi sondaggi, Azione è dato in crescita. Il fatto di essere all’opposizione in questo momento in cui sbagliare, governando, è molto facile, sta pagando in termini di consenso?

«No. Penso che sia dovuto al fatto che siamo molto lineari e coerenti. La gente capisce la nostra posizione in un momento di estrema complessità. Inoltre, credo che sia apprezzato il nostro modo di fare opposizione, sempre costruttivo: ci siamo sottratti al gioco adolescenziale per cui gli avversari sbagliano sempre e noi siamo sempre nel giusto».

Se in questo momento le arrivasse una telefonata da Matteo Renzi, cosa gli direbbe?

«Gli suggerirei intanto di capire cosa vuole lui davvero, qual è il suo punto di atterraggio. Mi sembra che il suo unico obiettivo sia quello di stare sui giornali, ed è una cosa che non porta a nessun risultato. Gli consiglierei anche di evitare di fare quello che ha fatto Salvini. Pensava che Conte fosse Churchill e Di Maio fosse Bismarck quando si è alleato? Renzi, sei stato tu ad aver scelto questa maggioranza, sei stato tu a votare tutte le cose peggiori approvate da questo governo, dal taglio dei parlamentari all’Ilva e ad Alitalia. Dovevi evitare di aprire una crisi nel momento in cui il Paese è più fragile, senza spiegare le vere ragioni di questa crisi. Ecco, Renzi: datti una calmata. Gli direi questo, anche perché lo spettacolo del prossimo lunedì, un duello tra due leadership consumate, è uno spettacolo che non giova a nessuno. Né al Paese, né ai protagonisti di questa triste vicenda».

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