Calenda: «Non sono una prostituta». Mastella: «Io venditore?». E lo scontro rischia di finire in Tribunale

di Redazione

Il leader di Azione ha detto su Radio 1 di essere pronto a rivolgersi alla magistratura. E il sindaco di Benevento ha replicato: «Anche il mio avvocato ha materia per far valere le mie ragioni»

Rischia di finire in Tribunale lo scontro in corso da giorni e innescato dalla crisi di governo – con annessa ricerca di “costruttori” – tra Carlo Calenda e Clemente Mastella. «Ci vedremo in Tribunale» è la minaccia che risuona oggi, ed è stato il leader di Azione a minacciare per primo il ricorso alla magistratura. «È chiaro che ricevo tante telefonate e i contenuti non li riferisco», ha spiegato Calenda ospite di Radio 1, tornando sulla chiamata ricevuta da Mastella. «Ma se uno ti parla come se parlasse con Scilipoti o con una prostituta e ti dice una cosa inaccettabile…».



Secondo la versione di Calenda, Mastella avrebbe sondato il terreno per conoscere la sua posizione in relazione alla sopravvivenza del governo Conte, ipotizzando in cambio l’appoggio del Pd alla sua candidatura a sindaco di Roma. Il leader di Azione ha reso pubblici i contenuti della conversazione con una serie di tweet e nel prolungato botta e risposta Mastella ha fatto riferimento a presunte segnalazioni che avrebbe ricevuto in passato dal suo interlocutore, rispetto alla gestione del Centro Ingrosso Sud (Cis) di Nola.

«Su questo Mastella verrà querelato», ha replicato Calenda. «Io non ho mai parlato con Mastella. Tra l’altro non gestivo porti, quella era una società privata. Non conosco Mastella, tanto che si è presentato. Banalmente, se non rettificherà quello che ha detto… ma sono miserie umane». A stretto giro, la contro-replica di Mastella: «Ci vedremo in Tribunale. La mia querela a Calenda l’avevo sospesa. Ora anche il mio avvocato ha materia per far valere le mie ragioni. Io sensale, io figuro, io venditore? A presto».

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