Varianti Covid, Umbria in emergenza: crescono i ricoveri, gli ospedali sospendono le attività programmate

Ad Ancona, nelle Marche, la mutazione scoperta nel Regno Unito è stata riscontrata in un tampone su due. In arrivo un test rapido ad hoc

La diffusione delle varianti Covid brasiliana e inglese preoccupa il Centro Italia. La regione che si è mossa per prima, dopo aver accertato la circolazione sul territorio delle due mutazioni più contagiose del Coronavirus, è stata l’Umbria, con l’ordinanza della governatrice Donatella Tesei che ha fatto scattare la zona rossa rafforzata in tutta la provincia di Perugia, capoluogo compreso, e in sei comuni in provincia di Terni (Amelia, Attigliano, Calvi dell’Umbria, Lugnano in Teverina, Montegabbione e San Venanzo). I dati che arrivano dagli ospedali umbri non sono rassicuranti. I ricoverati con sintomi continuano infatti a crescere e oggi hanno raggiunto quota 500 (+16 rispetto a ieri), 77 dei quali in terapia intensiva (+4). Le persone attualmente positive sono 6.902 (+118) e il tasso di positività regionale è arrivato all’8,8% (al 25,1% se si prendono in considerazione solo i tamponi molecolari), mentre la media nazionale è al 5,5%. Negli ospedali dell’Umbria sono state sospese fino al 21 febbraio le attività chirurgiche di ricovero programmate e quelle di specialistica ambulatoriale procrastinabili.


«Siamo tornati indietro di un anno»

«Siamo tornati indietro di un anno e non è certo una bella cosa», hanno raccontato all’agenzia Ansa alcuni residenti e commercianti del centro storico di Perugia. «È sempre più dura, con la zona rossa il centro è vuoto», ha detto una giovane barista da dietro il bancone di uno dei pochi locali che hanno deciso di rimanere aperti, in corso Vannucci. La mobilità è effettivamente ridotta al minimo: pochi operai impegnati in un paio di cantieri, operatori della nettezza urbana, qualche anziano che si ferma a leggere le locandine dei quotidiani locali sull’entrata in vigore delle nuove restrizioni. La cosiddetta “variante inglese” del Coronavirus è stata riscontrata anche nelle Marche. Stefano Menzo, direttore del laboratorio di Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona, dopo la scoperta di alcuni casi nelle scuole di Tolentino, Pollenza e Castelfidardo, ha dichiarato: «Che questa variante sia più contagiosa lo abbiamo già visto, dal primo caso registrato a Loreto poco prima di Natale si è diffusa rapidamente in provincia di Ancona e in città. Oggi è presente in circa la metà dei tamponi processati nell’Anconetano».


Il nuovo test rapido in arrivo a fine febbraio

Sempre sul fronte delle varianti Covid, qualche buona notizia arriva dagli strumenti diagnostici. È stato infatti messo a punto un test rapido che nel giro di due ore permette di identificare quelle in circolazione in Italia. A fine febbraio potrebbe essere a disposizione di tutti i laboratori che fanno le analisi sui tamponi molecolari. «Questo strumento ci consente di fare un primo screening sui tamponi molecolari risultati positivi», ha spiegato il virologo Francesco Broccolo dell’Università di Milano Bicocca, direttore del laboratorio Cerba. Ma per avere la conferma definitiva occorrerà comunque procedere con il sequenziamento del materiale genetico virale, utile anche per identificare eventuali nuove varianti diverse da quelle note finora (inglese, brasiliana e sudafricana). Il test rapido si basa sulla tecnica PCR Multiplex e individua le mutazioni all’interno del genoma virale utilizzando sonde molecolari marcate con molecole fluorescenti, dette fluorocromi.

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