Draghi accelera sul nuovo Dpcm. Miozzo al governo: «Non c’è catastrofe imminente, ma a marzo variante inglese sarà predominante»

Terminato il vertice a Palazzo Chigi. L’esecutivo vuole varare il prima possibile il Decreto che sostituirà quello in scadenza il 5 marzo

Le varianti Covid si diffondono e il governo guarda subito al nuovo Dpcm. Nell’attesa di un cambio di passo: quello che vede il coinvolgimento del Parlamento nell’adozione dei futuri provvedimenti contro il Coronavirus. Questa infatti sarebbe l’intenzione manifestata da diverse componenti del nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi secondo quanto trapela da fonti governative. Superare i Dpcm dunque nell’introduzione delle misure restrittive. E pensare piuttosto, all’occorrenza, all’approvazione di decreti legge (che il Parlamento deve convertire in legge entro 60 giorni).


Alle 19 è iniziata la riunione operativa del premier Mario Draghi con i ministri sulla situazione della pandemia, alla quale hanno partecipato inizialmente anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo e il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli. Al vertice, terminato dopo due ore intorno alle 21, hanno partecipato annche i ministri Giancarlo Giorgetti (Lega, Sviluppo economico), Roberto Speranza (Leu, Sanità), Dario Franceschini (Pd, Cultura), Maria Stella Gelmini (FI, Affari Regionali), Elena Bonetti (Iv, Pari opportunità e famiglia).


L’intenzione del premier, secondo diverse fonti di governo, sarebbe quella di varare già nei prossimi giorni – e quindi con largo anticipo – il nuovo provvedimento destinato a rinnovare le misure anti contagio del Dpcm in scadenza il 5 marzo. Domani, 24 febbraio, il ministro Roberto Speranza parlerà alla Camera sui provvedimenti in via di attuazione.

Miozzo: «Chiediamo prudenza»

Le indicazioni del Cts non cambiano rispetto alle scorse settimane, soprattutto alla luce degli sviluppi delle nuove varianti del virus. Gli esperti mettono in guardia da eventuali riaperture di impianti da sci, palestre o cinema – le quali chiusure per il momento non dovrebbero essere messe in discussione. Secondo i dati forniti da Cts e Iss durante il vertice, oltre il 30% delle infezioni Covid in Italia sarebbe dovuto alla variante inglese. Verso la metà di marzo, inoltre, le proiezioni fanno intendere che la variante sarà predominante in tutto il Paese. «Dal punto di vista scientifico noi siamo prudenti – ha dichiarato Miozzo – ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente. Non abbiamo parlato di riaperture, se ne parlerà in un’altra occasione».

In copertina ANSA/FABIO FRUSTACI | Il premier Mario Draghi, 18 febbraio 2021

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