M5s, anche Dessì lascia: «Questo Movimento non è più casa mia. Provo tristezza e tanta rabbia»

Dal Movimento potrebbero arrivare nuove espulsioni di parlamentari. Al senatore Crucioli, intanto, è arrivata la notifica di avvio della procedura di espulsione dal M5s per non aver votato la fiducia al governo Draghi

Il senatore Emanuele Dessì ha annunciato sui social che lascerà il Movimento 5 stelle. «Esco dal M5s con un enorme tristezza nel cuore ma anche con tanta rabbia», spiega il senatore. E continua: «Ho sperato fino a ieri che qualcosa potesse cambiare, inutilmente. Non sono mai stato d’accordo nel dare la fiducia a questo governo ma ho voluto, con l’assenza il giorno del voto, dare un’ulteriore possibilità di ripensamento, soprattutto a me stesso. Forse un giorno ci ritroveremo, oggi però devo andare via».


Il nome di Dessì, fino a questo momento, era stato legato a una serie di polemiche interne. Il collegio dei probiviri aveva anche avviato un’indagine su di lui per fare verifiche su alcuni episodi, dall’affitto pagato in un’abitazione popolare a un video con l’ex pugile Domenico Spada. Dessì si è laureato in Scienze Politiche pochi giorni fa, con una tesi sulla piattaforma Rousseau. Voto: 109 su 110.


Malumori nel M5s

Lo scorso novembre il disegnatore Emilio Giannelli immaginava un Di Maio pensoso, con l’aria imbronciata e i gomiti piantati sulla scrivania. «Da Movimento cinque stelle a partito quattro gatti», recitava la sua vignetta. La decisione di votare la fiducia a Draghi ha causato negli scorsi giorni l’uscita di Alessandro Di Battista, a cui si aggiunge l’espulsione di 21 deputati e 15 senatori del Movimento 5 Stelle. Alcuni dei quali hanno anche creato un nuovo gruppo in Parlamento. E non tutti tra quelli che sono rimasti sono esattamente soddisfatti della linea scelta.

Oggi Di Maio ha spiegato in un’intervista a la Repubblica che il Movimento 5 Stelle è una forza «moderata e liberale». Un commento che ha sollevato le critiche di Massimo Bugani, capogruppo del M5s a Roma: «Gianroberto Casaleggio in piazza ci fece scandire il nome di Berlinguer, non quello di Luigi De Mita. Quindici anni di battaglie per diventare una costola di Berlusconi?».

Possibili nuove espulsioni

Intanto dal M5s potrebbero arrivare nuove espulsioni di parlamentari che non hanno votato la fiducia al governo Draghi. Dopo l’allontanamento di coloro che hanno votato no e di quelli che hanno preferito astenersi, si starebbe valutando, secondo alcune indiscrezioni, la posizione di chi si è assentato dall’Aula al momento del voto o non si è proprio presentato senza una valida giustificazione. Questo significa che sono una decina i deputati a rischio alla Camera. Quelli che non avevano risposto alla chiama sono Salvatore Penna, Cristian Romaniello, Riccardo Tucci, Giovanni Vianello, Simona Suriano, Valentina Corneli, Yana Chiara Ehm, Angela Masi e Davide Zanichelli. Al Senato, invece, sono stati 15 i senatori che non hanno votato la fiducia e 8 quelli assenti o che non hanno partecipato al voto. Tra questi solo 2 gli assenti giustificati (Orietta Vanin in congedo e Francesco Castiello in missione) mentre 6 non hanno partecipato al voto. Si tratta di Giuseppe Auddino, Elena Botto, Antonella Campagna, Emanuele Dessì, Vincenzo Garruti e Simona Nocerino.

A Crucioli è arrivata la notifica di espulsione

Al Mattia Crucioli, intanto, è arrivata la notifica di avvio della procedura di espulsione dal M5s per non aver votato la fiducia al governo Draghi, come scrive lo stesso senatore su Facebook. «Non è che non mi aspettassi il procedimento (ormai la strada imboccata dal M5s è chiarissima, e chi non si allinea al nuovo corso va epurato). Ma mi hanno irritato la forma e le parole scelte», spiega. «Mi hanno chiesto, in particolare, di ‘giustificare il mancato rispetto del criterio democratico di votazione a maggioranza per la determinazione della linea politica adottata dall’esecutivo Draghi’. In italiano, tale frase significa, indiscutibilmente, che dovrei giustificarmi per aver determinato antidemocraticamente la linea politica del governo Draghi. Senonché io non ho mai determinato la linea politica del governo Draghi, né democraticamente né antidemocraticamente», protesta. E infine: «La linea politica del governo Draghi la adotta Draghi, non io né gli iscritti con un voto (farlocco) su Rousseau. Ma di cosa mi staranno incolpando? Sfugge qualcosa a me o sono loro in confusione? Ma questi lo sanno che le parole sono importanti?»

Foto di copertina: ANSA/CLAUDIO PERI | Emanuele Dessì

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