Covid, corsa ai vaccini: dai magistrati ai giornalisti, sempre più categorie vogliono saltare la fila. Mentre Draghi chiede di avere pazienza

A Treviso il personale scolastico ha rinunciato a 3mila dosi di siero anti-Covid: l’azienda sanitaria le ha messe a disposizione dei giornalisti

Lotta alla priorità nella corsa ai vaccini contro il Coronavirus. Si allunga la lista delle categorie che rivendicano la propria essenzialità mentre il presidente del Consiglio Mario Draghi chiede invece a tutti «di aspettare il proprio turno, come ha fatto in maniera esemplare il presidente della Repubblica, che si è vaccinato pochi giorni fa allo Spallanzani di Roma nel momento in cui è arrivata la volta del suo anno di nascita. E’ un modo di mostrarci una comunità solidale, proteggendo chi più ha da temere per gli effetti della pandemia».


E però tutte le categorie si sentono essenziali a proprio modo, anche se il piano vaccinale col nuovo governo sta cambiando e la somministrazione alle categorie è destinata a lasciare spazio a quella per priorità in termini di fragilità. E tutti rivendicano la loro fretta di tornare alla vita precedente, protetti dal virus, anche per superare lo stallo e la crisi economica che la pandemia ha portato con sè. Da qui la fretta di rientrare nel piano vaccinale.


Ora è la volta dell’associazione nazionale magistrati che torna a chiedere in un documento che «tutti i lavoratori del comparto giustizia (ivi compresi magistrati, personale amministrativo e classe forense) vengano reinseriti nel Piano strategico, quali gruppi target di popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, unitamente a insegnanti, personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri e dei luoghi di comunità». L’Anm chiede anche «che venga urgentemente prorogata tutta la normativa emergenziale relativa alla attività giudiziaria (in scadenza il prossimo 30 aprile 2021)».

Le altre categorie

La polemica sulle varie categorie e l’ordine di arrivo nella campagna vaccinale va avanti, mentre dal monitoraggio del governo continua ad emergere come la fascia di età meno vaccinata in assoluto sia quella fragile, e spesso protagonista di tante comorbilità, che va dai 70 ai 79 anni. Questa è la meno vaccinata in assoluto (al momento) nel nostro Paese. Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, ha chiesto di considerare la categoria tra quelle a rischio.

Nel frattempo, in Campania il nuovo piano vaccinale anti-Covid-19 allo studio dell’unità di crisi per l’emergenza ha invece cambiato le categorie con diritto di accesso al farmaco, dando priorità all’età anagrafica e alla fragilità delle persone, tra patologie e disabilità. Escono quindi commercialisti, avvocati, e giornalisti che invece erano nel vecchio piano.

A Treviso invece l’Ulss 2 ha ricevuto circa 3 mila rinunce al vaccino Astrazeneca da parte del personale scolastico – dopo le notizie del blocco di un lotto e delle complicazioni la cui correlazione con il vaccino non è stata dimostrata: e per non buttar via le dosi l’azienda sanitaria ha allora offerto la possibilità ai giornalisti del territorio provinciale di sottoporsi alla profilassi. I giornalisti si sono visti arrivare la seguente comunicazione dall’azienda sanitaria: «I giornalisti assistiti dall’azienda sanitaria Ulss n.2 di Treviso possono, fino alle 18 di oggi, sottoporsi a vaccino AstraZeneca ‘viste le dosi a disposizione in data odierna».

Gli avvocati

Anche la vaccinazione degli avvocati è diventata un caso, per esempio in Toscana. L’Organismo congressuale forense (Ocf), dopo una prima comunicazione di fine febbraio, è tornato in questi giorni a chiedere alla ministra della Giustizia Marta Cartabia e a quello della Salute Roberto Speranza di inserire gli avvocati italiani nel piano vaccinale «nella stessa sequenza temporale prevista per gli altri operatori di Giustizia: magistrati e cancellieri». Dello stesso avviso la Cassa forense che chiede di inserire gli avvocati nell’elenco dei «lavoratori vulnerabili ai quali somministrare prioritariamente il vaccino anti Covid-19». Non è una questione di privilegio rispetto alla categoria, assicurano, «ma solo ed esclusivamente di riguardo alla funzione».

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