Pd, Enrico Letta torna sulla dote ai 18enni: «Assurdo finanziarla con il Recovery, meglio tassare i patrimoni alti»

Il segretario Dem non abbandona la sua battaglia, nonostante lo stesso Draghi abbia escluso un innalzamento dell’aliquota sulle successioni. E Salvini propone di tassare Amazon

«Domani da Fazio». Il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, rilancia la discussione sulla dote economica per i 18enni che vorrebbe finanziare attraverso una tassa di successione progressiva per i patrimoni che superano il milione di euro. Nonostante il presidente del Consiglio Mario Draghi, il centrodestra di governo e opposizione, i riformisti dentro e fuori dal Pd e qualche 5 Stelle abbiano criticato la proposta di Letta, il leader dei Dem annuncia che domani, domenica 23 maggio, approfondirà l’argomento a Che tempo che fa.


«Mi si chiede perché non finanziare la dote per i 18enni con i tanti soldi che abbiamo ora – afferma su Twitter -. Perché ora finanziamo soprattutto a debito e quel debito, domani, lo pagheranno gli stessi giovani di oggi». Letta fa riferimento ai 221,5 miliardi di euro del Pnrr e del fondo complementare. «Assurdo. Meglio la tassa di successione sui patrimoni alti». Ma non si placano le reazioni di chi si dice contrario alla proposta. In una nota, la deputata di Forza Italia Valentina Aprea spiega che la riforma voluta dal segretario Dem è debole «perché lega uno strumento odioso e punitivo come quello della tassazione al destino delle nuove generazioni».


Nel corso di un’iniziativa a Milano, il segretario del Carroccio Matteo Salvini ritiene «assurdo che Letta e il Pd continuino a pensare nuove tasse – afferma -. È giusto aiutare i giovani, ma la proposta della Lega è tassare le multinazionali straniere che fanno affari in Italia e non pagano le tasse. Penso ad Amazon, 350 miliardi di fatturato, 44 miliardi di ricavi in Europa e pochi spicci di tasse pagate in Italia». E conclude: «Invece di andare a punire con la tassa di successione genitori e nonni per aiutare i figli, facciamo pagare le giuste tasse ai concorrenti che stanno facendo chiudere i negozi italiani».

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