Mancini lascia i Servizi segreti: la spia della discordia in pensione a luglio

Lo 007 non chiuderà la carriera nei Carabinieri, come si aspettava. In 37 anni la sua figura si è intrecciata ad alcune vicende controverse della storia del Paese, come il caso Abu Omar. Nelle ultime settimane aveva fatto discutere l’incontro in Autogrill con Renzi

Marco Mancini lascerà i Servizi segreti a metà luglio. Firmerà per andare in pensione, dopo 37 anni e una storia che si intreccia ad alcune vicende controverse del Paese, come quella del rapimento di Abu Omar, l’imam sospettato di terrorismo catturato a Milano nel 2003 dagli agenti della Cia e torturato al Cairo. Mancini, 60 anni, lascia più per necessità che per una mera questione anagrafica. Come riferisce la Repubblica, gli era stato assicurato che avrebbe chiuso la sua carriera almeno con un ritorno nei Carabinieri, dove aveva iniziato nel 1979. Invece, si farà da parte. Il nome di Mancini è stato molto chiacchierato nelle ultime settimane per via di un incontro in un autogrill fuori Roma con Matteo Renzi.


Incontro che il leader di Italia Viva ha definito una semplice questione di convenevoli, ma che si inseriva in un contesto politico che vedeva il governo guidato allora da Giuseppe Conte fortemente a rischio, proprio a causa dei malumori di Renzi. E all’epoca Mancini era in lizza per la nomina ai Servizi, una delle questioni di principale attrito all’interno della maggioranza del governo Conte. Di quel faccia a faccia tra Renzi e Mancini, non fu fatta alcuna relazione di servizio. Se ne ebbe notizia soltanto grazie a un video mandato in onda da Report.


Nella storia recente del Paese, il nome di Mancini torna – oltre alla vicenda Abu Omar – anche nel caso Telecom, l’operazione di dossieraggio contro 6 mila persone tra imprenditori, politici, giornalisti e magistrati. Il racconto di Report su Mancini toccava la capacità dell’agente di esercitare influenza su organi esterni e sulla stampa. Il nome di Mancini ha fatto capolino anche nelle vicende che hanno coinvolto Cecilia Marogna, fiduciaria del cardinale Angelo Becciu, l’ex Sostituto della Segreteria di Stato che aveva affidato alla donna il compito di formare un servizio segreto parallelo in Vaticano.

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