Il Garante per la privacy dà il via libera al Green pass: «Ma non si potrà utilizzare l’app IO»

L’authority al governo: «Mettere nero su bianco i casi in cui può essere chiesta la certificazione verde per accedere a luoghi o locali»

È arrivato il parere favorevole del Garante per la privacy sul piattaforma nazionale per il rilascio del cosiddetto Green pass. Il sistema rispetta le garanzie per la tutela e il trattamento dei dati dei cittadini che – se immuni al Coronavirus per guarigione, vaccinati o negativi al tampone – richiederanno la certificazione per viaggiare in Europa, partecipare a eventi o feste. In merito alle app da utilizzare per scaricare il certificato, il Garante ha autorizzato Immuni, ma ha bloccato l’app IO a causa di alcune criticità riscontrate. Nel provvedimento che blocca l’app dei servizi pubblici, l’autorità segnala dei pericoli per i dati dei cittadini, poiché alcuni servizi «prevedono l’interazione con i servizi di Google e Mixpanel, che comportano quindi un trasferimento verso Paesi terzi (come Stati Uniti, India, Australia) di dati particolarmente delicati (ad esempio transazioni cashback, strumenti di pagamento, bonus vacanze), effettuato senza che gli utenti ne siano stati adeguatamente informati e abbiano espresso il loro consenso».


Nella nota pubblicata sul proprio sito web, il Garante «ricorda – al governo – la necessità di individuare con chiarezza, in sede di conversione in legge del decreto Riaperture, i casi in cui può essere chiesto all’interessato di esibire la certificazione verde per accedere a luoghi o locali». Proprio l’indeterminatezza delle circostanze in cui può essere richiesta l’esibizione del Green pass ha «favorito l’adozione, da parte di alcune Regioni e Province autonome, di ordinanze che ne hanno imposto l’uso anche per scopi ulteriori rispetto a quelli previsti nel decreto riaperture e nei confronti delle quali il Garante è già intervenuto». Infine, l’autorità chiarisce che l’unico modalità permessa per la verifica della validità del certificato è quella dell’app VerificaC19, raccomandando al ministero «che i soggetti deputati ai controlli delle certificazioni verdi siano chiaramente individuati e istruiti».


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