L’esordio con Netflix e il successo di Summertime, Amanda Campana: «Recitare la parte di una ragazza lesbica mi ha aperto gli occhi» – L’intervista

Nell’ultima live di Open Talk, il nostro canale su Twitch, abbiamo intervistato Amanda Campana. Questo è un estratto dell’intervista: seguiteci per non perdervi neanche una live

Nel 2004 Feltrinelli decide di ristampare Tre metri sopra il Cielo. È l’inizio di uno dei fenomeni letterari più importanti nell’ambito dei libri dedicati ai ragazzi. La storia di Babi e Step diventa un’icona e nelle classi dei licei ci si divide tra chi lo ha letto e lo commenta con gli amici e chi lo ha letto ma si vergogna di dire di averlo fatto. Uno di questi ultimi è finito a fare il giornalista e, in questo momento, scrive su Open. Nel 2020 Netflix decide di aggiornare la formula dei “teen” e lancia Summertime, una serie girata in un’estate della riviera romagnola con protagonisti un gruppo di ragazzi. Tutti giovani attori, tendenzialmente alla prima esperienza con una produzione così importante. Il successo è fulmineo. La serie entra nei titoli più visti sulla piattaforma, sia in Italia che nei Paesi dove si parla spagnolo. Nelle ultime settimane è stata pubblicata la seconda stagione. Amanda Campana è una delle protagoniste di Summertime ed è stata nostra ospite nell’ultima puntata di Open_Talk, il canale che abbiamo aperto su Twitch. Qui potete trovare un estratto della nostra intervista, in fondo all’articolo vi lasciamo l’intervista completa.


Esistono decine di serie dedicate ai giovani. Quali corde è riuscita a toccare Summertime per funzionare così bene?


«Secondo me Summertime ha funzionato per diversi motivi. Mette un po’ d’accordo tutti. Un ragazzo, un adolescente si può rispecchiare nella nostra adolescenza e nella nostra estate. Gli adulti invece possono ritrovare nelle nostre storie qualche ricordo a cui pensare con nostalgia».

Nelle serie tu interpreti Sofia. Ci racconti chi é?

«È una ragazza molto semplice con una vita normalissima. Sofia è una ragazza lesbica, ma nessuno parla mai della sua omosessualità. E non perché sia un tabu. Semplicemente perché non c’è bisogno di farlo. E forse questo è un po’ utopico per il mondo in cui viviamo».

Come è stato interpretare una ragazza con un orientamento sessuale diverso dal tuo?

«Non è mai stato un problema. Non mi sono mai preoccupata di dover baciare una ragazza. Anzi. Magari era qualcosa che prima o poi avrei voluto fare. Interpretare una ragazza appartenente alla comunità Lgbtq+ mi ha arricchito. Mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto appassionare di più ai temi di chi, sotto certi punti di vista, è ancora debole».

Che commenti hai ricevuto dopo che la serie é stata pubblicata?

«Chi ha visto Summertime si è stupito di come venisse trattata l’omosessualità si Sofia. Di solito noi su questi temi siamo abituati a vedere la parte più drammatica. Ho ricevuto tanti messaggi molto positivi. Anzi mi sono anche commossa davanti a chi mi ha ringraziato perché guardando il mio personaggio è riuscito a capire meglio se stesso e accettarsi».

La seconda stagione di Summertime racconta dell’estate dopo la Maturità. Un rito di passaggio. Ti ricordi del tuo esame?

«Certo. Io ho fatto l’artistico. Per i primi tre anni il liceo per me é stato solo divertimento puro: facevo il minimo indispensabile. Dalla quarta ho cominciato a sentire odore di studio e da lì ho iniziato ad arrancare un po’. Non ho avuto debiti se non uno in storia dell’arte . Uscivo tutti gli anni con il minimo dei crediti. E poi é arrivato l’esame di Maturità. Ho fatto una tesina che conservo ancora, sulla differenza tra moralità e legalità. Ho preso 15/15 in prima prova, 12/15 in seconda e 13/15 in terza prova. E alla fine sono uscita con 78. Non so come sono riuscita ad evitare il linciaggio della mia migliore amica che ha studiato sempre e alle fine è uscita con 76».

E dopo dove sei andata?

«Sono andata a Formentera con la mia amica. Proprio quella del 76. Ma è stata è una vacanza tranquilla, stese al sole come lucertole».

Summertime ha avuto un successo enorme. Non solo in Italia. Come è stato confrontarsi con tutta questa popolarità?

«Io non avevo grandi ambizioni quando ero piccola. Al massimo volevo fare la dogsitter. E poi un giorno mi sono ritrovata a fare l’attrice e mi sono ritrovata su Netflix, in 180 Paesi. È qualcosa che però non ho capito fino in fondo. Però sono felicissima. Sento di aver trovato la mia strada».

Come hai iniziato a fare l’attrice?

«Finito il liceo mi sono trovata davanti al nero totale. Ho cominciato a fare la truccatrice, poi ho cominciato a fare la modella. Un giorno un ragazzo che frequentava una scuola di recitazione mi ha chiesto se volevo fare una prova. Ho fatto qualche lezione, ho iniziato a fare casting e la prima cosa per cui mi hanno chiamato è stata Summertine. Da lì è cominciato il viaggio».

La seconda stagione di Summertime è stata girata alla fine dell’estate del 2020. In piena pandemia. Come è stato stare sul set in mezzo ai tamponi?

«Da quando esistono i tamponi ne ho fatti almeno 40 tamponi. Però è stato necessario. Avevamo un Covid manager. Una nuova figura che è spuntata in questa produzione. Ci diceva che tamponi fare, chi doveva andare in quarantena e quando mettere la mascherina. Se poi incontravamo qualcuno fuori dal set e ci chiedeva una foto, noi gli chiedevamo di mettere la mascherina».

Chiudiamo con tre domande per tre scene. Qual è stata quella più divertente da girare?

«In una scena con Giovanni Ansaldo avevamo fatto una scommessa per cui se la perdevo dovevo postare 100 foto della sabbia. Quella cosa mi aveva fatto davvero ridere. E ancor a adesso se riguardo quella scena mi metto a ridere».

La scena più triste.

«Quella in cui Sofia e Dario si stavano parlando in una camera da letto, erano un po’ commossi e concludevano i loro discorsi con un abbraccio tanto sincero. Mi sono davvero emozionata».

La scena più difficile.

«Quella più difficile è stata la scena del bagno in mare di notte. Era tarda estate, ed era una di quelle sere in cui si sente proprio l’aria settembrina. Io e Andrea dovevamo fare un bagno in mare di notte. C’erano le meduse. Faceva freddissimo. C’era l’operatore in mare e noi dovevamo rientrare giusti nell’inquadratura. L’abbiamo fatta almeno cinque volte perché tutte le volte non riuscivamo ad arrivare nel punto preciso. Alla fine però l’abbiamo rivista. È stata una bella scena».

Un’estata italiana – La puntata completa

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