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Il mistero dei minatori di Mojiang morti per polmonite nel 2012. È la vera origine di SARS-CoV-2? No!

La narrativa del gruppo Drastic viene riportata da diversi media, ma i dati dimostrano lacune e confusione su due famiglie di virus

Tra i personaggi che animano la narrazione del nuovo Coronavirus sfuggito da un laboratorio c’è un blogger noto come The Seeker facente parte del gruppo di ricerca DRASTIC. In un articolo di Newsweek del 2 giugno 2021 vengono raccontate, come in un thriller, le “scoperte” con le quali avrebbe «messo in imbarazzo i media». Abbiamo verificato il contenuto dell’articolo, il racconto di The Seeker e le sue presunte scoperte.

Per chi ha fretta

  • Vengono confuse due famiglie di virus.
  • Vengono confusi due virus che però risultano essere lo stesso, avendo soltanto cambiato nome.
  • Non ci sono prove a sostegno della tesi che i minatori di Mojiang siano deceduti a causa di uno dei virus citati.

Analisi

The Seeker parla di un «thriller» iniziato nel 2012 con delle morti misteriose. Si riferisce a un gruppo di sei minatori che contrassero una polmonite definita «simile alla SARS» nella regione del Mojiang. Tre di loro sarebbero poi deceduti. La sua prima fonte è un tweet di Luigi Warren:

Per ragioni sconosciute, Shi Zhengli (famosa “Bat Woman” dell’Istituto di virologia di Wuhan) ha offuscato la connessione tra il parente più prossimo di SARS-2, RaBtCoV/4991 alias RaTG13, e la sua stessa ricerca e ha eluso di aver scoperto questo virus nel 2013 mentre indagava su un focolaio ancora inspiegabile di polmoniti mortali in un pozzo minerario in disuso infestato da pipistrelli situato nella contea di Mojiang della provincia dello Yunnan […] Ha identificato il parente più vicino noto della SARS-2 come RaTG13 in un documento del febbraio 2020 e ha caricato la sequenza completa del genoma, che ha un’identità del 96% con SARS-2. L’unica informazione fornita dal giornale era che il virus è stato recuperato dai pipistrelli nella provincia dello Yunnan.

Questa ricostruzione che collega le polmoniti sospette del 2012 a RaBtCoV/4991, e quest’ultimo a RaTG13, sembra rifarsi al paper dei coniugi indiani Monali C. Rahalkar e Rahul A. Bahulikar, dal titolo Understanding the origin of ‘BatCoVRaTG13’, a virus closest to SARS-CoV-2. Rahalkar viene citata anche da The Seeker riportando un tweet dove la ricercatrice promuove un altro lavoro, firmato assieme al marito, sulle misteriose origini di SARS-CoV-2, intitolato COVID-19-like illness in Mojiang miners (2012) and the mine could provide important clues to the origin of SARS-CoV-2. La piattaforma (Zenodo) è la stessa utilizzata per pubblicare lo Yan Report.

Parliamo di due studi non revisionati, dove viene imbastita la narrazione del virus ingegnerizzato a partire da uno stampo che sarebbe stato isolato in segreto a partire da un presunto Coronavirus che avrebbe colpito i sei minatori cinesi nel 2012. Nel primo si parla, appunto, della identità tra RaBtCoV/4991 e RaTG13:

La sequenza RdRp di BatCoVRaTG13 […] si è rivelata simile al 100% alla sequenza RdRp di BtCoV/4991. BtCoV/4991 (KP876546) è stato segnalato dalla dott.ssa Zheng-li Shi (ZL Shi) e dal suo gruppo nel 2016 ed è stato identificato come l’unico virus Corona SARS like (SL-) rilevato dai vari campioni analizzati da feci di pipistrelli/tamponi anali provenienti da una miniera abbandonata della provincia dello Yunnan, Cina. Questo riferimento non è stato menzionato nella pubblicazione di Nature dove SARS-CoV-2 è stato descritto per la prima volta.

Lo studio di Shi del 2016 a cui fanno riferimento nelle references si intitola Coexistence of multiple coronaviruses in several bat colonies in an abandoned mineshaft. Tra i firmatari troviamo anche Ji-Hua Zhou, reo secondo i coniugi indiani, di non aver menzionato BtCoV/4991 nello studio pubblicato su Nature nel 2020 assieme a Shi, dove si fornivano forti evidenze di una vicinanza filo-genetica tra SARS-CoV-2 e RaTG13. «Se BatCoVRaTG131 e BtCoV/4991 2 si riferiscono allo stesso virus, perché questo fatto non è stato menzionato?», si chiedono Rahalkar e Bahulikar.

Il paper in questione si intitola A pneumonia  outbreak associated with  a new coronavirus of probable  bat origin, e venne pubblicato il 3 febbraio 2020. I coniugi indiani notano un’altra presunta omissione, che rivelerebbe come la sequenza di RaTG13 sarebbe stata resa pubblica in ritardo:

In un altro paper pubblicato da un altro laboratorio di Wuhan quasi contemporaneamente (30 gennaio 2020) alla pubblicazione del paper di Nature [Zhou et al], non si fa menzione di BatCoVRaTG13 e solo BtCoV/4991 è stato identificato come prossimo parente nel RdRp […] Ciò dimostra il fatto che la sequenza BatCoVRaTG13 non era online e non era disponibile per Chen et al 2020 quando hanno ha presentato il documento dopo la revisione (29 gennaio 2020). Lo stesso giorno (29 gennaio 2020) è stato accettato anche il documento Nature della Dr. Z-L Shi e collaboratori e pubblicato il 2 febbraio 2020.

Il primo paper a cui fanno riferimento è quello di Liangjun Chen, RNA based mNGS approach identifies a novel human coronavirus from two individual  pneumonia cases in 2019 Wuhan outbreak.

Secondo questa ricostruzione, Liangjun Chen e colleghi pubblicano il 30 gennaio 2020 uno studio dove sarebbe stato omesso RaTG13, identificando BtCoV/4991 come parente più prossimo a SARS-CoV-2. Ma un giorno prima supera la revisione lo studio di Shi, Zhou (pubblicato il 2 febbraio 2020), dove invece si fa riferimento alla sequenza di RaTG13. Eppure, entrambi avrebbero dovuto conoscere l’identità tra BtCoV/4991 e RaTG13 fin dal 2016, il quale farebbe riferimento al presunto Coronavirus che avrebbe colpito i sei minatori del Mojiang nel 2012.

Cosa ha colpito i sei minatori del Mojiang?

La cosa interessante è che quando i coniugi indiani parlano del caso dei minatori non si collegano a uno studio vero e proprio:

A detailed health investigation indicated that the miners suffered from atypical pneumonia mostly of the viral origin.

La nota (n°4) rimanda al documento intitolato The analysis of 6 patients with severe pneumonia caused by unknown viruses, pubblicato nel 2013 come tesi di Master alla Kunming Medical University, dello studente Li Xu. Ed è da tale fonte che cominceremo nel risalire alle altre fonti.

Oltre alla tesi di master citata da Rahalkar e Bahulikar, esistono altre fonti dove si menziona l’episodio dei minatori del Mojiang, come un articolo di Richard Stone che pubblica una analisi della vicenda su Science, nel marzo 2014 (citata dai coniugi indiani in un altro paper dell’ottobre 2020). Tre mesi dopo, un gruppo di ricercatori pubblica una lettera nel portale dei CDC americani.

«C’erano 6 pazienti con polmonite grave causata da un virus sconosciuto inviati al Dip. Emergency, il primo ospedale affiliato dell’università medica di Kumming tra aprile e maggio 2012 – spiega Li Xu nell’abstract della tesi – Erano tutti lavoratori della stessa miniera dove vi erano molti pipistrelli e feci di pipistrelli. Dopo il trattamento, 3 pazienti sono morti e 3 pazienti sono sopravvissuti».

«Secondo la valutazione del pipistrello nella miniera in cui hanno lavorato 6 pazienti è Rhinolophus sinicus [che si ipotizza essere l’ospite serbatoio di SARS-CoV-2], da cui è stato estratto un SARS-like-CoV quando gli scienziati in Cina erano in procinto di cercare l’agente patogeno della SARS. L’articolo mira a fare un’inferenza e un’analisi sul processo di diagnosi e trattamento e sulle possibili cause, eziologia di 6 pazienti con polmonite grave correlata all’infezione da un virus sconosciuto».

In questa tesi non si fa menzione a pazienti positivi al SARS-CoV-1 o ad altri virus. I coniugi indiani citano allora, nel paper dell’ottobre 2020, un’altra tesi del 2016, quella di Canping Huang per il dottorato, supervisionata da George Gao, dove risulterebbe che quattro pazienti avevano anticorpi neutralizzanti del SARS-CoV-1. Lo stesso documento viene citato in un preprint di Rossana Segreto dove si suggerisce l’esistenza una cospirazione per nascondere l’ingegnerizzazione del nuovo Coronavirus. Avevamo già analizzato un precedente lavoro di Segreto, che risulta attiva nell’alimentare la tesi del virus sfuggito da un laboratorio. Purtroppo al momento non ci è possibile analizzare il paper originale di Huang in inglese.

Le indagini dei ricercatori sul posto

Come riporta l’articolo di Science (che ricordiamo essere del 2014), sei mesi dopo la vicenda arrivarono diversi ricercatori. Il presunto contagio avvenne mentre gli operai stavano bonificando dalle scorie una miniera di rame. Gli scienziati prelevarono diversi campioni, anche dai pipistrelli presenti. Infine isolarono un HenipaVirus (sottogruppo della famiglia dei Paramyxoviridae). Della stessa famiglia faceva parte il virus Hendra, che colpì i cavalli in Australia 20 anni prima, uccidendo anche quattro persone; ricordiamo anche il virus Nipah, che colpì il Sud-Est asiatico a partire dal 1998, proprio con delle epidemie di polmonite; il terzo Henipavirus noto è Cedar, segnalato per la prima nel 2012 in Australia. È noto anche il Kumasi virus, scoperto in Ghana nel 2008.

Il nuovo virus è stato quindi catalogato come MojV (Mojang virus), anche se non vi è modo di accertare un collegamento diretto con le polmoniti che hanno colpito i sei minatori:

Le tre vittime nello Yunnan sono morte molto prima che gli scienziati arrivassero sulla scena, quindi “non abbiamo stabilito una relazione diretta tra l’infezione umana e il MojV”, afferma Qi Jin, direttore del Laboratorio statale chiave per la virologia molecolare e l’ingegneria genetica a Pechino, e leader del nuovo lavoro, riportato nel numero di giugno di Emerging Infectious Diseases.

La sequenza dell’RNA virale è stata pubblicata (Reference Sequence: NC_025352.1). Oltre a questo, non è chiaro il paragonare tra un patogeno della famiglia Paramyxoviridae con quella dei Coronavirus. La lettera dei CDC del giugno 2014 si corrobora, dove si ipotizza che l’ospite serbatoio del MojV fossero i topi.

Lo studio di Shi e Zhou del 2016

Il collegamento sembra essere semplicemente il fatto che Shi Zhengli studiasse nel paper del 2016 i BetaCoronavirus dei pipistrelli, proprio in una miniera abbandonata del Mojiang.

«Abbiamo condotto una sorveglianza dei coronavirus nei pipistrelli in una miniera abbandonata nella contea di Mojiang, nella provincia dello Yunnan, in Cina, dal 2012 al 2013 – continuano gli autori – La nostra osservazione ha identificato due betacoronavirus non classificati, un nuovo ceppo di coronavirus simile alla SARS e una specie di betacoronavirus potenzialmente nuova».

«Inoltre, è stata rilevata una coi-nfezione da coronavirus in tutte e sei le specie di pipistrelli, un fenomeno che favorisce la ricombinazione e l’emergere di nuovi virus […] I nostri risultati evidenziano l’importanza dei pipistrelli come serbatoi naturali di coronavirus e come fonte potenzialmente zoonotica di agenti patogeni virali».

Trovano in particolare due BetaCoronavirus, i cui genomi sono stati analizzati e depositati nei database internazionali: HiBtCoV/3740-2 e RaBtCoV/4991.

Lo studio di Chen del gennaio 2020

Arriviamo al gennaio 2020, quando la Covid-19 è presente principalmente nel focolaio di Wuhan. Considera effettivamente BtCoV/4991 come più vicino a SARS-CoV-2, mentre non menziona RaTG13. Il paper è stato consegnato per la revisione il 27 gennaio 2020 e pubblicato il 5 febbraio 2020.

«Per quanto solo un set abbia prodotto risultati positivi, l’ulteriore sequenziamento del corrispondente prodotto PCR ha sorprendentemente suggerito che il virus scoperto è più strettamente correlato a BtCoV/4991 (97,35%) ma non a SARS-CoV».

Lo studio di Shi e Zhou del febbraio 2020

BtCoV/4991 è stato depositato nei database nel marzo 2016. RaTG13 risulta depositato nel novembre 2020. Il lavoro di Chen avrebbe potuto analizzare anche quello, allora perché non lo ha fatto? Perché i due termini sono praticamente «sinonimi», detta in maniera semplice: il primo è la versione meno aggiornata del secondo. Ecco perché si corrobora coi risultati dello studio di Shi del febbraio 2020.

Troviamo un’altra coincidenza: RaTG13 è stato trovato effettivamente nella regione dello Yunnan, quella della miniera del Mojiang. La suggestione deve aver fatto dimenticare ai coniugi indiani che era ben noto l’uso di entrambe le diciture. BtCoV/4991 era lo stesso patogeno, solo più incompleto, mentre nel novembre 2020 è stato recuperato in condizioni meno frammentarie.

La sequenza RdRp è rilevante?

Secondo i sostenitori delle tesi del laboratorio la sequenza RdRp (RNA polimerasi RNA dipendente) – che serve al virus per moltiplicarsi nelle cellule (scusate la semplificazione) – risulterebbe identica per RaTG13 e BtCoV/4991 (abbiamo visto che è la scoperta dell’acqua calda). Anche supponendo che si volesse nascondere l’identità di BtCoV/4991 con RaTG13 (cosa che non ha senso visto che i database li portano ancora entrambi), come mai nessun esperto si alza in piedi a esclamare che effettivamente c’è qualcosa che non va? Perché sarebbe stato necessario cambiare nome al patogeno?

Dopo l’epidemia di SARS era pacifico che un nuovo Coronavirus avrebbe potuto emergere e che fosse imparentato con gli altri Betacoronavirus trovati nei pipistrelli. Facciamo notare, inoltre, che si tende ancora a lasciare in secondo piano l’importanza di altre sequenze genomiche, trovate più tardi, come RmYN02, o già note prima della pandemia, come ZXC21 e ZC45, anche se meno vicine a SARS-CoV-2.

Conclusioni

Abbiamo visto che, partendo da una tesi infondata (BtCoV/4991 = patogeno misterioso che uccise tre operai nel Mojiang), si arriva a interpretare come un complotto l’aggiornamento della classificazione col termine RaTG13 (trovato nello stesso luogo anni dopo), adducendo che i ricercatori coinvolti volessero nasconderne l’identità, quando era conosciuta da tutti gli addetti ai lavori.

Inoltre, da anni si sapeva che il virus del Mojiang (MojV) era un HenipaVirus. Va notato che RaTG-13 ha una affinità 70 volte inferiore a quella di SARS-CoV-2 coi recettori ACE2 delle cellule umane. Abbiamo visto infine, in un precedente articolo, che non è possibile considerarlo come base di partenza per potenziarlo.

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