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Italia-Inghilterra, più controlli nelle piazze. Virologi in allarme, Crisanti: «Non trasformiamo i clacson in sirene di ambulanze»

08 Luglio 2021 - 09:08 Giada Giorgi
Oltre allo scontro calcistico tra Italia e Inghilterra atteso per domenica prossima 11 luglio, la sfida sarà quella di contenere l'enorme flusso di tifosi che si riverserà nelle piazze. L'ipotesi è quella di accessi limitati nelle aree maxischermo e aumento di polizia

La Nazionale italiana di calcio va in finale agli Europei e nelle città italiane, ma anche nei piccoli centri, da Nord a Sud del Paese, esplode la festa. Prima gli ottavi, poi i quarti, poi la gioia della semifinale. Le piazze si sono riempite di tifosi che nel delirio dell’esultanza hanno badato ben poco a distanziamento e mascherine anti Covid. «Siamo al solito punto», commenta sconsolato il professore dell’Ospedale “Sacco” di Milano Massimo Galli, «ce la siamo detta e cantata mille volte, la questione dei festeggiamenti si era già posta per lo scudetto Inter e ora poco è cambiato». Il riferimento dello scienziato è al 23 maggio scorso quando Piazza Duomo si riempì con oltre 30 mila tifosi interisti totalmente incuranti delle basilari norme di protezione anti Covid. Allora si era temuto molto per una risalita repentina di contagi che però non avvenne.

Torna l’allarme dei virologi sulla finale Italia-Inghilterra: stretta sui controlli anti contagi

La speranza di uscire indenni anche stavolta deve ora fare i conti con la variante Delta, già diffusa in almeno 16 Regioni d’Italia e con un potere di contagio che comincia a far vacillare anche i più efficaci vaccini finora utilizzati. «Ora c’è più gente vaccinata», continua Galli, «ma è evidente, se non arcinoto, che tutte le situazioni che vedono tanta gente tutta insieme, anche se all’aperto, senza precauzioni, senza mascherine, che urla, strilla, canta e si parla addosso, sono per la variante “inglese” e ancor più per la più contagiosa variante Delta del Sars-Cov-2, ottime occasione per diffondersi ulteriormente».

«Poi – aggiunge l’infettivologo – visto che il virus si diffonde soprattutto tra persone giovani, che sono la maggior parte di quelli che vanno in giro a fare caciara, è plausibile che saranno infezioni asintomatiche e pauci-sintomatiche, il che non vuol dire che non vadano in giro a contagiare altri, non raccontiamoci storielle». Secondo lo scienziato la possibilità di tornare a riempire «rianimazioni e i cimiteri» sarebbe attualmente più remota grazie ai vaccini, «ma i contagi ci saranno e la quota ricoveri-morti non sarà zero». Ad esprimere lo stesso parere anche gli scienziati Fabrizio Pregliasco e Andrea Crisanti che, parlando di «tifo micidiale per il Covid», sperano di non passare «dal suono dei clacson a quello delle ambulanze».

Intanto le città si preparano all’assalto

Nonostante i timori, ora si spera che le occasioni per festeggiare non siano terminate. La finale degli Europei in programma domenica 11 luglio a Londra vedrà l’Italia battersi contro l’Inghilterra per la coppa Henri Delaunay. Oltre a quella calcistica, la sfida sarà quella di contenere l’enorme flusso di persone che si riverserà nelle piazze per tifare davanti ai maxi schermo e, nel caso di vittoria, per festeggiare tutta la notte. A questo proposito diverse città italiane si stanno preparando con un potenziamento dei controlli. L’ipotesi è anche quella di rivedere le misure di sicurezza per le aree con i maxischermi, alle quali si potrebbe accedere soltanto con determinati requisiti.

Tra le città tenute più sott’occhio c’è Trieste, dove è già stata annunciata la messa in campo di risorse aggiuntive per il mantenimento dell’ordine e il rispetto della normativa anti virus. Centinaia le persone radunate in piazza unità. E poi Genova, dove secondo quanto riportato dal sindaco Bucci, verranno installati due maxischermi, uno nella centrale piazza De Ferrari e uno verso il Porto così da bilanciare il numero di persone aggregate. «Stiamo ancora studiando i dettagli organizzativi», ha detto Bucci, «ma abbiamo comunque deciso di dare questo opportunità ai genovesi, come avviene in altre città».

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