La carica dei tifosi inglesi a Roma per Inghilterra-Ucraina: da dove arrivano e come hanno fatto a superare i controlli – I video

Hanno colorato il centro di Roma con le magliette dei Leoni. Vengono dall’Europa o da altre parti d’Italia. E non hanno paura del contagio: «Non mi sarei perso la partita per nulla al mondo». Intanto la polizia ne ferma a decine negli hotel

Sono decine. Passano tutti da Piazza del Popolo per andare allo stadio Olimpico stasera per vedere la partita dell’Inghilterra con l’Ucraina. Hanno tutti il biglietto e lo mostrano con il cellulare. E li riconosci perché hanno tutti la maglia dei Leoni. C’è chi ha quella che sfoggeranno stasera Harry Kane e compagni e chi porta quelle gloriose del passato, tra cui primeggia la numero 9 di Alan Shearer. Ma nemmeno uno dei tifosi inglesi che oggi pomeriggio passava a via del Corso viene dall’Inghilterra. In molti si trovavano già in Italia, alcuni arrivano da altri paesi europei e nessuno ha seguito i consigli delle guide dei giornali inglesi per aggirare i controlli anti-Covid. L’annullamento dei biglietti deciso dall’Uefa su pressione del ministero dell’Interno ha funzionato come deterrente? Si direbbe di no, visto che alcuni sono stati invece fermati in hotel dopo essere arrivati da Dubai proprio per aggirare la quarantena.


I primi due che incontriamo in centro mentre vanno a prendere il tram per l’Olimpico si sono fermati a scattarsi una foto ricordo con il logo di Euro 2020. Sono studenti, vengono da Bologna e quindi non hanno dovuto rispettare la quarantena e ci mostrano orgogliosi il biglietto sul cellulare. A chi gli scatta le foto-ricordo dicono che l’Inghilterra è forte, sì, ma anche l’Italia è molto forte. Altri due, vestiti con pantaloncini, maglietta e bandiera d’ordinanza, arrivano da Milano dove lavorano in una multinazionale: «Ci siamo presi due giorni di vacanza per venire all’Olimpico a vedere i Leoni, sarà un’occasione unica visto che non potremo andare a Wembley nemmeno se stasera passiamo il turno. Se ho paura del contagio? È la prima volta che riesco a vedere la Nazionale da quando vivo in Italia. Non me la sarei persa per nulla al mondo».


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OPEN/ Alessandro D’Amato | Un tifoso dell’Inghilterra a Roma prima della sfida contro l’Ucraina

C’è chi ci racconta che è nato a Manchester ma adesso vive a Sarno in provincia di Salerno con moglie e figlia: «Sono venuto per tifare Inghilterra, Come on England, Come on England!». Intanto alcune decine di tifosi inglesi arrivati in aereo dalla Gran Bretagna sono finiti sotto le maglie dei controlli della polizia negli hotel dove si sono registrati. Circa 500, ha scritto stamattina il Daily Mail, sono arrivati da Dubai per aggirare la quarantena con biglietti di andata e ritorno pagati 700 sterline. Altri sono partiti dalla Spagna, dalla Svizzera e dal Portogallo. Rischiano l’annullamento del biglietto e una multa per non aver rispettato la quarantena di cinque giorni.

I controlli sui tifosi inglesi a Roma per Inghilterra-Ucraina

«Io vivo in Germania e sono fortunatissimo perché sono residente nell’Unione Europea. Sono qui per tifare per i ragazzi e portare a casa il trofeo», raccontano invece a Open molti dei tifosi che sono arrivati a Roma tra ieri notte e stamattina. Sono venuti a far sentire la propria voce per sostenere i Leoni visto che ai cittadini inglesi l’ingresso è vietato. Subito dopo aver parlato con noi vengono fermati dalla polizia a Piazza del Popolo e invitati a mostrare i documenti e i biglietti per dimostrare che la storia che hanno raccontato è vera. Poi vengono lasciati andare e vanno in direzione dello stadio. Dove intanto sono scattati i controlli: attivati i 5 check point allestiti a ridosso dell’Olimpico per i controlli prima dell’arrivo ai tornelli. I cancelli apriranno 18. Sono 13mila i biglietti venduti per la partita 

Mike invece il biglietto non è riuscito a prenderlo («Erano tutti esauriti, ho provato anche su Internet ma mi sembravano tutte fregature e ho rinunciato») e allora la partita la vedrà sul maxischermo dei Fori Imperiali insieme alla sua ragazza. Che invece avrebbe voluto andare allo stadio e non sembra molto contenta. Dramma in agguato? Infine c’è chi ti riconosce subito: «Sei un giornalista? Anche io, lavoro per la Reuters in Italia. Ma stasera sono qui soltanto per tifare». Com’è piccolo il mondo.

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