Contagi in ripresa in 19 regioni, cinque a rischio zona gialla. Ma il governo non vuole chiudere

Secondo l’Iss i valori più alti registrati sono in Sicilia, Campania, Abruzzo, Veneto e Marche. Ma i territori chiedono di cambiare i parametri

I contagi da Coronavirus sono in ripresa in 19 regioni italiane. Sono cinque, e non quattro, quelle che rischiano il ritorno della zona gialla. Ma il governo Draghi vuole evitare le chiusure estive e studia il modo per modificare i parametri che determinano i cambi di colore dei territori. Mentre Sergio Abrignani del Comitato Tecnico Scientifico pronostica 30 mila casi al giorno entro fine agosto per la variante Delta. E l’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’allarme per il «contagio in diretta» durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia agli Europei. Intanto Emmanuel Macron in Francia annuncia l’obbligo di certificato verde per chi vuole entrare in bar ristoranti e mezzi pubblici a lunga percorrenza. Con ordine. Ieri il bollettino del ministero dell’Interno sull’epidemia di Sars-Cov-2 riportava 888 nuovi contagi e un tasso di positività che sfondava quota 1% attestandosi all’1,2%. Il Corriere della Sera spiega oggi che secondo gli ultimi dati, l’incidenza aumenta in 19 Regioni, cioè quasi tutte (salve solo Valle d’Aosta e Provincia di Trento). In alcune la crescita è superiore al 50%. Per questo all’interno dell’esecutivo si dà per scontata la proroga dello stato d’emergenza per tre mesi dopo la scadenza del 31 luglio. Anche perché altrimenti verrebbero meno i poteri del commissario Francesco Paolo Figliuolo che deve portare a termine la campagna vaccinale.


C’è poi un’altra decisione da prendere: le Regioni chiedono da tempo di rivedere i parametri che portano i territori nelle aree con restrizioni (zona gialla, arancione e rossa). Gli enti locali vorrebbero che la scelta non dipendesse più dal numero di positivi ogni centomila abitanti, destinato a moltiplicarsi se, come prevede l’Ecdc, la contagiosissima variante Delta in agosto prevarrà nel 90 per cento dei contagi, ma dal numero di quanti tra i positivi — si auspica molti meno — finiranno in ospedale. Tuttavia nei giorni scorsi il ministro della Salute Roberto Speranza ha smentito l’imminenza di una Cabina di Regia sull’emergenza per modificare i parametri. Ma sarà difficile restare dello stesso avviso tra una quindicina di giorni, soprattutto se i contagi cominceranno a crescere di nuovo per arrivare a 30mila casi al giorno, come pronostica oggi Abrignani del Cts in un’intervista a la Repubblica.


Cambiare i parametri per tenere aperta l’Italia d’estate?

La Stampa spiega oggi che al momento a stabilire il destino delle Regioni è soprattutto l’incidenza dei casi settimanali. La regola vuole che se si superano i 50 contagi ogni 100 mila abitanti si passa in zona gialla. E, nell’ultima settimana, in alcune Regioni l’incidenza è salita, anche notevolmente in alcuni territori, interrompendo così una discesa che andava avanti da tempo. Il quotidiano spiega che secondo l’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, i valori più alti registrati sono quelli di Sicilia (22,7), Campania (20,2), Abruzzo (16,6), Veneto (15,6) e Marche (15,2). Sono queste le regioni che, se continueranno a registrare una crescita dei contagi, rischiano di finire in zona gialla. Tutte le altre, invece, sono per ora al di sotto dei 15 casi.

Per questo molti presidenti di Regione chiedono di rivedere e alleggerire i parametri. E trovano una sponda nel sottosegretario alla Salute Andrea Costa: «Oggi dobbiamo osservare non tanto i contagi, quanto i ricoveri in ospedale – ha detto ieri – l’augurio è che l’Italia rimanga bianca, ma bisogna valutare quotidianamente e settimanalmente. Ad oggi i dati non ci fanno presagire un cambio di colore». Le modifiche dei parametri potrebbero riguardare criteri più stringenti sul numero di tamponi da eseguire ogni settimana per restare in zona bianca: almeno 150 ogni 150mila abitanti. Per “stimolare” quei territori come Calabria e Sicilia che sono indietro nel tracciamento. Poi si potrebbe modificare l’Rt ospedaliero, abbassando le soglie critiche per i ricoveri e per le terapie intensive. Ma intanto dal ministero della Salute fanno sapere che una ripresa dei contagi era prevista ma i numeri sono più bassi del passato. E quindi tutto resta com’è. Per ora.

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