Massimo Cacciari: «Perché dico no al Green Pass»

Il filosofo firma con Agamben un testo contro la Certificazione Verde Covid-19 e critica i vaccini: «Devono essere una scelta libera e non c’è libertà senza consapevolezza dei rischi»

Il vaccino deve essere una scelta libera e non c’è libertà senza consapevolezza dei suoi rischi. Per questo Massimo Cacciari e Giorgio Agamben pubblicano sul sito dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici un testo che dice no al Green Pass. E Cacciari firma oggi su La Stampa un editoriale per spiegare le sue ragioni: «Viviamo da oltre un ventennio in uno stato di eccezione che, di volta in volta, con motivazioni diverse, che possono apparire anche ciascuna fondata e ragionevole, condiziona, indebolisce, limita libertà e diritti fondamentali. Così non si fa che inseguire emergenza dopo emergenza le più varie occasioni, senza coscienza della crisi, senza la precisa volontà di uscirne politicamente e culturalmente. Invece di un’informazione adeguata si procede ad allarmi e diktat, invece di chiedere consapevolezza e partecipazione si produce un’inflazione di norme confuse, contraddittorie e spesso del tutto impotenti. Che il Green pass sia una di queste è del tutto evidente».


«Non solo è surreale che la si adotti il giorno dopo che le stesse autorità hanno consentito mega-schermi su tutte le piazze d’Italia per gli Europei e addirittura organizzato una manifestazione di massa per il trionfo degli azzurri (quanto sono costati in contagi e peggio i lieti eventi?)», argomenta il filosofo, «ma come è possibile non chiedersi la ra#gione della sua estrema urgenza, se la campagna di vaccinazione procede ai ritmi che lo stesso Draghi racconta?». E ancora: «Premesso che qui non si tratta di no-vax, di ideologie neo-naturiste e altre scemenze, […] chiediamo con grande umiltà alla Scienza: non dovrebbe un cittadino leggere e sottoscrivere prima della vaccinazione l’informativa dello stesso ministero della Salute? Che cosa ne pensa la Scienza del documento integrale Pfizer in cui si dice apertamente che non è possibile prevedere gli effetti del vaccino a lunga distanza, poiché non si sono potute rispettare le procedure previste (solo 12 mesi di sperimentazione a fronte degli anni che sono serviti per quello delle normali influenze)?».


E poi: «Risponde alla realtà o no che i test per stabilire genotossicità e cangerotossicità dei vaccini in uso termineranno solo nell’ottobre del ’22? La fonte è European Medicine – ma potrebbe trattarsi di no-vax mascherati… E’ vero o no che mentre lo stesso ministero della Sanità ha dichiarato che la somministrazione del vaccino è subordinata a condizioni e in via provvisoria, nessun protocollo è ancora stabilito per quanto riguarda soggetti immunodepressi o con gravi forme di allergia?». Cacciari e Agamben puntano poi il dito sui casi di miocardite: «Vero o falso che sono aumentati in modo estremamente significativo i casi di miocarditi precoci in giovani che hanno ricevuto il vaccino? O mente il Center for disease control? Che in Israele e in Gran Bretagna molti dei decessi nell’ultimo periodo sono di persone che avevano già ricevuto la doppia dose è una fake news?».

Cacciari, Agamben e i dubbi sui vaccini

Secondo i due questo non significa che i vaccini non vanno inoculati, ma che deve trattarsi di una libera scelta, e che una scelta è libera solo quando è consapevole: «Siamo liberi solo quando decidiamo in base a dati precisi e calcolando razionalmente costi e benefici per noi e per gli altri. Così io ho fatto e mi sono vaccinato, pur ignorando danni eventuali a lunga scadenza e pur sapendo che potevo comunque ammalarmi o contagiare altri non vaccinati (poiché mi risulta che così possa avvenire, o la Scienza lo nega?)». Infine i due puntano il dito sull’obbligo: «È legittima l’imposizione, poiché di imposizione si tratta senza dubbio, di un trattamento sanitario, e nella fattispecie di un trattamento sanitario che presenta le zone d’ombra, i dubbi, i problemi che ho succintamente ricordato? Esistono molte altre malattie infettive – si prevede il green-pass anche per morbillo, scarlattina, tosse cattiva? E, conseguentemente, la norma che impedisce di salire su un treno con la febbre varrà da qui all’eternità? Dichiareremo fuori legge l’aver febbre, non importa se per aver contratto la peste o per una indigestione? Metteremo nella carta d’identità le nostre condizioni di salute? Che ne pensa la Scienza del Diritto? Quando subiremo qualsiasi provvedimento o norma senza chiederne la ragione e senza considerarne le possibili conseguenze, la democrazia si ridurrà alla più vuota delle forme, a un fantasma ideale».

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