Israele, la variante Delta mette in crisi gli ospedali: le autorità organizzano i ricoveri domiciliari per i malati gravi

Con l’impennata di contagi e le previsione degli esperti, il governo sta mettendo in pratica nuove misure per arginare l’epidemia

A Beersheba il Soroka Medical, una dei consorzi ospedalieri più grandi dell’area centro-meridionale di Israele, ha annunciato la riaperture dei reparti Covid. Non si tratta di una circoscrizione: anche allo Ziv Mecical di Safed, a nord del Paese, ha scelto di dedicare più terapie intensive ai nuovi contagiati, dopo il ricovero di decine di persone. Per andare incontro alle esigenze sanitarie e per arginare la pressione sugli ospedali, i vertici sanitari stanno pianificando un sistema per i ricoveri domiciliari dei malati medio gravi, ma è la non risposta all’appello a vaccinarsi che preoccupa. I dati diffusi dal ministero della Salute mercoledì scorso mostrano che nelle ultime 48 ore i nuovi casi registrati sono 2.260, al netto del 2,38 per cento dei tamponi effettuati, mentre i casi attivi sono 14.365. Un mese e mezzo fa la cifra era intorno ai 200 casi quotidiani. In media i ricoveri sono 153 al giorno, di cui 35 dichiarati in condizioni critiche.


Una nuova crisi sanitaria (e vaccinale)

EPA/AMIR COHEN | Il primo ministro israeliano Naftali Bennett in vista presso un centro vaccinale a Holon, vicino Tel Aviv, 29 giugno 2021

Il quadro delineato dagli esperti ha portato anche una riorganizzazione degli spostamenti verso il Paese. A partire da oggi, infatti, chi arriva in Israele da una trentina di paesi considerati a rischio – tra cui è compresa l’Italia – dovrà rimanere in quarantena obbligatoria anche se vaccinato o guarito dal virus e a prescindere dall’età. La stretta sui viaggi, tuttavia, è solo l’inizio di una serie di provvedimenti presi dal governo, che adotterà nuove regole a partire dal 16 agosto. Le strategie delle autorità sanitarie israeliane di arginare il virus e di proseguire con la vaccinazione, arrivata domenica intorno alle 500 mila inoculazione della terza dose di vaccino, che il premier Bennett ha chiesto di portare a 900 mila giornaliere, si scontrano comunque con un quadro epidemiologico in peggioramento. Questo è dovuto principalmente alla diffusione della variante Delta tra la popolazione.


Uno studio pubblicato dall’Hebrew University di Gerusalemme, per esempio, illustra come il farmaco anti Covid prodotto da Pfizer, praticamente quello somministrato a gran parte degli oltre 5,3 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose e ai 5,7 che hanno completato il ciclo vaccinale, che l’efficacia del vaccino americano nella prevenzione di malattie gravi è scesa all’80%. Il grado di prevenzione della mortalità dei vaccini rimane però molto alto, fino al 90 per cento. Secondo i ricercatori, in Israele i contagi potrebbero salire fino a 400 al giorno in meno di tre settimane se non verranno prese misure. «L’ondata di contagi dello scorso luglio è stata fermata grazie alle restrizioni imposte nella seconda metà di luglio», si legge nello studio. «Quest’anno non sono stati presi provvedimenti di questo tipo, quindi non è previsto uno stop simile nel prossimo futuro». Il documento scientifico è stato trasmesso anche al governo. Al momento più di un milione di persone che potrebbero vaccinarsi hanno ignorato gli appelli governativi a immunizzarsi.

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