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Mascherine in classe dai 6 anni e tamponi a campione: oggi Draghi presenta il piano definitivo sul rientro a scuola

02 Settembre 2021 - 09:23 Fabio Giuffrida
L'Istituto superiore di sanità ha stilato, insieme alle Regioni, un documento per garantire il ritorno in sicurezza a scuola (ma c'è da scogliere ancora il nodo trasporti)

Le chiamano «indicazioni strategiche ad interim» ma non sono altro che un documento stilato, proprio ieri, dall’Istituto superiore di sanità, insieme alle Regioni, per fare il punto sul ritorno a scuola di bambini e ragazzi. Le regole cambiano e sarà il premier Mario Draghi a illustrarle questa mattina dopo il Consiglio dei ministri convocato alle 11.30. Si passa dalla mascherina obbligatoria dai 6 anni in su (all’università, invece, sempre) ai tamponi salivari nelle cosiddette scuole “sentinella”, sia elementari che medie. Resta salvo il Green pass per gli insegnanti e il personale scolastico. L’Iss, dunque, ha le idee chiarissime: mascherina chirurgica raccomandata in ogni situazione ma «indispensabile» dove non c’è la possibilità di distanziamento interpersonale. Ma ci sono delle deroghe: qualora le misure di prevenzione venissero rispettate in toto, le scuole potrebbero anche decidere – secondo quanto riporta oggi il Corriere – di non imporre, almeno per i bambini più piccoli, l’uso delle mascherine chirurgiche. Andrebbero bene anche quelle di comunità, cioè quelle di stoffa. Ovviamente le mascherine potranno sempre essere tolte a mensa, quando si è seduti al tavolo, e durante le lezioni di educazione fisica. L’obiettivo è contenere il più possibile la pandemia del Coronavirus.

Come funzioneranno i tamponi salivari a campione

Da metà settembre comincerà la campagna di tamponi salivari a campione che interesserà ben 100 mila studenti di elementari e medie che si trovano nelle cosiddette “scuola sentinella” individuate dalle Regioni. Non ci saranno tamponi a tappeto perché si tratterebbe di un’impresa impossibile: due milioni di test al mese, con un numero elevato di falsi positivi, costituirebbe un rischio troppo grosso da correre. I numeri parlano, infatti, di 55 mila studenti ogni 15 giorni, sempre su base volontaria, a turno e solo nelle scuole individuate su base provinciale. Ad esempio: a Milano ogni 15 giorni verrebbero sottoposti a tampone 4.500 bambini, a Roma 6.200. Non sono previsti tamponi per gli studenti delle superiori perché rientrano a pieno nella campagna vaccinale, a differenza degli studenti sotto i 12 anni, ancora esclusi dai vaccini. I tamponi saranno somministrati a scuola dal personale sanitario con i genitori invitati a firmare il consenso per i propri figli (sempre su base volontaria). I test molecolari saranno quelli su campione salivare «come il lollisponge e il salivette» e da metà novembre o inizio dicembre potranno essere fatti direttamente a casa dai genitori (da consegnare poi alle scuole). Infatti, il test effettuato al digiuno, appena svegli, è più preciso di quello eseguito in un secondo momento.

Quando scatta la Didattica a distanza

Infine, capitolo didattica a distanza, tanto contestata sia dagli studenti che dai prof. L’Istituto superiore di sanità ne raccomanda un uso oculato, dunque non una Dad per tutti e a tempo indeterminato ma lezioni a distanza solo se strettamente necessario. Questo significa che dovrà riguardare singole scuole o specifiche aree territoriali con provvedimenti dei presidenti delle Regioni in zona arancione o rossa. Il passaggio da una zona all’altro non implicherà, tra l’altro, l’attivazione diretta della Dad. Infine, oltre al nodo scuole, c’è quello trasporti: i ragazzi finiranno per concentrarsi nelle ore di punta sui mezzi pubblici, come metro, tram e bus. Trasporti dove, al momento, non è prevista nemmeno l’esibizione del Green pass.

Foto in copertina: Ansa/Matteo Corner

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