Scuola, il finto addio alla Dad tra i contagi e il caos dei tamponi salivari. I presidi: «Impariamo a conviverci»

Nella prima settimana di riaperture sono più di 200 le classi quarantenate, per un totale di 5 mila studenti tornati a studiare a casa. I dirigenti: «La situazione è destinata a peggiorare»

Da sette giorni le scuole di tutta Italia hanno riaperto i battenti accogliendo in presenza insegnanti e allievi. Al grido di «addio alla Dad» il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi aveva promosso con entusiasmo la ripartenza dei 4 milioni di studenti che tra elementari, medie e superiori sarebbero tornati a riempire le classi di tutti gli istituti. Come previsto da molti però, nel giro di una settimana il cavallo di battaglia dell’addio alla Dad ha arrestato la sua corsa: dalla scuola materna alle superiori oltre 200 classi sono già tornate a fare lezioni a distanza a causa di casi positivi a Covid-19, con più di 5 mila studenti di nuovo davanti al pc di casa. Una condizione definita dal presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli non solo «inevitabile» ma anche «destinata a peggiorare». Tra le 400 mila classi presenti in Italia con una media di 20 alunni non sarà difficile prevedere altri casi di contagio con un ricorso alla Dad che ancora una volta appare l’unica strada da percorrere. «Il fenomeno però non ci deve spaventare» ha dichiarato nelle ultime ore Giannelli, «né dobbiamo vivere il ritorno in Dad come un incubo. La soluzione è imparare a conviverci fino a quando la totalità o quasi degli studenti sarà vaccinata». Una quasi rassegnazione all’evidenza che però rende ora più che mai necessaria un’attività di tracciamento veloce ed efficace. I tamponi salivari sono il mezzo per indentificare i contagiati e fermare per tempo i possibili cluster scolastici. Ma tra Asl e medici di base, il meccanismo di controllo è ancora troppo difficile da far funzionare.


I numeri di una Dad mai abbandonata sul serio

Lo scorso 6 settembre erano stati gli studenti dell’Alto Adige a rientrare per primi a scuola e in presenza. Secondo un bilancio pubblicato da La Stampa attualmente le classi registrate in quarantena sono 35 con circa 70 positivi identificati. In Lombardia la situazione non migliora. Solo nelle province di Lodi e Milano la Dad è stata l’alternativa necessaria per 37 classi e circa 1.000 studenti. Decine di classi in isolamento si contano anche in Veneto con la maggior quantità di gruppi di studenti a casa nella provincia di Padova, dove si contano 30 aule vuote. A Treviso invece le classi quarantenate sono 11. Anche in Emilia-Romagna si contano centinaia di bambini e ragazzi già alle prese con la didattica a distanza, stessa cosa per Roma e provincia, dove le classi in Dad sono più di 50, con più di mille studenti tornati nell’incubo. E così di questo passo su tutto il territorio nazionale, dove il virus non smette di correre anche tra i più giovani limitandone di conseguenza anche il diritto all’istruzione.


L’arma sono i tamponi salivari, ma il tracciamento è già nel caos

Se per insegnanti e operatori scolastici l’obbligo di Green pass dovrebbe essere garanzia di sicurezza, per gli studenti senza obbligo di presentare Carta verde si fanno fondamentali i test salivari. I tamponi appaiono essenziali per riuscire a monitorare la diffusione del virus, motivo per cui lo stesso Istituto superiore di Sanità ha organizzato una campagna di tracciamento a campione nelle cosiddette «scuole sentinella» da definire provincia per provincia. L’obiettivo è quello di eseguire 55 mila test ogni due settimane, 110 mila al mese. Nella prima fase se ne occuperà il personale sanitario ma l’idea da novembre è quella di coinvolgere anche i genitori che una volta seguito il test a casa consegnerebbero i campioni all’ingresso a scuola. A questo proposito la partenza si è rivelata del tutto disomogenea tra regione e regione. Se Veneto, Piemonte, Lazio e Campania sarebbero già pronte a partire probabilmente già questa settimana, per gli altri territori l’organizzazione richiederà più tempo.

Il nodo quarantena

Oltre ai test per le scuole sentinella, l’urgenza è quella di garantire la tempestività nel tracciamento giornaliero dei casi segnalati. Un fronte che al momento si rivela già essere nel caos. In caso di positività a decidere se tutta la classe dovrà andare in isolamento o soltanto i vicini di banco dovrebbe essere la Asl alla quale la scuola deve rivolgersi in caso di contagio. Il meccanismo è lasciato alla discrezione delle singole aziende però non ha fatto che alimentare il caos delle linee guida. A denunciare altre anomalie poi è la presidente dell’Associazione presidi del Lazio, Cristina Costarelli. «La gestione delle quarantene prima era in carico alle Asl», racconta, «ma ora sembra essere passata ai medici di base senza che noi dirigenti venissimo informati, con il rischio di difformità e rientri a scuola alla spicciolata».

Non solo contagi: il ricorso alla Dad anche per le classi pollaio

Il sovraffollamento delle classi continua ad essere uno dei maggiori problema della riapertura delle scuole in presenza. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione, si tratterebbe di 12 mila classi pollaio sparse su tutto il territorio nazionale. «Solo il 2,9% del totale» aveva rassicurato Bianchi una settimana fa, ma il ritorno in Dad di molti studenti anche a causa di sovraffollamento oggi finisce per dare ragione all’allarme dei presidi. «Essendo concentrate nelle prime superiori dei grandi centri urbani costituiscono eccome un problema» avevano detto. La questione non riguarda soltanto le aule “limite” con 27-30 alunni, ma anche quelle sulla carta considerabili a norma – e cioè fino a 25 studenti. Il margine di libertà lasciato dal governo sul distanziamento di un metro tra un banco e l’altro, «raccomandato laddove possibile», ha reso inadatte all’accoglienza oltre in oltre la metà delle aule.

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