Coronavirus, come ha fatto la Germania a finire al centro della quarta ondata di pandemia

Pochi controlli e pochi vaccini, Berlino guarda con preoccupazione alla crescita dei contagi

Luigi, il proprietario del ristorante pizzeria Luna a Berlino si lascia andare ad una confidenza: «Nei ristoranti tedeschi i controlli del Green pass sono molto libertini», dice al telefono con Open. Se sia davvero così è difficile da dimostrare, certo è, però, che giorni fa persino il ministro della Salute Jens Spahn, tornato in Germania dopo il G20, ha fatto i complimenti all’Italia: «L’ho vissuto personalmente a Roma: in occasione del G20 mi è capitato di dover esibire il certificato vaccinale più spesso in un giorno di quante forse qui in quattro settimane». All’inizio di quella che ormai tutte le grandi organizzazioni internazionali definiscono una vera e propria quarta ondata di pandemia da Coronavirus, la Germania ha paura. La mappa diffusa dall’Ecdc ieri, quella che certifica le zone a maggiore o minore diffusione del virus, non lascia dubbi: la locomotiva d’Europa vede i contagi crescere in tutti i Land, in alcuni in modo particolarmente consistente. Una situazione peggiore dell’Italia, ma più fosca anche di quella francese, o portoghese o dei paesi del Nord Europa. Secondo i dati riportati questa mattina dal Robert Koch Institut, nelle ultime 24 ore di oggi, 5 novembre, sono stati registrati 37.120 nuovi casi (oltre 300 in più di ieri), un nuovo record di contagi dall’inizio della pandemia, mentre i decessi hanno toccato quota 154.


Il problema vaccini

Mentre le autorità cercano di correre ai ripari, sulla stampa nazionale si parla anche di quali potrebbero essere le ragioni di questa nuova crisi. Ed il primo punto è proprio la campagna vaccinale. In Germania solamente il 67% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, una percentuale molto bassa rispetto a tutti gli altri paesi europei. Pochi vaccini dunque, con un terzo della popolazione che nei sondaggi dice di non essere disposta a cambiare idea, e pochi controlli sui Green pass anche quando è necessario mostrarlo. In Germania, infatti, il certificato verde non serve per lavorare, neppure per le professioni sanitarie che non hanno neppure l’obbligo vaccinale, ma serve, almeno in teoria, per andare al cinema, al ristorante e in tutte le attività sociali. E su questo punto Spahn, insieme a Karl Lauterbach, medico e membro del parlamento tedesco, ha segnalato ulteriori problematiche per quanto riguarda i controlli, evidenziando che molti ristoratori e organizzatori di eventi non si assicurano che i clienti siano stati vaccinati o che abbiano fatto il tampone.


La campagna vaccinale dunque, sarebbe il primo punto. Soprattutto perché in Germania stanno rallentando le seconde dosi con il rischio di avere un’ampia fascia di popolazione protetta a metà. In questa diminuzione di velocità potrebbe aver pesato anche un errore strategico: dopo la campagna vaccinale di questa estate molti hub sono stati chiusi, prima di centrare l’obiettivo delle seconde dosi. Secondo Jens Spahn è fondamentale rafforzare il personale medico per tutelare gli anziani e gli immunodepressi. In mattinata si è tenuta una conferenza stampa in cui il ministro Spahn ha ribadito l’importanza di fermare la quarta ondata: «Abbiamo numeri da record, le terapie intensive sono piene e stiamo iniziando a spostare i primi pazienti perché non abbiamo più spazio. Saranno settimane difficili, per ora lo 0,8% dei contagiati finisce in terapia intensiva e il personale è esausto e frustrato. Tutto questo si sarebbe potuto evitare con le vaccinazioni».

La situazione sanitaria

L’altro problema riguarda l’emergenza negli ospedali. Secondo i  dati ufficiali di oggi il numero di posti letto occupati dai pazienti affetti da Covid-19 è di 2325, più di 100 rispetto al giorno precedente, mentre il picco massimo è stato raggiunto il 3 gennaio 2021 con 5745 ricoverati. Il dottor Gerald Gaß, presidente del consiglio di amministrazione della Società ospedaliera tedesca, intervistato da Welt ha affermato che l’80% dei ricoverati non risulta vaccinato: «E’ insopportabile che i nostri dipendenti debbano occuparsi di così tante persone non vaccinate». Tuttavia nonostante la decisione della Germania di non dare stipendio ai lavoratori che si trovano in quarantena per Covid, non mancano casi di sanitari non vaccinati, che lavorando ogni giorno a contatto con i pazienti contagiati in terapia intensiva, rientrano nella categoria dei soggetti più esposti al virus.

Altro punto dolente è quello dei vaccini non ancora obbligatori all’interno delle case di cura. Su questa tematica il Ministro della salute del Baden-Württemberg si è espresso in modo favorevole sia per il vaccino nei confronti degli anziani che risiedono nelle strutture, sia per i visitatori. Ma appunto, l’obbligo finora non c’è stato. Ulrich Weigeldt, presidente dell’Associazione dei medici generali, ha evidenziato la necessità di tutelare i soggetti più vulnerabili: «Nessuna persona non vaccinata dovrebbe avere contatti con un gruppo così vulnerabile, sia professionalmente che come visitatore. Questo vale sia per le case di riposo che per i reparti di terapia intensiva». Durante la prima ondata la Germania ha retto egregiamente il colpo proprio per l’ampio numero di terapie intensive a disposizione, ma adesso il drastico aumento dei nuovi casi giornalieri, il mancato obbligo vaccinale, la chiusura di numerosi hub e un discutibile controllo del Green pass stanno contribuendo a rendere la situazione decisamente complicata per tutto il Paese.

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