Atac, le lettere degli autisti No vax e senza Green pass che chiedono i danni all’azienda

«La nostra assenza è giustificata, quindi lo stipendio ci spetta. Altrimenti facciamo causa», scrivono i conducenti

«Non ho il Green pass». È la frase contenuta in poco più di un centinaio di comunicazioni di autisti No vax dell’Atac – la società del trasporto pubblico di Roma – che nell’ultimo periodo stanno chiedendo i danni all’azienda dopo che questa li ha sospesi dal servizio (e dalla paga) perché sprovvisti della certificazione verde contro il Coronavirus. Sono 160 i reclami arrivati finora nel quartier generale di via Prenestina. Il faldone ha iniziato ad arricchirsi di nuove lettere dal 15 ottobre scorso, quando è scattato l’obbligo del certificato sul posto di lavoro. Intanto l’azienda ha optato per il pugno di ferro: come riporta Il Messaggero in un mese e mezzo sono stati realizzati oltre 55 mila controlli, il 90% sul personale di guida e sugli operai delle officine. Nel corso delle ispezioni ai tornelli di entrata, sono stati scoperti 14 pass non validi (falsi o scaduti). In 13 casi invece i dipendenti non avevano il codice a barre. In 2 casi è stata avviata l’azione disciplinare: «si tratta di 2 autisti che avevano bucato la vigilanza, iniziando il turno senza essere né vaccinati né tamponati», scrive il quotidiano.


Le lettere

Le missive inviate dai dipendenti, e spesso identiche, riportano a volte lo stesso post scriptum: «la nostra assenza è giustificata, quindi lo stipendio ci spetta. Altrimenti facciamo causa». Nei documenti c’è anche chi si spinge oltre riportando frasi come: «Il vaccino fa ammalare». Il 18 novembre un’autista ha comunicato «di non essere in possesso della certificazione verde Covid», fa sapere che «è scientificamente provato» che col vaccino si può essere infetti. Guidare un mezzo «mi espone al pericolo sanitario» e per questo l’assenza è «giustificata». Poi la chiusa: «Mi riservo pertanto di chiedere il risarcimento dei danni patiti». Un altro conducente, il 21 novembre, promette una battaglia legale per «il risarcimento dei danni» e annota nella lettera, prima dei «cordiali saluti», che «la presente vale come formale comunicazione della volontà di essere presente sul luogo di lavoro, impedita dalla richiesta di certificazione verde Covid». Infine, un altro: «Il luogo di lavoro non è sicuro in quanto anche i vaccinati non sono immuni dal Covid e il Green pass non è lo strumento adatto a contenere i contagi».


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